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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Covid-19, il tribunale rigetta uno sfratto: "No alla convalida se l'inquilino è senza cassa integrazione"

Ne dà notizia il sindacato Unione Inquilini: "Debitore non responsabile se la causa è l'emergenza sanitaria"

Niente sfratto per gli inquilini morosi per ritardi nel versamento della cassa integrazione. Ė questa, in sintesi, la motivazione alla base di un’ordinanza di rigetto di richiesta di convalida di uno sfratto per morosità causata dal Covide 19 emessa il 28 agosto scorso dal Tribunale di Roma. A darne notizia è l’ufficio legale del sindacato Unione Inquilini che ha avanzato opposizione alla richiesta di sfratto da parte del proprietario dell’abitazione in questione. Come riporta in una nota il sindacato il giudice ha osservato che la “parte intimata non ha contestato la morosità, eccependo che, a causa della pandemia da Covid – 19, veniva messa in Cassa Integrazione senza percepire ancora alcunché; che, inoltre, non aveva potuto chiedere il contributo comunale al pagamento del canone di locazione, data la dichiarata natura transitoria del contratto de quo;  e che, in ogni caso, la conduttrice ha manifestato la volontà di adempiere all’obbligazione contrattuale versando somme in acconto (250 euro per il mese di aprile ed 200 euro dopo la notificazione dell’atto di intimazione) e che, dunque, il suo comportamento risulta incompatibile con la volontà di porre fine al contratto di locazione”.

Per Walter De Cesaris della segreteria nazionale e Guido Lanciano, coordinatore nazionale ufficio legale, “può essere portato in difesa degli inquilini l'articolo 91 del Decreto Cura Italia, che prevede l'esclusione delle responsabilità del debitore nel caso di omissioni o inadempienze se si provasse che la causa è stata dettata dell'emergenza sanitaria. Nel caso specifico l'inquilino non aveva percepito la cassa integrazione e tantomeno il contributo all'affitto”.

Per i due sindacalisti si tratta di una “misura necessaria”. Alla fine di luglio, proprio il sindacato, aveva lanciato l’allarme in merito all’aumento degli sfratti denunciando come presso la cancelleria del Tribunale di Roma, in una sola settimana, erano state depositate circa 500 richieste di convalida di sfratto, circa 100 al giorno, mentre fino ad un paio di anni prima oscillavano tra le 40 e le 60 al giorno e nel periodo pre-emergenza erano scese a 20. Numeri destinati a sommarsi a quelli della cronica emergenza abitativa in una città dove solo nel 2018 sono state emesse oltre 6 mila nuove sentenze di sfratto e dove in lista d’attesa per una casa popolare ci sono oltre 13mila famiglie.

Per Unione Inquilini l’applicazione dell’articolo 91 del decreto Cura Italia potrebbe quindi “placare l’emorragia di sfratti”. Nell’ordinanza, fa sapere ancora il sindacato, il giudice scrive anche: “Il perdurare dell’emergenza richiede estrema prudenza nel valutare la richiesta concessione di ordinanza di rilascio; che, in definitiva, sussistono gravi ragioni per denegare il provvedimento di  rilascio”. La crisi economica derivata dall’emergenza sanitaria, proseguono De Cesaris e Lanciano, “non può essere addebitata ai soli cittadini, soprattutto coloro che stanno vivendo le maggiori difficoltà perdendo il lavoro e di fronte ad amministrazioni incapaci di elargire tempestivamente i contributi affitto sui quali il Governo per altro ha speso ben poco delle risorse in disponibilità”.

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