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Stefano Vignaroli, il parlamentare romano che spara con un kalashnikov finito al centro delle polemiche

Con un video postato un Facebook ha sollevato un polverone. Un nome non nuovo quello di Vignaroli alla cronaca politica della Capitale

Ha pubblicato un video sui social in cui spara con un kalashnikov in un poligono di tiro. Una mossa da più parti giudicata quanto meno inopportuna per un deputato della Repubblica. Italia Viva ne chiede le dimissioni immediate. Così, in poche ore e con un solo post su Facebook, il grillino Stefano Vignaroli è finito al centro della bagarre. Membro della Camera da due legislature, oggi presidente della commissione Ecomafie, si è difeso spiegando di non vedere nulla di anomalo in un'esercitazione in sicurezza.

"Da un anno a questa parte ho ottenuto il porto d'armi - dichiara al Corriere della Sera - la mia è una passione, così come sono appassionato di storia. Il kalashnikov, questo è del 1965 e mi è stato fatto provare dagli istruttori, è un pezzo storico". Parole che non sono bastate a placare la polemica. "È evidente che non solo gli manca il senso dell'opportunità, ma addirittura quello della decenza, dovrebbe dimettersi" afferma la deputata renziana Silvia Fregolent.

Un nome non nuovo quello di Vignaroli alla cronaca politica della Capitale. "Sono nato il 5 agosto 1976 a Roma, vicino alla discarica di Malagrotta, dove continuo a vivere e a lottare per la difesa del territorio" scrive nell'incipit della sua biografia sul sito internet stefanovignaroli.it. In effetti è a Malagrotta e dintorni che ha cominciato a muovere i primi passi nella politica come attivista del Movimento Cinque Stelle, in prima linea sui temi ambientali. Ed è nel municipio XII che ha raccolto gran parte dei suoi voti, un bacino elettorale servito anche all'ex presidente grillina Silvia Crescimanno per arrivare alla vittoria alle amministrative del 2016. 

Una consiliatura che ha portato poco di buono al territorio, spesso scatenando le proteste anti grilline anche nella Valle Galeria tanto cara a Vignaroli, e costringendo il deputato a fare i conti con il flop della sua stessa compagine politica e ad ammetterlo in chat private, che al tempo RomaToday visionò e raccontò, dove si lamentava degli errori commessi dalla "sua" minisindaca. Uno scivolone al quale tentò di rimediare ufficialmente replicando il suo sostegno al M5s sul territorio. Ma del resto nemmeno con Raggi scorreva buon sangue. Vignaroli fu tra i componenti del mini direttorio che nel 2016 Beppe Grillo mise a sorvegliare l'operato della sindaca, rispetto al quale fu sempre critico. 

"A Raggi di certo non do sette e mezzo in pagella come dice lei. Diciamo che le concedo un sei politico" commentava nel 2017 sulla Stampa. Critiche poi rilanciate anni dopo quando la questione rifiuti romana fu oggetto di discussione in commissione Ecomafie. Fu poi tra i grillini che nel 2019 manifestò a Monte Carnevale contro la scelta di realizzare qui una discarica di servizio per Roma. Scelta presa, lo ricordiamo, dalla stessa Raggi. Una contraddizione in cui cascarono diversi esponenti del M5s, in imbarazzo con gli elettori ai quali avevano promesso che mai più dopo Malagrotta una discarica avrebbe interessato il loro territorio. Sempre in quest'occasione suggerì come sito alternativo la cava di Falcognana, attirando su di sé le proteste degli abitanti del Divino Amore che lo zittirono: "Vignaroli? Pensi alle ecomafie". 


 

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