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Teatro Opera, sindacati contro Fuortes: "Ha sostituito i musicisti con una registrazione"

Domenica, nonostante lo sciopero dei musicisti, la prima del Lago dei Cigni è andata i scena con un nastro registrato. Oggi si riunisce il nuovo cda

I primi due spettacoli del Lago dei cigni sono andati in scena ma l'aria che tira al Teatro dell'Opera a poche ore dalla nomina del nuovo sovrintendente Carlo Fuoretes rimane un vento gelido. I sindacati confermano lo stato d'agitazione “poiché sussistono ora più che mai tutti i motivi” di preoccupazione e si riservano “le più estreme forme di lotta” lamentano Cgil, Fials e Libersind. . 

E una delle prime decisioni del nuovo sovrintendente non è piaciuta affatto ai lavoratori. A far particolarmente infuriare i sindacati la scelta di far andare sul palco il Lago dei cigni anche senza i musicisti servendosi di una registrazione audio. Un "atto illegittimo" l'hanno definito i sindacati che si sono scagliati contro Fuortes che “a sciopero proclamato non ha convocato i sindacati e ancor prima di farsi vedere ha sostituito i lavoratori in sciopero con un nastro registrato, facendo infuriare il pubblico”.

Oggi sarà un'altra giornata di fuoco per il Costanzi. In programma infatti c'è la prima riunione del consiglio di amministrazione. I sindacati hanno già mandato un avvertimento: l'opposizione al ricorso alle procedure della legge Bray, che secondo quanto scrivono i sindacati “prevede inequivocabilmente il taglio del personale e degli stipendi”, sarà dura.

Il dito è puntato anche contro il sindaco Ignazio Marino chiamato ad “assumersi le sue responsabilità rispettando l'accordo sottoscritto con noi, in cui si impegnava a sostenere finanziariamente il teatro e a far affluire capitali privati e solo dopo iniziare un eventuale diminuzione del finanziamento comunale”. Critiche anche verso la convocazione dell'assessore alla Cultura Flavia Barca che ha convocato i sindacati il prossimo 10 gennaio: “Rovesciando il processo descritto, e convocando i sindacati a cose fatte si declassa irreversibilmente il teatro anziché rilanciarlo”.

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