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Teatro dell'Opera, niente liquidazione: cda presidiato dai sindacati in Campidoglio

Il consiglio di amministrazione ha deliberato per la continuazione delle attività. Marino: "Il bilancio migliora". Ma Cgil e Fials protestano in piazza: "Il livello di guardia rimane alto"

Il Teatro dell'Opera non verrà liquidato. L'annuncio è stato dato questa mattina dal sindaco Ignazio Marino al termine del consiglio di amministrazione dell'ente culturale, tenutosi in Campidoglio, al cui ordine del giorno, appunto, c'era la chiusura delle attività. Con lui anche il sovrintendente del Teatro dell'Opera, Carlo Fuortes. Grazie anche all'accordo sul tavolo di ieri presso l'assessorato alla Cultura, firmato anche dal sindacato 'ribelle' Cgil, ma non da Fials, il cda ha deliberato per la 'salvezza' del teatro. “Il cda ha fatto bene a decidere oggi, con molta nettezza, che sulla base dell'incontro di ieri con le sigle sindacali si prosegue e di non liquidare il Teatro. Ora auspichiamo che il referendum termini con una larga maggioranza a favore delle decisioni prese e del piano industriale. A settembre faremo un nuovo cda dedicato all'allargamento degli spettacoli di canto e danza nelle periferie della città" ha spiegato. Il sindaco non ha mancato però di mandare una frecciatina ai sindacati: “Per colpa degli scioperi le perdite sono state di 300.000 euro e hanno causato un grave danno d'immagine".

IL BILANCIO - “Contrariamente a quanto ci avevano detto quelli della passata amministrazione il Teatro nel 2013 ha chiuso il bilancio con una perdita di 12,9 milioni. Una situazione di reale dissesto che non poteva che sollecitare l'accesso alla legge Bray" ha spiegato in conferenza stampa il primo cittadino. "Il confronto tra il consuntivo del primo semestre 2013 e quello del 2014 mostra uno scarto tra una perdita di 7,3 milioni e un attivo di 420.893 euro. Non solo, c'è uno scostamento tra il previsionale e il consuntivo di 766.000 euro. Abbiamo riportato il Teatro in una situazione di attivo" ha spiegato Marino. Migliora anche l'incasso al botteghino: “Facendo un confronto tra il primo semestre 2013 e il primo del 2014, è passato da 2,7 milioni di euro a 3,3 con una previsione entro fine anno di 8 milioni di euro”.

NO ALLA LIQUIDAZIONE – A spiegare i motivi della scelta anche il sovrintendente Fuortes: "Non c'erano più gli estremi per passare ad una liquidazione. Ora la legge risolve i problemi del passato e azzera i debiti accumulati negli anni. Una cosa mai successa. Inoltre migliorano gli utili, nel 2015 avremo un 30 per cento in più delle recite e abbiamo anche risultati incredibili sul fronte degli abbonamenti con un aumento di 150 persone" ha spiegato Fuortes. “Il Teatro è in un'ottima forma. Stiamo superando questa fase così problematica. Naturalmente il Teatro ora deve cambiare: dopo il referendum e l'accordo di ieri il futuro dei lavoratori sarà deciso dalle regole".

L'ACCORDO – Nessun licenziamento né mobilità e nessun abbassamento dei livelli salariali. Questi i punti dell'accordo messi in luce da Fuortes. “Non ci poteva essere un piano industriale più favorevole. A settembre parleremo della dotazione organica possibile e non di quella attuale e quindi delle scelte in materia organizzativa" ha spiegato. "Le leggi prevedono che su questo ci siano dei ruoli e delle responsabilità ma la nuova dotazione organica da decidere entro il 30 settembre è altra cosa rispetto ai lavoratori che attualmente lavorano al Teatro".

LA PROTESTA – Intanto però le nubi attorno al Teatro dell'Opera non si sono dissolte del tutto. In concomitanza con la riunione del cda Slc Cgil Roma e Lazio e Fials di Roma e Lazio, i sindacati che nei giorni scorsi hanno proclamato una serie di scioperi, hanno manifestato in piazza del Campidoglio: "Abbiamo ritenuto importante mantenere anche stamattina un presidio nella sede del Comune perché sapevamo che ci sarebbe stata un po' di confusione dopo quanto avvenuto ieri” spiega in una conferenza stampa Alberto Manzini, segretario generale Slc Cgil Roma e Lazio insieme alla segretaria della Fials di Roma e Lazio, Lorella Pieralli. “Noi non abbiamo minimamente condiviso quanto sottoscritto, anzi lo ostacoliamo. Ora ci sarà un referendum, i lavoratori si esprimeranno e noi diremo che siamo nettamente contrari a quanto sottoscritto l'8 luglio e alle linee guida depositate dal sovrintendente Fuortes al Mibac.

CGIL - Il livello di guardia non si abbassa e rimane alto, per il momento abbiamo sospeso gli scioperi ma manteniamo lo stato di agitazione e siamo pronti a riattivare le proteste ad agosto, quando si discuterà della dotazione organica". I sindacati hanno spiegato anche il merito della firma dell'accordo: “Abbiamo sottoscritto semplicemente un protocollo d'intenti al cui interno viene definito un percorso, ma non vengono dati giudizi di merito. Il percorso prevede l'attivazione di un livello di monitoraggio sul Teatro all'interno dell'assessorato, e quindi viene meno quella condizione di non ingerenza della politica che voleva Fuortes, e in più viene sfatato il folkloristico teorema del sindaco Marino secondo cui per tre scioperi il Teatro dell''Opera di Roma potesse rischiare la liquidazione".

FIALS - Diversa la posizione della Fials: "La Cgil ha ritenuto, pur non condividendo e mantenendo un fondo critico, di sottoscrivere le dichiarazioni dell'assessore Marinelli. L'accordo di ieri però sono solo quattro righe di dichiarazione dell'assessore e non entra nel merito dei problemi del Teatro: quattro righe ovvie che condividiamo ma che non abbiamo voluto sottoscrivere perché nelle parole dell'assessore abbiamo letto un ricatto nel chiedere di non procedere a ulteriori scioperi. Non possiamo promettere a tavolino di non scioperare più da adesso fino alla definizione della dotazione organica, abbiamo una base da consultare e non possiamo decidere a tavolino" ha spiegato Pieralli.

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