Le affrancazioni restano lumaca: le proteste sbattono contro la carenza di personale
Oltre una ventina di persone si è data appuntamento davanti al dipartimento urbanistica. Prossimo incontro il 22 marzo
Martedì 1 marzo circa una ventina di cittadini si sono dati appuntamento davanti al dipartimento Urbanistica all'Eur per protestare contro le pratiche di affrancazione "lumaca" e il blocco delle trasformazioni, ovvero il passaggio dal diritto di superficie a diritto di proprietà all'interno dei piani di zona. Un'occasione di confronto tra situazioni differenti che ha portato a un incontro con il nuovo direttore del dipartimento Gianni Giafrancesco, il direttore dell'edilizia sociale Oscar Piricò e il "braccio destro" dell'assessore Veloccia, Fabio Bellini.
Affrancazione, ovvero la rimozione del vincolo del prezzo massimo di cessione (o locazione) tramite il pagamento di un corrispettivo al comune
Secondo quanto racconta a RomaToday chi ha fatto parte della delegazione accolta negli uffici a via del Turismo, l'approccio al problema è stato "più propositivo e comprensivo" rispetto al passato. Le difficoltà, oggettive, di sbrigare in tempi accettabili le migliaia di pratiche - con ritardi inevitabili - sono state giustificate con la scarsità di risorse a disposizione: "Ci hanno promesso che chiederanno altre unità - riferisce uno dei presenti - ma hanno specificato anche che molti problemi derivano da errori nella compilazione delle istanze da parte degli aventi diritto".
Sulle trasformazioni, che al momento sono possibili solo in quattordici piani di zona e che permetterebbero - alla luce della nuova delibera approvata in consiglio comunale un mese fa, dopo l'atto di giunta del 21 dicembre - ai proprietari di vendere o affittare senza alcun vincolo di prezzo massimo, qualora l'immobile insista in un piano di zona con convenzione scaduta, il discorso resta ingarbugliato: "Gli uffici assicurano che le stanno lavorando - si riesce a sapere - ma viene data priorità alle affrancazioni, perché rappresentano una preponderanza di pratiche sui loro tavoli". Il 22 marzo ci sarà un'altra riunione all'Eur, un nuovo incontro per fare il punto della situazione.
All'Eur le situazioni sono differenti, ognuna racconta una storia fatta di attese, email senza risposta, compravendite immobiliari che dovrebbero durare un paio di mesi e si protraggono per anni con contenziosi legali dietro l'angolo. "Ho avanzato la prima richiesta di affrancazione nel 2016 - racconta Vittoria Pancaldi, che vive ad Acilia - poi l'ho integrata nel 2017. La procedura era quella ordinaria, non ho mai ricevuto alcuna comunicazione. Avendo trovato un compratore per il mio appartamento proprio quest'anno, sono passata alla procedura semplificata su suggerimento dell'agenzia immobiliare. In 180 giorni avrebbero dovuto darmi l'esito, ho pagato tutto e avviato l'istruttoria il 7 luglio, non so ancora nulla. Nel frattempo ho già pagato 20.000 euro di acconto al venditore di casa nuova. Ovviamente ad Acilia, nel 2008, ho acquistato a prezzo di mercato. Molto alto".
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Emanuele Lupi nel 2005 ha acquistato 70 metri quadri alla Madonnetta, tra l'Axa e Malafede, a 240.000 euro. "Ovviamente anch'io a prezzo di mercato - specifica -. Dopodiché nel 2016 decido di vendere, ho avanzato l'istanza ordinaria, ho integrato nel 2017. Visto che non arrivata nessun esito, a giugno 2021 sono passato alla semplificata, ma sto ancora aspettando. Ora casa vale molto meno, per tanti motivi, uno di questi è la presenza del vincolo e l'obbligo di affrancazione".
"Per fortuna non abbiamo ancora intavolato trattative per acquistare una casa nuova - aggiunge Irene Luconi, neomamma e residente a Laurentino 38 - perché della nostra procedura semplificata, presentata il 19 luglio scorso, non sappiamo ancora niente. A metà gennaio sono venuta a chiedere lumi, mi hanno guardata come per dire 'signora, sono appena scaduti i 180 giorni, che passa a fare?'. Sta di fatto che siamo bloccati, ci serve più spazio, un appartamento nuovo, ma senza determina non possiamo vendere".
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Infine Inga Duchel, il cui problema è l'impossibilità di trasformare il diritto di superficie in diritto di proprietà, nonostante il piano di zona in cui vive è uno dei 14 fortunati: "Ho l'appartamento a Casal Boccone - spiega mentre mostra un cartello di protesta - e come me ci sono almeno altre 2.000 persone a Roma. Non riusciamo a sbloccare la situazione, è tutto fermo dal 2010. Non possiamo vendere, non possiamo avere la proprietà, in tutto ciò la beffa di aver comprato la bellezza di 470.000 euro, praticamente ci compravo un attico ai Parioli. I piani di zona sono nati per chi non poteva permettersi di acquistare casa nel libero mercato, ma immediatamente si è visto che non era più così".