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Stadio della Roma: in un’Aula semi vuota il Campidoglio revoca la pubblica utilità

Con il soccorso del centrosinistra la maggioranza m5s approva la delibera su Tor di Valle: votano solo in 17

In un’Aula Giulio Cesare semi deserta si chiude la vicenda legata allo stadio della Roma a Tor Di Valle. Con una maggioranza a scarti ridotti e con i voti del Partito Democratico e di Stefano Fassina (Sinistra per Roma) il Campidoglio è riuscito a far passare la revoca alla pubblica utilità.

La delibera corretta

La delibera firmata in autotutela dalla Giunta Raggi, a seguito della rinuncia dei Friedkin al progetto dello “stadiofattobene”, ha necessitato d’una serie di emendamenti, presentati dal Partito Democratico. “Avevamo intravisto un problema in uno dei due capisaldi della delibera con il mutato scenario e i cambiamenti avvenuti nei primi giorni di luglio e abbiamo quindi ritenuto opportuno presentare una serie di emendamenti” ha spiegato il capogruppo PD Giulio Pelonzi. 

Il cambio di proprietà dei terreni

Ad inizio luglio i terreni destinati ad ospitare lo stadio ed il business park di Tor Di Valle sono infatti stati ceduti. Da Eurnova, la società di Parnasi, sono infatti passati alla CPI del magnate ceco Vitek. Un cambio di testimone avvenuto quando la delibera di revoca, firmata dalla Giunta Raggi, era già passata nelle commissioni. Per questo “è stata integrata, non corretta” ha spiegato il capogruppo pentastellato Giuliano Pacetti che, a nome del suo partito, ha sottoscritto tutti gli emendamenti presentati dal PD.

Cinque anni persi

“Siamo orgogliosi che coi nostri emendamenti si possa chiudere questa pagina per aprirne un’altra. Sarà il prossimo Sindaco a dare alla Roma ed a Roma un nuovo stadio. La città  però ha purtroppo perso 5 anni” ha ribadito Pelonzi  nel suo intervento, rimarcando anche il fatto che il Partito Democratico non avesse votato la pubblica utilità al progetto del 2017. Quello dello “stadiofattobene” difeso per anni dalla maggioranza.

La spada di Damocle dei risarcimenti milionari

A suggellare la revoca, quindi, sono stati necessari i voti del centrosinistra. Con Fassina (Sinistra per Roma) ma non con Cristina Grancio (Partito Socialista Italiano), molto critica verso il provvedimento che a suo avviso non mette al riparo il Comune da possibili richieste risarcitorie. Ed Eurnova non ha fatto mistero, in queste settimane, dell’intenzione di volervi ricorrere, per cifre anche estremamente onerose per le casse capitoline. Casse che, i 17 consiglieri che in seconda seduta confidano di scongiurare con il voto odierno. 

Persa la faccia

“Avete perso la maggioranza ma anche un po’ la faccia” ha commentato invece Andrea De Priamo. Il capogruppo di Fratelli d’Italia,  ha puntato l’indice verso il fatto che, la decisione di rinunciare al progetto di Tor Di Valle, sia nata per volontà dell’As Roma. “Ore interminabili di riunioni e trionfalismi inutili – ha ribadito De Priamo che con il suo partito non ha partecipato al voto - oggi sono stati spazzati via, non per una decisione del decisore politico, ma di un contraente”. Perché l’As Roma ha deciso di puntare su un progetto diverso, green, sostenibile ed integrato con la città. Ma ancora tutto da scrivere.

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