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Teatro dell'Opera, licenziamento collettivo per coro e orchestra: "Decisione drammatica"

I sindacati sono sul piede di guerra. Dura la Cgil: "Organizzeremo un'assemblea plenaria". Cisl: "Precedente pericoloso". Ma Fuortes conferma: "Non si torna indietro"

“La decisione è presa. Non c'è nessuna possibilità di tornare indietro”. Non ha lasciato alcun margine di speranza il sovrintendente del Teatro dell'Opera Carlos Fuortes ai lavoratori che, appresa la notizia del licenziamento collettivo per coro e orchestra da esternalizzare, si sono radunati in Campidoglio per attenderlo al termine del cda e della conferenza stampa. “Alcune persone ci dovevano pensare prima. Qualcuno doveva rispettare gli accordi presi e così non è stato. In molti pensavano che fossero le schermaglie sindacali del passato, senza rendersi conto che il mondo è cambiato”. Un commento critico, verso il braccio di ferro tra sindacati e vertici del teatro che nei mesi scorsi ha portato a spettacoli 'mutilati' del coro e dell'orchestra o addirittura sospesi. Ma Fuortes ci tiene a specificare: “Non c'è alcuna intenzione ritorsiva, è quasi offensivo pensarlo”. Questione economica, quindi. Ma la notizia del licenziamento di 182 lavoratori ha mandato coro e orchestra nello sconforto.

Sul piede di guerra invece i sindacati. “Quello che è successo è evidente che è di una gravità estrema. A nostro avviso appare chiaro il reale motivo dell'abbandono del maestro Muti” denuncia all'agenzia Dire Alberto Manzini, segretario della Slc Cgil Roma e Lazio che annuncia “un'assemblea plenaria”. Aggiunge Manzini: “Ci attiveremo anche presso la società civile, il mondo della cultura e le istituzioni perché un bene della città così importante non sia gettato alle ortiche. Una decisione tanto nefasta, forse deve essere ritirata così come è stata annunciata, augurandoci che il coinvolgimento dei cittadini e del mondo della cultura che si è verificato per il Teatro Valle possa ripetersi anche per l'Opera". La posizione di Manzini è critica: “E' insostenibile posizione di chi, la Sovrintendenza, produce un progetto industriale mai discusso, uno straordinario piano di risanamento attraverso il quale si dichiarano addirittura utili e subito dopo affermare uno sbilancio di oltre 4 milioni. Riteniamo davvero incomprensibile un'altalenanza di posizioni tanto contraddittorie e per di più in una frazione di tempo tanto breve” conclude Manzini che si augura che la decisione “venga ritirata totalmente”.

E di decisione drammatica parla anche Paolo Terrinoni segretario della Fistel Cisl di Roma e del Lazio. “Come sindacato critichiamo fortemente la decisione presa dal cda e dal sindaco Marino. Adesso attendiamo una convocazione urgente da parte di Fuortes. Destrutturizzare ed esternalizzare in questo modo è rischioso, crea un precedente pericoloso che potrebbe fare da apripista nelle decisioni di altre fondazioni anche in Italia”il commento di Terrinoni che però non risparmia critiche ai sindacati 'ribelli' che nelle scorse settimane non hanno sottoscritto il piano di risanamento dando vita a numerosi scioperi e proteste.

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