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Ambulatorio Antiusura (Confcommercio): “La Regione Lazio è stata l’unica ad aiutare i commercianti sovrindebitati”

Presentato il rapporto Confcommercio su “L’usura a Roma ai tempi del Covid”, il 30% degli esercenti potrebbe non riaprire. Luigi Ciatti dell’Ambulatorio Antiusura: “In 14 mesi interventi scarsi e poco efficaci”.

“La situazione onestamente è molto grave. E’ un anno che c’è stato un netto incremento nelle richieste di aiuto, con un picco del 50% di nuovi accessi alla nostra struttura nel mese di luglio. Gli ingredienti per questo esito c’erano tutti”: Luigi Ciatti è avvocato iscritto al foro di Roma; fondatore e da anni animatore dell’Ambulatorio Antiusura della Confcommercio di Roma. Commenta con toni gravi i dati diffusi dall’organizzazione di categoria che ha pubblicato ieri il rapporto “Legalità, ci piace! L’usura al tempo del Covid: cresce il rischio per le piccole imprese del commercio e dei servizi di Roma”. Secondo la Confcommercio, “la crescita dell’usura (+ 14 punti percentuali rispetto al 2019)” è uno dei fenomeni chiave della fase post-Covid: “A indicarlo è il 27% degli imprenditori del terziario di mercato. E sono circa 40mila le imprese del commercio, alloggio e ristorazione che rischiano di finire nella morsa di questo fenomeno”.

"Alle imprese serve liquidità"

Si tratta, conferma Ciatti, di un quadro estremamente serio: “Sono passati 14 mesi, non siamo ad aprile 2020, siamo ad aprile 2021 e in tutta sincerità gli aiuti richiesti, che dovevano essere adeguati, non sono arrivati. A diverse categorie commerciali è stato chiesto di tirare giù la serranda, bar e ristoranti sono chiusi, le aziende del turismo anche. In questa situazione, se non arriva lo stato, non manca mai qualcuno che ha in mano quel che agli esercenti serve come l’ossigeno: la liquidità”. Scrive Confcommercio che “a Roma il 73% delle imprese del commercio, della ricettività e dei pubblici esercizi con meno di 10 addetti ha chiuso il 2020 in perdita o forte perdita, il 62% ha avuto problemi di liquidità e il 30% sta valutando la chiusura definitiva dell’attività”. Non deve stupire, spiega Ciatti: “Paradossalmente lo stesso negozio a via Ugo Ojetti o a via Cola di Rienzo vive situazioni estremamente diverse. In periferia ci sono i cittadini e costi più bassi, l’esercizio regge. Al centro sono scomparsi i turisti e gli affitti sono alle stelle, i negozi sono pronti a chiudere. Quello che mi aspetto”, continua, “è il fenomeno dell’acquisizione criminale delle attività. Una sorta di franchising in cui le mafie comprano intere filiere, esercizi che da quel momento si caratterizzano per la proprietà molto più che per il settore merceologico. Le nostre città diventeranno, così, sostanzialmente delle aree destinatarie di ingenti quantità di denaro riciclato”.

Problema banche

A pesare sono stati gli errori commessi dalle istituzioni. “Le garanzie bancarie non hanno funzionato perché non si è intervenuti sulle normative”, spiega l’avvocato dell’Ambulatorio Antiusura: “Non è stato consentito ai direttori di filiale di andare in deroga alle leggi bancarie, col risultato che chi era bancabile prima del Covid lo è rimasto anche dopo, e chi non lo era, ma aveva bisogno, non era bancabile mentre era in stato di necessità. L’unica che ha fatto un intervento diverso è la Regione Lazio, che ha rafforzato i fondi di prevenzione, adottato degli interventi a fondo perduto per le vittime di usura e messo a disposizione ristori per chi era sovrindebitato anche prima del Covid. La vera emergenza”, conclude, “sono oggi i cittadini esclusi dal credito bancario: ci sono 10 milioni di italiani che non hanno garanzie per ottenere un prestito, una zona d’ombra che diventa un bacino straordinario di clienti per la criminalità”. Ora, spiega Ciatti, servono “aiuti immediati per le aziende in crisi, interventi a fondo perduto adeguati al danno patito, azioni sulle cassa integrazioni, operazioni su prestiti e finanziamenti. Finora ci si è mossi poco e male”.  

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