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Venerdì, 19 Aprile 2024
Politica

Smart working, da settembre un solo giorno per i dipendenti comunali. Si accende la protesta

I sindacati di base: “L’intesa mortifica i dipendenti”

E’ stato protocollato il 29 luglio l’accordo che il Campidoglio ha sottoscritto con Cgil, Cisl e Uil sul lavoro agile dei dipendenti comunali.

Lo smart working in Campidoglio

Il rientro dall’attività a distanza, per i lavoratori che avevano la possibilità di erogarla in modalità “agile”, era già partito lo scorso aprile. Il lavoro da remoto, che nel 2020 era stato esteso al personale capitolino in misura pari al 50% delle giornate lavorative  - almeno per quei dipendenti la cui prestazione individuale fosse compatibile con il lavoro agile-  era stata disposta fino al 31 marzo. Con il venire meno della condizione “emergenziale”, il Campidoglio aveva deciso di procrastinare quella modalità fino all’11 aprile. Dopodichè sono stati introdotti dei cambiamenti: due giorni, non consecutivi, fino al termine di giugno.

Il braccio di ferro sul lavoro agile

Già a luglio era dunque stato previsto di lasciare, ai dipendenti del comune, la possibilità di lavorare da remoto un solo giorno a settimana.  Ma a fine giugno, il ritorno scaglionato dei lavoratori dietro le proprie scrivanie, in un momento in cui la curva dei contagi aveva ripreso a destare preoccupazione, ha scatenato vibrate proteste. Da parte dei dipendenti ma anche degli esponenti dell'opposizione capitolina.

Per tutta risposta la capogruppo democratica in Campidoglio, sentita da Romatoday, aveva rassicurato che “Sullo smart working non ci sarà nessun passo indietro. Il lavoro a distanza è diventato parte integrante delle modalità di servizio dell'amministrazione capitolina” . Ed è così, perché resta come opzione. Ma è ridotta ad un solo giorno a settimana.

In attesa di una legge sullo smart working

“In questo contesto, nell’attesa della prevista adozioni di disposizioni legislative e contrattuali che innoveranno sensibilmente in materia del lavoro agile –si legge nel documento firmato dal capo di gabinetto del comune e dai delegati delle sigle confederali – Roma capitale ritiene che l’attuazione del lavoro agile richieda un atto regolamentare che dettagli i principi percettivi alla base dell’istituto, da adottare, per ovvie ragioni di opportunità, in un momento successivo all’entrata in vigore della nuova disciplina contrattuale.” In altre parole, per riportare lo smart working sopra la soglia di un giorno alla settimana, il comune aspetta disposizioni dal parlamento, attraverso un’apposita legge che possa in maniera più puntuale arrivare a regolamentarlo.

Le proteste dei sindacati di base

L’accordo arrivato “al termine di un articolato tavolo di confronto” si legge nel dispositivo firmato dal comune e dai delegati di Cgil Cisl e Uil, non soddisfa però i sindacati di base. “Le reali intenzioni del sindaco Gualtieri nei confronti del personale capitolino sono ormai chiare: il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro dei dipendenti non rientra tra le sue priorità - hanno commentato in una nota Usb e Cobas - Sembra, anzi, che se ne infischi totalmente, dato che di politiche del personale non si occupa nessuno e che la relativa delega è rimasta congelata nella sue mani. A Roma, insomma, un sindaco così disinteressato nei confronti del personale non si era mai visto".

Secondo Cobas e Usb “la concessione consistente nell’accordare un solo turno settimanale in lavoro agile  rappresenta una misura tipica della burocratica difensiva, tesa a ridurre al minimo la responsabilità dirigenziale e frustrare le aspettative e il potenziale delle persone. Il rimedio dunque è quello di consentire l’uso di una modica dose di lavoro agile, lasciando l’illusoria sensazione di un progresso organizzativo”. Una soluzione che non soddisfa i sindacati di base pronti, a settembre, a mobilitarsi contro quello che definiscono “un mobbing di massa che sta marginalizzando, mortificando e offendendo le lavoratrici e i lavoratori capitolini”. 

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