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Sgomberi, vertice in Regione con il Campidoglio: "Case alternative per l'occupazione di via Carlo Felice"

Gli alloggi messi a disposizione dalla proprietà, Ater e Comune

Dal Campidoglio è stato definito uno “sgombero soft”: prima vanno individuate le case alternative, poi gli occupanti potranno lasciare il palazzo. È questa la strada sulla quale Regione e Comune si sono incamminati per quello che potrebbe diventare il primo sgombero della capitale dopo la circolare voluta da Matteo Salvini: quello del palazzo di Carlo Felice 69, a San Giovanni, di proprietà di Bankitalia. 
Il piano è stato affrontato nel pomeriggio nell’incontro tra l’assessore alle politiche abitative regionale Massimiliano Valeriani e i colleghi di casa, politiche sociali e urbanistica capitolini, Rosalba Castiglione, Laura Baldassarre e Luca Montuori.

Le 24 famiglie che attualmente vivono nello stabile, circa 90 persone in totale, dovrebbero essere sistemate in tre diverse soluzioni alloggiative: 5 o 6 case messe a disposizione dalla proprietà non molto distante dall’attuale collocazione, nel quartiere Esquilino; altri 4 o 5 alloggi verrebbero dal patrimonio disponibile dell’Ater, quindi al di fuori degli immobili di edilizia residenziale pubblica; la parte restante verrebbe dal Campidoglio tramite il sistema dei Sassat, il Servizio di assistenza e sostegno socio alloggiativo pensato dal Comune di Roma come servizio sostitutivo dei residence per l’emergenza abitativa, della durata di due anni. Tutte le assegnazioni sarebbero temporanee nella speranza che nel frattempo qualcuno riesca a trovare una sistemazione definitiva grazie alla graduatoria per una casa popolare alla quale sono tutti iscritti o addirittura possa iniziare a potersi pagare un affitto autonomamente. Non è chiaro, invece, che fine farà il centro sociale Sans Papiers che trova spazio all'interno. 

La strada è tutta in salita. A partire dal fatto che una delle tre soluzioni prospettate ancora non esiste: l’avviso di interesse con il quale l’amministrazione capitolina punta a reperire alloggi per creare i Sassat chiuderà il prossimo 21 settembre e per l’apertura delle buste e la valutazione delle offerte servirà qualche altra settimana. Senza considerare il rischio di replicare quanto accaduto con il primo avviso che ricevette solo due offerte giudicate non valide dalla commissione. L’impiego dei Sassat per gli sgomberati, inoltre, potrebbe dover richiedere ulteriori avvisi per il reperimento di alloggi. Quello attuale è da 500 posti e solo nei residence in via di chiusura 512 famiglie sono state giudicate ammissibili e altre centinaia, finite tra le circa 700 escluse, sono pronti a fare ricorso in quanto denunciano irregolarità. 

Tra 15 giorni Regione e Comune si incontreranno nuovamente per aggiornarsi sullo stato di avanzamento in merito al censimento delle 24 famiglie di via Carlo Felice con l’obiettivo di arrivare a svuotare il palazzo entro la fine di settembre. L’intenzione della Regione è quella di rendere lo sgombero di Carlo Felice un “modello” replicabile anche per altre occupazioni. “Per evitare altre piazza Indipendenza”. Il ‘caso’ di Carlo Felice, però, è sui generis: nello stabile vivono solo 24 famiglie e la proprietà si è messa a disposizione per contribuire a trovare un’alternativa. Se ne parlerà anche domani al tavolo del Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica in programma in Prefettura dove però la lista degli immobili che potrebbero essere ‘svuotati’ a breve è un po’ più lunga. 

In cima alla lista figurano anche l’immobile di via Costi dove vivono in condizioni precarie circa 150 persone, prevalentemente provenienti dall’Africa e dalla Romania; lo stabile in via Collatina 383, abitato da oltre 300 persone, anche in questo caso provenienti prevalentemente dall’Africa; e infine l’ex fabbrica della penicillina all’interno della quale negli ultimi anni è cresciuta una sorta di baraccopoli all’interno della quale vivono oltre 500 migranti.  

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