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La fine dello smartworking: i dipendenti del Comune tornano in ufficio

Il Campidoglio al lavoro per regolamentare e rendere strutturale lavoro agile: per adesso oscillerà intorno al 30%

Il 31 marzo cessa lo stato di emergenza e i dipendenti capitolini rientreranno in ufficio. Al Comune di Roma addio allo smartworking per la metà dei lavoratori così come previsto durante l’emergenza pandemica: la modalità di lavoro a distanza non verrà completamente abbandonata ma sarà stabilita una percentuale intermedia tra il 50% e il 15% previsto dalla normativa non emergenziale. E’ quanto emerso dalla Commissione Roma Capitale Statuto e Innovazione Tecnologica che ha discusso proprio del lavoro agile all’interno della macchina amministrativa di Roma Capitale. 

Smartworking, i dipendenti capitolini tornano in ufficio

“Abbiamo avviato il percorso con il quale intendiamo rendere strutturale il lavoro agile all’interno dell’amministrazione capitolina” - ha detto a margine il presidente della commissione, Riccardo Corbucci. “Finora all’interno dell’Ente il lavoro da remoto è stato applicato in deroga alla normativa vigente, senza l’introduzione di una regolamentazione appropriata e la definizione di obiettivi concreti. Per questo motivo abbiamo intenzione di dare impulso al processo relativo alla definizione dei POLA (Piano organizzativo del lavoro agile ndr.) e dei contratti individuali, per poter arrivare ad una disciplina dedicata sul modello di città come Bologna e Firenze”. Ci sarà dunque ancora da lavorare per quella rivoluzione che dipendenti e sindacati pensavano si potesse compiere già ad emergenza pandemica cessata. Bisognerà invece ancora attendere per una regolamentazione chiara dello smartworking per i comunali. 

Il Comune compra pc nuovi e potenzia il portale web

Nel frattempo l’Amministrazione ha iniziato a pianificare uno svecchiamento della dotazione tecnologica con l’acquisto di portatili multifunzionali che permetteranno ai dipendenti di lavorare con lo stesso dispositivo anche da casa. Potenziamento anche per il portale istituzionale con sistemi che consentono ai lavoratori di accedere alle varie applicazioni anche da remoto.

La delibera di Raggi sullo smartworking giace nel cassetto

Delusione dai banchi del M5s e della lista civica di Virginia Raggi: la delibera della vecchia giunta grillina che fissava come obiettivo finale post emergenza il consolidamento dello smartworking per sempre e in pianta stabile per almeno il 30% dei dipendenti capitolini ad oggi giace dimenticata nei cassetti di Palazzo Senatorio. “A pochi giorni dalla scadenza dell'attuale regime di smart working legato allo stato emergenziale, l'esecutivo a trazione dem dimostra di non avere alcuna visione politica su una modalità di organizzazione del lavoro che, nei due anni di pandemia da covid19, ha completamente innovato la macchina amministrativa capitolina e che avrebbe meritato maggiore considerazione da Gualtieri e dalla sua maggioranza” - ha detto l’ex assessore al Personale e oggi consigliere comunale, Antonio De Santis. “Sin dai primi mesi del 2020 l'Amministrazione Raggi ha lavorato alacremente sull'argomento, ribadendo in più occasioni che l'approccio al tema del lavoro agile dovesse essere più a lungo termine e non legato esclusivamente all'emergenza sanitaria in corso”. Dal consigliere della civica dell’ex sindaca la richiesta di un indirizzo politico forte e chiaro, “che accompagni un cambio di paradigma culturale e proietti l'amministrazione capitolina verso nuove mete di efficienza e modernità”. 
 
“Nulla di tutto questo, purtroppo, si è visto in questi mesi, con la Giunta Gualtieri che si limita a demandare ogni compito agli uffici amministrativi e a una commissione capitolina, ossia quella presieduta dal collega Corbucci, l'unico che sta provando quantomeno a mettere il tema in agenda. L'auspicio - ha concluso De Santis - è che l'esecutivo Gualtieri possa presto schiarirsi le idee sullo smart working e dichiarare ai dipendenti le reali intenzioni dell'amministrazione capitolina su una questione al momento relegata solo a vuote discussioni prive di risvolti concreti”. Intanto i dipendenti capitolini torneranno per la stragrande maggioranza in ufficio nonostante nel Lazio il rapporto tra positivi e tamponi sia al 14,4%, i casi a Roma città a quota 2.269.

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