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Il territorio non vuole il termovalorizzatore Acea: 15 sindaci diffidano la Regione Lazio

La Conferenza dei servizi per autorizzare la quarta linea dell'impianto è ancora in corso. Nell'ultima seduta il parere negativo della Soprintendenza

I sindaci fanno fronte comune. Tutti contro la realizzazione della quarta linea del termovalorizzatore di Acea. Sono in quindici, piccoli comuni del basso Lazio e alto casertano, a firmare l'atto di diffida indirizzato in queste ore all'ufficio Via (Valutazione d'impatto ambientale) della Regione Lazio, all'Arpa regionale, alla Asl di Frosinone, all'Anac, Autorità nazionale anticorruzione. Si chiede un passo indietro sui pareri favorevoli espressi in sede di Conferenza dei servizi, contestandone nel dettaglio i contenuti, pena la scelta di ricorrere alle vie giudiziali. 

Il termovalorizzatore

Breve parentesi. Il progetto, fortemente voluto da Acea, proprietaria dell'impianto, prevede una quarta linea dimensionata per 186mila tonnellate di cdr (combustibile da rifiuti) l'anno e altre tre linee già autorizzate per 397mila tonnellate. Il piano rifiuti regionale prevede che, per soddisfare il fabbisogno del territorio del Lazio, nel 2025 le tonnellate siano 450mila, di cui 50mila di fanghi, e 400mila di combustibile solido secondario (css). 

Un impianto che, lo ricordiamo, servirebbe in particolar modo alla Capitale, costretta a trasferire fuori regione buona parte dei rifiuti trattati nei tmb (impianti di trattamento meccanico-biologico) e nei tritovagliatori. Nella Conferenza dei Servizi partita lo scorso luglio il progetto ha ottenuto il parere favorevole dell'Area rifiuti della Regione Lazio, e della Asl di Frosinone. Tra i contrari la Soprintendenza, le due province interessate di Caserta e Frosinone, i piccoli comuni. Un territorio in rivolta pronto a salire sulle barricate per bloccare il piano. 

Le contestazioni dei sindaci

Tra i punti principali contestati, troviamo la supposta incoerenza del progetto con il Piano rifiuti regionale per varie ragioni tra cui l'autosufficienza dell'Ato (Ambito territoriale ottimale) di Frosinone che vieterebbe l'autorizzazione a nuovi impianti di trattamento di rifiuti urbani. Senza contare il fatto che il quantitativo di rifiuti bruciati nell'inceneritore negli ultimi anni, secondo i dati mostrati nella diffida, sarebbe diminuito fino a toccare nel 2020 le 319mila tonnellate. La capacità residuale attuale sarebbe quindi di circa 80mila tonnellate, compatibili con le 50mila tonnellate di fanghi che l'impianto dovrà trattare al 2025, senza che ci sia bisogno di una nuova linea da 186mila tonnellate di capacità. Altro punto importante sottolineato dai sindaci: il Piano rifiuti per l'impianto di San Vittore prevede "modifiche o ammodernamenti" e non l'ampliamento. Il progetto poi non terrebbe conto della presenza di una scuola a San Cesareo distante 600 metri dall'impianto (il Piano pone il chilometro come limito sotto il quale non si può scendere).

Altra contestazione riguarda il parere della Asl di Frosinone. "È scandaloso che una Asl fornisca un parere favorevole, a un impianto molto pericoloso senza effettuare alcuna analisi/studio sullo stato di salute degli individui che vivono nei pressi dell'impianto e senza effettuare alcuno studio sugli effetti lesivi delle emissioni dell'impianto sulla salute dei cittadini" scrivono i sindaci. Al contrario, parlando di cautele da prendere sì ma già in fase di realizzazione dell'opera, violerebbero secondo i denuncianti il "principio di prevenzione" contenuto nel Testo unico ambientale. 

Nei rilievi ascritti all'ufficio Via regionale anche l'assenza di uno studio epidemiologico aggiornato. Già prescritto nel 2017, non è stato ancora realizzato. Gli unici dati disponibili, citati dai sindaci nella diffida, risalgono a uno studio Eras Arpa Lazio del 2012, in un periodo in cui l'impianto d'incenerimento di San Vittore era più piccolo di quello attuale. "Le conseguenze della sua attività sulla popolazione residente nelle zone erano già preoccupanti - si legge - con un eccesso di ospedalizzazioni per malattie dell'apparato respiratorio (+26%) e per malattie polmonari cronico istruttive (+86%)". Oltre a un "aumento dei ricoveri per cause naturali e malattie dell'apparato respiratorio per i bambini a causa dell'elevata concentrazione di PM10". 

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