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Politica Flaminio / Largo Mario Mazzuca

Stadio Flaminio: ecco perché Lotito non può trasformarlo nello stadio della Lazio

L'impianto è soggetto a vincoli che non ne consentono le modifiche necessarie: lo ha messo nero su bianco il MIBAC

Lo stadio Flaminio ha ospitato le partite della Lazio per quasi due decenni. Fa parte della storia della squadra biancoceleste ma è difficile che possa contribuire a scrivere le pagine anche del suo futuro.

L'obiettivo di Lotito

L’interessamento di Claudio Lotito all’impianto progettato dall'ingegner Pier Luigi Nervi non è un mistero. Lo stesso patron biancoceleste, in occasione della premiazione in Campidoglio della Lazio Women, aveva dichiarato la propria posizione al riguardo. “Per il Flaminio bisognerebbe incontrarsi a tavolino e programmare, valutare insieme alcuni temi e poi vedere - aveva spiegato Lotito -Quello stadio non è a norma Uefa ma la sindaca Raggi, come me, è una persona aperta, quindi vedremo insieme. Noi siamo a disposizione. Vorrei uno stadio che sia vissuto da tutti, un punto di ritrovo e motivo di orgoglio per tutti i laziali”.

Il necessario ampliamento

Per adeguare l’impianto progettato da Nervi alle regole di ammissione alle competizioni UEFA bisogna innanzitutto pensare ad un ampliamento. Oggi lo stadio può contenere fino a 30mila spettatori ma ne servono almeno 10mila in più per essere in linea con le norme che a livello internazionale vengono adottate per le competizioni calcistiche. Non è una modifica di scarso rilievo. Soprattutto per un bene soggetto a vincoli. E quell’impianto, ha ricordato il MIBAC, lo è.

Il codice dei beni culturali

C’è una atto formale che il Ministero di Franceschini ha recapitato, al riguardo, all'indirizzo di Roma Capitale. Si tratta di un decreto ,risalente al settembre 2018, con il quale viene ribadito “l’interesse storico ed artistico” dello Stadio. L'impianto  è sottoposto a tutte le disposizioni di tutela  che sono contenute nel decreto legislativo n 42 del 22 gennaio del 2004. Si tratta della legge che disciplina il “codice dei beni culturali e del paesaggio”.

I vincoli ed i fattori non modificabili

Il decreto del Mibac è accompagnato da una “relazione storico critica”  sull'impianto progetteto dall'ingegner Nervi, ed è firmata dalla Soprintendenza speciale archeologica, delle belle arti e del paesaggio. Nelle sue conclusioni è chiaramente scritto   che “qualsiasi tipologia di intervento conservativo, di restauro o di riuso” s’intenda proporre, deve essere “necessariamente concordato” con la Soprintendenza stessa. Ed in ogni caso “gli interventi dovranno rispettare la struttura, l’impianto originario nonchè le finiture”. Fattori considerati “fortemente identitari e non modificabili”. Come fare ad creare 10mila posti in più in un impianto che, per i suoi vincoli, non può essere modificato? Semplice. Non si può.

L'unico progetto di riutilizzo

I sopralluoghi effettuati dagli emissari della Lazio e del Campidoglio, alla luce delle prescrizioni che tutelano il Flaminio, sono a questo punto destinate a non produrre effetti concreti. Il futuro dell’impianto è invece legato ad un progetto, presentato dalla AS Roma Nuoto lo scorso inverno. Prevede che all’interno dell’impianto si possano praticare differenti discipline sportive come calcio, scherma, nuoto, danza, ginnastica”. E’ l’unico progetto che in questo momento sia realmente stato depositato e che, ad oggi, continua ad essere valutato dagli uffici capitolini. Il Flaminio come stadio della Lazio, quindi, resta essenzialmente ancorato ad un periodo storico che, alla luce dei vincoli attuali, non sembra destinato a ripetersi.

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