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Sgombero via Curtatone, accoglienza scaduta: "Siamo di nuovo per strada"

Il Comune comunica che si tratta di sette persone e spiega i motivi

"Quando ci hanno convinto ad accettare l'accoglienza ci avevano promesso che avremmo trovato una soluzione definitiva. E invece adesso non ho più niente". Gile, eritreo, 56 anni, diabetico, è uno dei rifugiati sgomberato nell'agosto scorso dall'ex sede di Federconsorzi e di Ispra occupata di via Curtatone. Dopo essere stato cacciato con la violenza degli idranti e dei manganelli da piazza Indipendenza, dove si era accampato dopo lo sgombero insieme ad altri centinaia di rifugiati, ha accettato il posto letto nei centri di accoglienza offerto dal Comune a madri con bambini (senza i padri), anziani e malati. Per sei mesi ha vissuto nel centro di via Paolo Savi, a Torre Maura, insieme ad una trentina di persone provenienti da via Curtatone. 

Il 26 marzo scorso, però, il periodo di accoglienza è finito. "Ci è arrivata una lettera in cui ci è stato chiesto di lasciare il centro" ha spiegato. "Abbiamo fatto notare che non abbiamo un posto dove andare, ma non è servito a niente. Hanno chiamato la polizia e ci hanno allontanato". La lettera è arrivata a Gile e ad altri rifugiati sgomberati da via Curtatone. Sette, secondo quanto riferito dall'assessorato alle Politiche Sociali.  

"E ora dove vado? Quando siamo stati convinti ad accettare un posto nei centri di accoglienza ci avevano promesso che per persone malate come me ci sarebbe stato rispetto. Ci avevano assicurato che non saremmo mai finiti in mezzo ad una strada". Il riferimento è all'intenso dibattito che si era tenuto nei giorni successivi allo sgombero: sa una parte i rifugiati, che rivendicavano il diritto ad un'abitazione e a non dividere le proprie famiglie, dall'altra l'amministrazione che cercò di convincere il maggior numero di persone con i requisiti richiesti, le cosiddette "fragilità", ad accettare una sistemazione temporanea. 

A distanza di sei mesi alcuni tra coloro che accettarono la sistemazione del comune stanno ripartendo da là, da quella via Curtatone da cui, una mattina, sono stati costretti dalla polizia a scappare lasciando vestiti, giocattoli e oggetti di una vita "quasi" normale. "Anche questa volta ho abbandonato le mie cose presso il centro. Dove le porto se non ho un posto dove stare?". Dopo essere stato allontanato dal centro, Gile ha dormito qualche notte nelle tende allestite da Baobab dietro alla stazione Tiburtina, poi ha trovato rifugio in un'altra occupazione. "Ho il diabete. Soffro di pressione alta. Dove tengo l'insulina se non ho un frigorifero?". Gile "per circa dieci anni, dal 2004 al 2014, è stato arbitro internazionale della Fifa e iscritto a Roma 2 (sezione romana dell'Associazione italiana arbitri, ndr). Ho la patente B e D, parlo inglese, ma non riesco a trovare lavoro. Non so davvero cosa posso fare".  
 
Dall'assessorato alle Politiche sociali comunicano che "sono soltanto 7 le persone provenienti dall’immobile di via Curtatone e ospiti nel circuito di accoglienza capitolino che hanno lasciato le strutture. La permanenza non è stata prorogata per diverse ragioni: rifiuto di accedere al sistema Sprar (1 persona); rifiuto di svolgere l’attività lavorativa reperita loro dal personale e dagli operatori delle strutture (2 persone); raggiungimento autonomia alloggiativa (2); mancata adesione al progetto (1); rifiuto di proposta alloggiativa (1)" hanno fatto sapere. "Sin dall’inizio sono state messe in campo e continuano ancora oggi tutte le azioni utili per il raggiungimento dell’autonomia da parte degli ospiti, con il costante sostegno dei mediatori culturali affinché tutti fossero messi nelle condizioni di comprendere e di comunicare". Qualcuno, fanno sapere dall'assessorato di Laura Baldassarre, "ha raggiunto un’autonomia alloggiativa, altri hanno beneficiato di una proroga della permanenza, qualcuno ha trovato una sistemazione alternativa dopo aver ricevuto ampio sostegno". 

"Questo purtroppo è solo l'ennesimo episodio che dimostra come questa giunta da quasi due anni si rifiuti di affrontare la questione dell'accoglienza e dell'emergenza abitativa" commenta Roberto Viviani di Baobab Experience. "Il M5S, a Roma come a livello nazionale, lascia che le questioni sociali siano derubricate a ordine pubblico, in modo che se ne occupino prefettura e questura. Nel frattempo ogni promessa è stata tradita: non è stata trovata una soluzione per gli sgomberati da Curtatone e Cinecittà, non è stato aperto il Ferrhotel come centro di primissima accoglienza, non si sono fermati gli sgomberi di occupazioni abitative.
 Le politiche sociali sono completamente assenti in questa città e gli effetti si vedono sulla pelle delle persone che ci vivono, siano esse romane, italiane, straniere o solo di passaggio".

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