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Basf, prima vittoria dei cittadini: il Tar contro l'aumento dei rifiuti da bruciare

Il Tribunale ha accolto il ricorso del comitato Case rosse e dell'associazione Raggio verde, annullando l'autorizzazione della Provincia emanata con determinazione 6593 del 20 novembre 2013

Niente aumenti di rifiuti nell'inceneritore della Basf, l'azienda chimica di via di Salone, sede romana del più grande colosso chimico mondiale che brucia agenti chimici 'esausti'. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso del comitato Case rosse e dell'associazione Raggio verde, annullando l'autorizzazione della Provincia, emanata con determinazione 6593 del 20 novembre 2013, a incrementare la quantità di materiale da smaltire. 

Da anni, lo ricordiamo, il territorio intorno alla fabbrica si batte per lo spostamento dell'industria, forte di numeri e studi che parlano di allarme inquinamento, e di aumento di incidenza di tumori nella zona. L'ultimo incontro con i residenti e i rappresentanti del colosso industriale, presente l'assessore alla Trasformazione Urbana, Giovanni Caudo, risale a maggio scorso, in concomitanza a rilievi effettuati all'inceneritore dalla Polizia Municipale. Poi il silenzio. Di pochi giorni fa un'interrogazione di M5S al sindaco Marino, per capire quando e se si ha intenzione di procedere con la delocalizzazione degli impianti. Se ne discute da anni, fra tavoli tecnici e promesse mai mantenute. 

Intanto però, un primo risultato i cittadini lo hanno ottenuto con il pronunciamento del Tar. "La Basf - spiega il comitato - era stata autorizzata dalla Provincia di Roma a triplicare i rifiuti pericolosi da bruciare nel suo inceneritore in un'area divenuta residenziale con, a pochi metri, un asilo nido. Il comitato Case rosse, patrocinato dall'avvocato Vittorina Teofilatto, aveva impugnato la determina indicata e Raggio verde, patrocinata dagli avvocati Daniela Terracciano e Alessandro Di Matteo, aveva sostenuto l'azione del comitato Case rosse effettuando un intervento ad adiuvandum".

Nella sentenza viene ribadita la "legittimazione attiva del comitato composto da numerosi cittadini residenti/domiciliati nella zona dove è collocato l'impianto in questione, che lo stesso comitato è radicato e attivo in via continuativa da diversi anni nel territorio, senza fini di lucro, con scopo statutario di rimozione delle cause esistenti e dunque di tutela ambientale". 

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