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Chilometri privati per un servizio pubblico, è polemica su Roma Tpl

Oggi la seduta della commissione controllo di Roma Capitale per fare chiarezza sull'affidamento all'azienda privata

Un autobus su quattro utilizzato dai cittadini romani è nelle mani di un operatore privato. Si chiama Roma Tpl e gestisce quasi il 25 per cento dei chilometri/vettura della Capitale, 28 milioni. Chilometri “privati” che per il Comune di Roma costano più di quelli “pubblici” dell’Atac. Un autobus dell’azienda pubblica capitolina costa al Comune 2,17 euro al chilometro (circa 1,77 euro per km/vettura più il gasolio) mentre per quelli di Roma Tpl, che gestisce le linee più periferiche, 3,95 euro. In otto anni, tanto dura l’appalto emesso dal Comune di Roma e vinto da Roma Tpl, fanno 800 milioni di euro.

Eppure la fetta di servizio affidata al privato, e sottratta ad Atac, continua ad aumentare. Stiamo parlando di quattro linee nel IV municipio che erano state soppresse da Atac nell’ambito della riorganizzazione della rete di trasporto per l’apertura della metro B1 e successivamente, a metà agosto, affidate al gestore privato Roma Tpl.

Per fare chiarezza sull’accaduto, oggi è stata convocata una seduta della Commissione controllo, garanzia e trasparenza presieduta dal consigliere del Pd Massimiliano Valeriani cui saranno presenti anche l’assessore alla Mobilità, Antonello Aurigemma, e il neo amministratore delegato di Atac, Roberto Diacetti. “La commissione intende approfondire i motivi e le modalità che hanno portato alla esternalizzazione di alcune linee bus e alla ridefinizione della rete del trasporto di superficie nel IV municipio, con il successivo potenziamento del servizio di linea malgrado l’apertura della diramazione B1” spiega Valeriani.

LA VICENDA – Quasi un milione di chilometri. È questo l’ultimo regalo fatto dall’amministrazione Alemanno al consorzio di trasporto privato, Roma Tpl. L’occasione è stata la soppressione di alcune linee di superficie, per un totale di ben due milioni di chilometri, che la metro B1 avrebbe dovuto sostituire.

E qui il condizionale è d’obbligo. Perché al momento del “cambio”, complice il malfunzionamento iniziale della nuova tratta ‘underground’, il trasporto cittadino di quel quadrante è entrato nel caos. E le corse “resuscitate” sono state date in gestione a Roma Tpl. “L’entrata in servizio della B1 avrebbe dovuto portare un risparmio di 2,2 milioni di chilometri di tratte in superficie – denuncia Valeriani – ma l’esternalizzazione di quattro linee non solo ha azzerato il risparmio ma ha fatto aumentare le spese per il Comune di circa 3 milioni di euro”.

Nei giorni scorsi anche il consigliere comunale dell’Udc, Francesco Smedile, ha sostenuto la necessità di fare luce sulla vicenda: “Sembra che questo affidamento sia stato firmato il 14 agosto dall’Agenzia Mobilità del Comune di Roma che coinvolta insieme ad Atac non può affermare di non sapere. E il sindaco Alemanno e l’assessore Aurigemma, anche loro non sapevano nulla?”.

L’ASSESSORE AURIGEMMA – Contattato da Roma Today a riguardo, il Comune di Roma ha spiegato che non ci sono stati costi aggiuntivi, ma solo un risparmio “meno corposo”. Spiega l’assessore alla Mobilità, Antonio Aurigemma: “L’integrazione di quei chilometri è temporanea. E poi, parlare di esternalizzazione o privatizzazione è improprio, perché l’affidamento a Roma Tpl, soggetto aggiudicatario a seguito di bando pubblico, è stato fatto dopo l’impossibilità a gestire tali linee manifestata da Atac. Inoltre il contratto di servizio tra Roma Tpl e Roma Capitale permette un incremento fino al 10% della quota assegnata annualmente”.

ROMA TPL – Come spiega l’Agenzia per la mobilità del Comune di Roma, “Roma Tpl è oggi il risultato di trasformazioni successive di varie Ati che hanno iniziato a operare nel Tpl romano fin dall’anno 2000 con il progetto delle linee J (create in occasione del Giubileo, ndr)”. Oggi il capitale della società (Roma Tpl è una Scarl, Società consortile a responsabilità limitata, ovvero nata proprio per realizzare l’oggetto dell’appalto) è diviso in tre parti uguali: il 33 per cento è nelle mani di Umbria Mobilità (ex Apm, Azienda perugina di mobilità); un altro 33 per cento da Vtm Marozzi (Gruppo Vianella) e la percentuale restante dal consorzio Cotri, che riunisce poco più di una decina di piccole imprese private.

L’APPALTONE – Ma come ci è arrivato un raggruppamento di aziende private ad accaparrarsi un quarto del servizio di trasporto pubblico della Capitale? Partiamo dalla fine. Dall’ultimo appalto vinto da Roma Tpl nel 2010. 28 milioni di chilometri/vettura all’anno. 800 milioni di euro. 8 anni di affidamento. Un mega appalto. I numeri dell’era Alemanno sono esattamente “doppi” rispetto al precedente emesso dalla giunta Veltroni nel 2005. “A distanza di tempo bisogna ancora fare chiarezza su come sia stato possibile che per il più grande bando pubblico mai indetto in Europa, ben 800 milioni di euro, non ci sia stata nessuna società concorrente” dichiara Michele Baldi, ex consigliere comunale con il Pdl oggi leader del Movimento per Roma che ha seguito fin dall’inizio tutta la vicenda. E se l’ultimo, affrettato, affidamento di linee a Roma Tpl ha fatto discutere, le polemiche sono state una costante nella storia di questo consorzio di imprese. “Tpl, l’‘appaltone’ con super favorito” intitolava Il Corriere della Sera Roma il 19 giugno del 2009 che scriveva: “Gli addetti ai lavori hanno già individuato il super favorito per l’aggiudicazione del bando”. E a fare scuola è un precedente: il bando di gara emesso nel 2005, questa volta durante la giunta Veltroni. “L’ultima volta, ad esempio, vinse un’Ati composta da Consorzio Cotri, Apm Perugia (che rimangono anche in Roma Tpl, ndr) e Sita, grazie ai depositi acquistati da Apm per 12 milioni di euro nel 2005. E questi stessi depositi, saranno determinanti anche per il nuovo bando” scrive il Corriere.

LA PRIVATIZZAZIONE – A lanciare l’allarme sulla progressiva privatizzazione del servizio, l’Unione sindacale di Base. “La decisione di tagliare una quantità eccessiva di chilometri e il successivo affidamento ai privati, sembra far parte di un disegno di progressiva privatizzazione del servizio di trasporto pubblico a favore di quello privato che sta acquisendo sempre più fette di mercato” afferma Roberto Cortese dell’esecutivo nazionale dell’Unione sindacale di base. “Il Comune di Roma non ha fatto la cosa più ovvia, ovvero stipulare un nuovo contratto di servizio tra il Comune e la propria società di mobilità, l’Atac” dichiarano dall’Usb.

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