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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

La protesta dei tassisti a Montecitorio: "Uber non diventi legale"

A indire il sit-in Uil Trasporti taxi, Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Fit Cisl Taxi, Usb Taxi, Ati taxi e Associazione Tutela Legale Taxi. Il motivo: impedire qualsiasi modifica alle leggi vigenti consentendo la legalizzazione di Uber

"Non passa l'abusivo". E' questo lo striscione che ha campeggiato per tutto il pomeriggio in piazza di Montecitorio, proprio davanti alla Camera. Dietro l'enorme scritta nera su sfondo bianco, armati di fischietti, fumogeni e grandi banconote, decine di tassiti. A far sollevare la protesta la paura che alcuni emendamenti presentati da alcuni deputati possano "modificare le leggi vigenti consentendone la legalizzazione" spiegano in una nota Uil Trasporti taxi, Ugl taxi, Federtaxi Cisal, Fit Cisl Taxi, Usb Taxi, Ati taxi e Associazione Tutela Legale Taxi. 

"La manifestazione odierna è solo la prima tappa di una feroce lotta che siamo pronti ad intraprendere per difendere il nostro lavoro" scrivono. "Non consentiremo alla multinazionale Uber, grazie alle potente operazione di lobby dispiegata negli ultimi mesi, di ottenere quelle modifiche alla vigente normativa che ne consentirebbero la legalizzazione. Nelle prossime settimane, se continueremo a non essere ascoltati dalle istituzioni parlamentari, chiameremo l'intera categoria alla mobilitazione generale calendarizzando una serie di iniziative di lotta, a partire dalla città di Roma al resto del Paese".

Sul tema ieri era intervenuto anche l'assessore alla Mobilità del Comune di Roma, Stefano Esposito, che invece si è dimostrato aperto all'eventualità di rendere legale il servizio: “Il Comune di Roma è aperto a tutte le innovazioni tecnologiche in grado di avvicinare la domanda all’offerta, incrementare la qualità del servizio e la soddisfazione dei cittadini" ha dichiarato in una nota. "Ben vengano le nuove forme di servizi per la mobilità, purché nel rispetto delle leggi vigenti da parte degli operatori, che devono necessariamente essere dotati di residenza fiscale e legale italiana. Le istituzioni hanno il dovere e l’obbligo di tutelare la sicurezza della circolazione, quella degli utenti e di garantire il rispetto delle normative vigenti. Uber, che ad oggi è un servizio di intermediazione non autorizzato, così come chiunque voglia operare regolarmente nel nostro Paese, se vuole dare un contributo a combattere l’uso del mezzo privato nei centri urbani, non deve far altro che adeguarsi alle leggi nazionali e regionali. Auspico ci possa essere a breve un intervento chiarificatore dell'Autorità dei Trasporti e del Governo, che regolamenti le nuove offerte di trasporto pubblico tramite applicazioni multimediali e nuove tecnologie”.

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