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Torri dell'Eur, Berdini archivia Caudo con una delibera: "I suoi atti non hanno valore"

Entro la metà di novembre l'Aula discuterà una delibera per confermare il restauro degli immobili. Il motivo? "Gli atti di Caudo non hanno la forza giuridica di modificare protocolli e delibere precedenti"

Una nuova delibera per "reincardinare una procedura fantasiosa come quella delle Torri dell'Eur”. Dopo la memoria di Giunta, sulla vicenda degli immobili che un tempo ospitavano il ministero delle Finanze, l'assessore all'Urbanistica del Comune di Roma Paolo Berdini ha annunciato un nuovo provvedimento che verrà approvato prima dall'esecutivo Raggi, poi in Consiglio, entro la metà di novembre. “Questa delibera sarà un atto chiaro, trasparente e non impugnabile con la quale vogliamo mettere nero su bianco che non si intende più proseguire con il precedente progetto di demolizione e ricostruzione ma andare avanti con il restauro”.

I TRE PUNTI DELLA DELIBERA - Tre i punti cardine del provvedimento che l'amministrazione guidata da Virginia Raggi si appresta ad approvare. “Ribadiremo l'interesse dell'amministrazione comunale a mantenere la destinazione direzionale del complesso e a continuare con il restauro conservativo” ha spiegato Berdini. “Quindi, con il documento, le strutture torneranno nell'elenco degli immobili inseriti nella Carta della Qualità” dalla quale erano state stralciate con una precedente delibera nel 2010, proprio per eliminare qualsiasi ostacolo alla loro trasformazione in abitazioni dopo un processo di demolizione e ricostruzione. La delibera conterrà inoltre un'altra novità sostanziale: “Inseriremo l'ammontare del corrispettivo che la società Alfiere (i cui azionisti sono Cassa depositi e prestiti Immobiliare e Telecom, ndr) deve riconoscere all'amministrazione”. 

18 MILIONI DI EURO - La cifra si aggira intorno ai 18 milioni di euro e non riguarda i soldi da versare per la valorizzazione ma una quota fissata dal protocollo siglato nel 2002 tra il Mef e il Comune per il programma di alienzione nel quale rientravano una serie di immobili demaniali, tra cui anche le Torri dell'Eur. Tale cifra ammonta al 15% dei valori a base d'asta  come previsto dalla Legge 410/2001. “Ovvero 18 milioni di euro che devono essere corrisposti al Comune anche senza alcun cambio di destinazione d'uso” ha ribadito Berdini. “Ci sono stati assessori che hanno firmato atti che non dovevano firmare. Ciò che ha firmato Caudo non ha valore. Noi dobbiamo uscire dalla fase dell'urbanistica fantasiosa".

UN NUOVO CAPITOLO - La novità è stata annunciata questa mattina nel corso di una commissione Urbanistica negli uffici di via del Turismo all'Eur. Un nuovo capitolo, forse l'ultimo, per quella che è stata soprannominata la 'Beirut di Roma', dopo la revoca in autotutela da parte del dipartimento all'Urbanistica del 'permesso a costruire' rilasciato alla società Alfiere che aveva dato il via al restauro conservativo per gli uffici del nuovo quartier generale di Tim. Un annullamento che è stato impugnato al Tar dalla società proprietaria dell'immobile che ne ha chiesto la sospensiva. La sentenza è attesa proprio in queste ore. E intanto Telecom che ha già annunciato di voler abbandonare il progetto.  

'PROGETTO CAUDO' NEL MIRINO - Ma come si è arrivati a questo punto? Carte alla mano e grazie alla presenza dei tecnici del dipartimento, la commissione ha provato a fare chiarezza, “con la difficoltà di mettere in fila 12 anni di errori clamorosi” per usare le parole dello stesso Berdini. Nel mirino della commissione ci sono soprattutto gli atti dell'assessore all'Urbanistica della Giunta Marino, Giovanni Caudo, che hanno portato ad annunciare il nuovo quartiere generale di Tim all'Eur e ad archiviare i 18 milioni di euro stabiliti dal Protocollo del 2002. L'Intesa con cui Caudo e la società Alfiere hanno stabilito le linee guida per la restauro delle Torri “indicava una volontà amministrativa e politica ma non aveva la forza giuridica di modificare il protocollo precedente né tanto meno le delibere di Giunta e Consiglio che lo ratificavano” ha spiegato la dirigente del dipartimento Urbanistica Angela Musmeci. Nemmeno la richiesta di Alfiere spa di revocare l'atto d'obbligo del 2009, che prevedeva il versamento di tale somma per poter mettere in atto il progetto di Renzo Piano, è andata a buon fine: il via libera iniziale accordato dagli uffici durante la gestione commissariale di Tronca è stato poi annullato.

L'ANNULLAMENTO - Una decisione confermata, secondo quanto esposto da Musmeci, da una nota del 16 giugno del 2016 del dipartimento Patrimonio dove si legge: “Si fa presente che il permesso a costruire inficia le previsioni del protocollo d'Intesa tra Mef e Comune di Roma risultando in contrasto con quanto previsto dalle delibere di Consiglio comunale n. 106 del 2004 e n. 40 del 2010 con particolare riferimento alla corresponsione delle previste tre tranches del contributo di valorizzazione di 24 milioni di euro” legato alla demolizione e ricostruzione delle Torri e ratificato nell'Atto d'obbligo sottoscritto il 22 dicembre 2009. “Per questo lo abbiamo annullato” ha continuato Musmeci. “Sui permessi a costruire è in corso anche un'inchiesta della magistratura con la guardia di Finanza che ha avviato verifiche in merito”. 

LE CRITICHE DI PELONZI - Critico il consigliere del Pd Giulio Pelonzi: "L'annuncio sull'avvio imminente del restauro delle Torri dell'Eur ha del paradossale" ha scritto in una nota. "Per quanto mi riguarda continuo ad essere convinto che la decisione di bloccarlo sia stato sbagliato e controproducente. La determina dell'amministrazione, poi impugnata presso il Tar del Lazio pone a rischio l'uso futuro degli edifici". Ha concluso: "Spero che dal Tar giunga al più presto una saggia indicazione". 

LA REPLICA DI CAUDO - L'ex assessore Caudo, lo scorso 27 agosto, di fronte alla notizia della revoca dei permessi aveva pubblicato questa replica su Facebook: Roma Capitale ha annullato il permesso di costruire "perché invece dei presunti 24 milioni di euro di contributo straordinario la società ha dato solo un milione" ha scritto. "I 24 milioni di euro, come scrivono però gli stessi dirigenti del Comune nella determina di annullamento, erano un contributo straordinario connesso al progetto di valorizzazione delle Torri, quello approvato nel 2009 durante l’amministrazione di Alemanno, che prevedeva la demolizione delle Torri e la costruzione di residenze di lusso". Cosa che non prevede il progetto autorizzato il 22 dicembre 2015 che punta invece a un restauro conservativo. "Tutte le altre verifiche tecniche cui è stato sottoposto il Permesso di costruire da parte di funzionari incaricati ne hanno confermato la totale correttezza e legittimità. [...] Non c’è cambio di destinazione d’uso e non c’è incremento di cubatura, si restaura quello che c’era". 

COSA ACCADRA'? - Lo scenario, per Berdini, è comunque positivo. “Se il Tar darà ragione ad Alfiere, Tim dovrà proseguire con il piano di trasferire la propria sede alle Torri, il progetto per il restauro è già pronto, selezionato dopo un concorso di idee interno” ha spiegato ancora Berdini. “Se il Tar darà ragione al Comune, confermando l'esattezza della sospensione in autotutela del permesso a costruire, è già pronta la delibera che conferma la volontà di proseguire su quella strada. Alfiere potrà proseguire con il restauro anche senza Telecom” continua. “Telecom può anche decidere di abbandonare il progetto ma non credo sarà difficile trovare un altro locatore per quegli immobili. Domani inaugureremo la vicina Nuvola di Fuksas, un evento osservato da tutto il mondo, il quartiere sta ripartendo e non sarà difficile trovare nuovi soggetti interessati. Sono sicuro che le Torri verranno restaurate al più presto”. 

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