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Politica Ponte Mammolo / Via delle Messi D'Oro

Ponte Mammolo, dopo lo sgombero scoppia la polemica sull'accoglienza

Il Campidoglio assicura: "Troveremo una sistemazione per tutti". Ma l'associazone Medu punta il dito: "Temiamo non ci sia posto per tutti nei centri. E' uno sgombero vergognoso"

“Troveremo una sistemazione per tutti”. Dopo lo sgombero di questa mattina dell'insediamento abusivo di via delle Messi d'Oro a Ponte Mammolo, dove vivevano circa 200 persone, le rassicurazioni vengono direttamente dall'assessore alle Politiche Sociali Francesca Danese e dal presidente del IV municipio Emiliano Sciascia. “Stiamo smantellando un ghetto” hanno scritto riferendosi all'agglomerato di baracche e roulottes smantellato questa mattina dalle ruspe. Lo stesso che, a sorpresa, Papa Francesco aveva visitato a febbraio per vedere con i propri occhi le condizioni di vita di queste persone.

E se nei giorni scorsi, spiegano sempre dal Campidoglio, ci sono stati incontri con i residenti per informare dello sgombero e per trovare soluzioni adeguate per tutti, questa mattina le braccia meccaniche delle ruspe e le tensioni con le forze dell'ordine hanno fatto rumore e sollevato un inevitabile strascico di paure e polemiche. “Nessuno sa dove andare e temiamo che non ci sia posto per tutti nei centri di accoglienza” l'allarme di Alberto Barbieri dell'associazione Medu (Medici per i Diritti Umani). "E' uno sgombero vergognoso, fatto nel peggiore dei modi possibili. I poliziotti hanno chiesto ai migranti di portare via tutto quello che avevano in dieci minuti”.

Dall'assessorato alle Politiche Sociali e dal municipio in un comunicato spiegano però come, nei precedenti dieci giorni,  c'è stato un lavoro per assicurare a tutti una soluzione alternativa. “Per tutti  ci siamo attivati per indicare una soluzione praticabile dopo un incontro con loro, la scorsa settimana, organizzato  con la Parrocchia di Santa Maria del Soccorso, che ci è servito per dimensionare l’intervento e per informare le persone dell’imminenza dell’operazione di sgombero” si legge nella nota. “Un primo gruppo di persone di origine eritrea si è già trasferito in un centro per rifugiati. Donne  (una delle quali sofferente di una cardiopatia importante) e bambini avranno una sistemazione in situazioni protette” continua. “L’assessorato e il dipartimento sono presenti sul luogo con assistenti sociali, due unità operative della Sala operativa sociale e personale dell’Ufficio immigrazione”.

L'operazione non è stata semplice. Anche l'assessore, questa mattina, ha chiesto uno stop alle ruspe: “L’intervento dell’assessore per sospendere temporaneamente il lavoro delle ruspe ha consentito di attenuare la tensione e il recupero di documenti preziosi per le persone che stiamo trasferendo”. Aggiunge il presidente Sciascia:  "Come Municipio abbiamo segnalato da tempo la necessità di trovare una soluzione alternativa per queste persone,  addirittura con una mozione votata all'unanimità dal consiglio municipale. Adesso dobbiamo lavorare insieme all'Assessorato affinché si possano trovare soluzioni stabili per tutte le persone che ne hanno diritto”. 

Medu punta il dito contro l'operazione. Denuncia Alberto Barbieri: “Ora stiamo negoziando con il Comune perché queste persone non sanno dove andare. Abbiamo paura che i posti nei centri d'accoglienza di Roma non siano sufficienti per accogliere tutti. Alcuni di loro sono scappati per paura e ora sono dispersi. Non ce ne andremo finché tutti non avranno una sistemazione adeguata”.

Pieno sostegno al lavoro dell'assessore Danese è stato espresso in una nota dai capigruppo di maggioranza Fabrizio Panecaldo (Pd), Luca Giansanti (LcM) e Massimo Caprari (Cd): “Basta ghetti nella nostra città”. Per i consiglieri “bisogna avviare politiche di superamento dei campi attraverso progetti capaci di dare uno sbocco vero alle persone, finalizzati al loro inserimento sociale, che siano in grado di sottrarle alle logiche ricattatorie e violente dei clan, all'induzione coattiva alle attività illecite, all'esposizione a condizioni igienico-ambientali degradate e degradanti”. Infine, dopo gli auguri di pronta guarigione alla vigilessa rimasta ferita, l'auspicio continuare sulla stessa strada con “un intervento pianificato e realizzato dall'amministrazione in questa logica: coinvolgere tutte le istituzioni, dalla Prefettura ai servizi sociali, dalla Croce rossa ai medici della Asl, dalle parrocchie del quartiere alle associazioni di volontariato, per trovare una risposta e una sistemazione degne di una capitale dell'accoglienza come Roma, e nel rispetto di regole valide per tutti”. 

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