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Smi-Lazio: Ambulatori Med e Blu: "Spot costato 2,5 milioni"

"Soldi che avrebbero potuto stabilizzare un discreto numero di precari"

Nota- Questo comunicato è stato pubblicato integralmente come contributo esterno. Questo contenuto non è pertanto un articolo prodotto dalla redazione di RomaToday

 

(Roma, 1 luglio) - Mentre il Servizio Sanitario Regionale rischia di essere smantellato, il Lazio è stato protagonista di una vergognosa propaganda dedicata a progetti inutili e dispendiosi, come gli "Ambulatori Blu" per l'influenza o gli "Ambulatori Med". Basti pensare che, il percorso blu nel periodo influenzale e il progetto Med, hanno comportato una spesa di circa 2,5 milioni di euro che, invece, avrebbe potuto essere investita nella stabilizzazione di un discreto numero di precari. Il tutto registrando: meno personale, meno assistenza e più spese. E le organizzazioni sindacali insorgono e si preparano a scendere in campo con una manifestazione unitaria programmata per il prossimo 27 ottobre, nell'ambito della protesta nazionale in difesa del servizio sanitario pubblico. «Nel Lazio, a causa dei tagli lineari e del blocco del turn-over, si è verificato un peggioramento dell'offerta sanitaria. E, i risultati, sono sotto gli occhi di tutti». Afferma Pina Onotri, segretario organizzativo regionale Smi-Lazio e responsabile nazionale del servizio di Continuità Assistenziale, che aggiunge. «In mancanza di una progettualità chiara e concreta, è inutile andare avanti con spot pubblicitari come quelli relativi agli "Ambulatori Blu" per l'influenza (costa €120 /visita con punte di 320 per la provincia di Latina) o gli "Ambulatori Med", che intercettano meno del 10% degli accessi del Pronto Soccorso. Mentre, con i soldi investiti in questi progetti discutibili, si potevano stabilizzare almeno 40 precari in Pronto Soccorso». Invece, la situazione complessiva in cui versa la sanità regionale è a dir poco critica. Nei dettagli, spiega ancora Pina Onotri: «Abbiamo meno medici nei nosocomi. La pianta organica del servizio di continuità assistenziale (ex guardia medica), registra circa il -40% rispetto agli standard nazionali. E ancora: medici dei servizi che non vengono sostituiti e a cui non si rinnovano i contratti a termine perchè si preferisce appaltare l'assistenza domiciliare a cooperative o società di servizi; una prassi che, in un anno, ha portato al raddoppio dei costi e a una diminuzione delle prestazioni, sia da un punto di vista qualitativo che quantitativo. In tutto questo disastro, si impone ai medici di medicina generale di attuare il decreto legislativo sulla ricetta elettronica. Di fatto la regione Lazio sta riversando i costi (economici e organizzativi) della ricetta elettronica sui camici bianchi. E, tutto questo, a discapito dell'assistenza al paziente e a detrimento dell'attività clinica». Quindi Pina Onotri propone: «Urge potenziare l'ospedale per le criticità. Servono più medici, più infermieri, più posti letto ed una riorganizzazione del territorio per la cronicità, con un reale incremento di mezzi e risorse». Quindi conclude: «I medici di medicina generale, non ottempereranno al disposto di legge dal 1 luglio e attueranno una disobbedienza civile. Lo Smi-Lazio aderirà, pertanto, a tutte le proposte messe in atto dall'intersindacale».

 

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