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Nuovo Statuto al voto in aula, Raggi: "Giornata storica". Ma manca la maggioranza assoluta

Da regolamento serve il sì dei due terzi dell'aula. Saranno necessarie altre due letture. Pd sul piede di guerra contro la cancellazione delle quote rosa

Il nuovo Statuto di Roma Capitale dovrà aspettare. L'assemblea capitolina ha votato oggi la proposta di delibera targata Cinque Stelle con 28 voti favorevoli, 8 contrari e nessun astenuto. Ma, da regolamento, le modifiche alla "carta costituzionale della città" vogliono il sì di due terzi dell'aula, 33 consiglieri su 48. Saranno dunque necessarie altre due letture, da svolgersi in altrettante sedute entro i prossimi 30 giorni, e la maggioranza assoluta degli eletti a favore. 

Un giorno comunque "importante" per la sindaca Raggi che ha applaudito al "primo passo verso la riforma della nostra piccola Costituzione". Un provvedimento "che ci avvicina alle democrazie più avanzate", ha dichiarato la sindaca, con l'introduzione delle petizioni online (che potranno essere discusse direttamente in aula dai proponenti), del referendum propositivo senza quorum, del nuovo strumento del bilancio partecipato che, tramite apposite consultazioni on line, "permetterà ai cittadini di decidere come l'amministrazione deve investire i fondi". 

"Una pagina buia" invece per le opposizioni che hanno tentato di correggere il tiro con una lunga lista di emendamenti (tutti respinti). Tra i passaggi più contestati, il cambio di rapporto per la parità di genere nelle giunte comunali e municipali, che passerà dal 50 e 50 al 60 e 40. Sul punto la replica di Raggi: "Abbiamo recepito la legge Delrio, che prevede il 60 e 40 del genere meno rappresentato, che non vuol dire che sono per forza le donne". E ancora, tra i nodi bocciati dalla minoranza, la cancellazione della commissione delle Elette (assente al voto la presidente grillina Gemma Guerrini) che si trasformerà in commissione delle Pari opportunità con presenza sia di donne che di uomini, e l'istituzione del "contro referendum", uno strumento che consentirà a giunta e consiglio di proporre una propria proposta alternativa al quesito referendario in oggetto. Gli elettori andrebbero quindi a pronunciarsi, è scritto nel testo, "sia sulla proposta di referendum popolare sia sulla controproposta, e possono esprimere voto favorevole o contrario su una delle due proposte o su entrambe". Per il Pd "un pericoloso modo di schiacciare e annullare il volere dei cittadini". Oltre che un mezzo per mettersi al riparo dal referendum indetto dai Radicali per la messa a gara del trasporto pubblico. 

L'intervista ad Angelo Sturni (M5s): "Ecco il nuovo statuto"

Insomma, una lunga maratona quella di oggi in aula Giulio Cesare, tra proteste dei lavoratori della Multiservizi (altro punto all'ordine del giorno) e l'attesa per il consiglio straordinario sull'emergenza rifiuti richiesto dai dem, poi slittato. La maggioranza pentastellata ha infatti deciso, con voto a maggioranza, di votare prima le mozione. E i consiglieri Pd, alle 18, hanno lasciato l'aula: "Andiamo via perchè è ridicolo fare un consiglio straordinario sui rifiuti alle otto di sera". 


 

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