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Sulla manovra logiche da rimpasto: Udc e La Destra in giunta a settembre?

Ieri il ritiro degli aumenti sugli asili e quelli sull'aumento dell'occupazione del suolo pubblico. A volerli Udc e La Destra che con Rossin e Onorato a settembre dovrebbero entrare in giunta

consigliere_onoratoC'è chi la chiama "operazione contiguità con la giunta Polverini". C'è chi invece pensa ad un riverbero degli scenari politici nazionali, chi ancora ad un rimpasto che punti a ridimensionare le ambizioni dell'ala dissidente del Pdl, il cosiddetto Laboratorio Lazio. Stiamo parlando dell'allargamento della maggioranza in consiglio comunale con l'ingresso di Udc e La Destra, due partiti che in Regione hanno già incarichi di giunta.

CONCESSIONI SULLA MANOVRA
- L'ingresso in giunta, previsto a settembre allorquando con l'approvazione del decreto per Roma Capitale il numero degli assessori passerà a da 14 a 16, è stato ieri caldeggiato dallo stesso sindaco Alemanno, subito dopo il rigetto della delibera sugli aumenti per gli asili nido: "Mi auguro che queste scelte sulla manovra aprano una prospettiva per allargare la maggioranza che vada oltre il bilancio e che è vista nell'ottica di andare incontro a Udc e La Destra per la ridefinizione della maggioranza di governo che faremo tra settembre e ottobre".

I NOMI GETTONATI - Due i nomi in predicato di entrare in giunta. Per l'Udc in predicato di entrare in giunta Alessandro Onorato, capogruppo ed unico rappresentante del partito di Casini, dove è approdato nella primavera 2009 dopo essere stato eletto nelle file del Pd. Per La Destra invece si fa il nome di Dario Rossin che dopo aver lasciato il Pdl per entrare nel partito di Storace, si ritrova ora candidato ad una poltrona da assessore. Entrambi però al momento non confermano e dicono di non essere interessati all'ingresso in giunta.

LA CRITICA
- Duro il commento di Athos De Luca, consigliere del Pd in Campidoglio: "Il sindaco scambia pezzi di bilancio con Udc e destra per favorirne l'ingresso in giunta a settembre: rinvio delle caserme e accoglimento del canone familiare. Per De Luca si tratta di "una manovra degna della peggiore partitocrazia che rimodula il bilancio non in base a criteri di equità sociali ma di interessi di partito. Tutto ciò dimostra la difficoltà e la deriva partitocratica in cui si trova la giunta Alemanno costretta a mettersi in vendita per chiudere il bilancio".

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