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Teatro dell'Opera, è scontro: causa sciopero salta La bohème a Caracalla

Rimane lo sciopero in programma per sabato indetto dai sindacati 'ribelli', Cgil e Fials, che si oppongono alla firma del piano di risanamento. Intanto per la Fondazione si aprono le porte della liquidazione

È scontro aperto sul futuro del Teatro dell'Opera. Salta la replica de La bohème in programma per domani alle Terme di Caracalla. Al termine dell'ennesima giornata complicata per il Costanzi, i rapporti tra i vertici dell'istituzione culturale e Cgil e Fials, i due sindacati che si stanno opponendo al nuovo piano di risanamento, non hanno trovato un punto d'accordoE sul Teatro inizia ad aleggiare il fantasma della liquidazione. La misura, prevista dalla legge 112 del 2013, soprannominata 'legge Bray', è già all'ordine del giorno della riunione del consiglio di amministrazione, al quale siederanno Regione Lazio, Comune Di Roma, Mibac, che si terrà martedì prossimo.

POLEMICHE - Intanto la polemica si è inasprita fino a diventare un tutti contro tutti. Il Teatro dell'Opera in una nota comunica la decisione di annullare lo spettacolo in programma di domani: "Preso atto quindi dell'atteggiamento di totale chiusura delle due sigle sindacali (Fials e Cgil) ostinatamente fermi nella proclamazione dello sciopero, che arrecherà come si è detto un grave danno economico e di immagine alla Fondazione, il Teatro dell'Opera di Roma, per evitare al pubblico nuove difficoltà e inutili spostamenti, comunica che lo spettacolo de La bohème programmato per domani sabato 26 luglio non potrà andare in scena". Il sindaco Ignazio Marino parla di “ostinazione” due sigle sindacali. La Uil prende le distanze verso “alcuni sindacati che rappresentano la minoranza degli iscritti del teatro”. Cgil e Fials si difendono: “Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di mistificare la realtà”.

TEATRO OPERA - La Fondazione, in una nota, rimanda le responsabilità ai sindacati ribelli parlando di tentativo di avvicinamento con la proposta di un nuovo incontro tra le parti. In cambio, la revoca dello sciopero di domani. Nulla di fatto. Si legge in una nota: "A questa ennesima disponibilità della Fondazione le due sigle sindacali hanno risposto negativamente continuando nella loro irresponsabile azione di distruzione di ogni possibile dialogo". Salta lo spettacolo di domani. "Gli spettatori che potranno richiedere il rimborso totale del biglietto presentandosi presso la Biglietteria del Teatro dell'Opera (Teatro Costanzi) - previa consegna degli stessi, per l'importo riportato sul biglietto".

CGIL E FIALS – Tesa la situazione al termine della giornata di ieri. “Vorremmo sottolineare che a nessuno degli incontri successivi alla nostra proclamazione degli stati di agitazione e degli scioperi, Fuortes si è mai presentato. È apparso, per pochi minuti, in qualcuna delle riunioni convocate per esaminare un testo che potrebbe sostituire il contratto integrativo aziendale. Riunioni nelle quali erano presenti tutte le sigle, ma che non riguardavano il piano nel suo complesso" hanno denunciato Cgil e Fials per spiegare i motivi del proprio dissenso. “Siamo di fronte all'ennesimo tentativo di mistificare la realtà e, insieme, all'ennesimo incontro conclusosi con un nulla di fatto” hanno continuato lamentando di non aver ricevuto i dati richiesti. In particolare “i numeri delle persone impiegate almeno delle produzioni annunciate in conferenza stampa per il 2014-2015". Confermato quindi lo sciopero per domani.

UILCOM LAZIO – A rimarcare le distanze dalla protesta è la Uilcom Lazio che parla di “cronaca di una morte annunciata”dichiara Alessandro Cucchi. “Le responsabilità sono chiarissime. Alcuni sindacati che rappresentano la minoranza degli iscritti del teatro hanno prima fiancheggiato una gestione che ha causato il pauroso dissesto e poi dimostrato preconcetta avversione nei confronti di chi era stato chiamato a salvare l'Opera dal baratro”. Netta la bocciatura di quanti si stanno opponendo al piano industriale: “Di fronte allo sforzo della maggioranza dei lavoratori e di chi li rappresenta per affrontare gli accordi necessari all'inversione del trend e all'accesso ai fondi previsti dalla legge Bray, di fronte all'impegno per garantire a tutti i lavoratori i livelli salariali conseguiti, di fronte alla ricerca di razionalizzazione dei costi a partire da un robusto sfoltimento dei contratti di collaborazione, c'è chi ha detto no”.

IL SINDACODuro l'intervento del sindaco Marino: “Di fronte al tentativo di affossare il rilancio del Teatro dell’Opera di Roma è ormai tempo che ciascuno si assuma le proprie responsabilità”. Poi l'attacco diretto ai sindacati: “In questi giorni assistiamo all’ostinazione di due sigle sindacali che non vogliono sottoscrivere il piano industriale, condiviso invece dai rappresentanti di gran parte dei lavoratori del Teatro, né sospendere gli scioperi che stanno penalizzando la stagione estiva a Caracalla. A questo punto, l’unica soluzione per proseguire decisi verso il rilancio di una delle più importanti rivoluzioni cittadine resta la liquidazione” conclude la nota.

D'AUSILIO – A chiedere il dialogo è il capogruppo capitolino del Pd Francesco D'Ausilio:“La liquidazione del Teatro dell'Opera è l'esito imposto dalla legge Bray qualora non si concretizzassero le misure del piano industriale approvato dal consiglio di amministrazione, fortemente voluto dal sovrintendente Fuortes e che noi sosteniamo” si legge in una nota. “L’epilogo deve essere chiaro a tutti, sia a chi ha già sottoscritto il verbale di accordo, sia a chi ancora non l’ha fatto: la responsabilità di questo passaggio del Teatro e la necessità di una discussione di merito tolgano a tutti gli alibi di un possibile disimpegno. Il presupposto irrinunciabile per avviare un tavolo è che prevalga il buonsenso  e le sigle sindacali si impegnino a revocare lo sciopero in programma per sabato prossimo”.

CORATTI – Contro scioperi e proteste anche il presidente dell'assemblea capitolina Mirko Coratti: “Mettere a rischio la sopravvivenza di una istituzione culturale così rilevante è un danno d'immagine ed economico inestimabile per la Capitale" ha scritto in una nota. "Le vertenze, le agitazioni e i contrasti sindacali sono accettabili quando si orientano a favorire soluzioni e a produrre proposte finalizzate a sostenere l''operativita'' dell''istituzione, ovviamente in un quadro economico compatibile. L'irresponsabilità non produce soluzioni ma è l'anticamera del disastro”. Infine l'appello: “Rivolgo quindi un pressante invito alle organizzazioni dei lavoratori, alle maestranze e agli artisti affinché si faccia strada maggiore senso di responsabilità per favorire il dialogo e il rilancio del Teatro dell'Opera di Roma”.

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