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Sgombero? No, liberazione concordata. Da via Carlo Felice Roma lancia un nuovo modello anti Salvini

Concluso il trasloco, Raggi rivendica la bontà dell'operazione: "Abbiamo scritto una pagina senza precedenti nella storia di questa città". La proprietà dello stabile: "Nuovo modello per gli sgomberi della Capitale"

L'operazione di liberazione del palazzo occupato di via Carlo Felice apre ad un nuovo modello per gli sgomberi della Capitale. Virginia Raggi ieri, recandosi nello stabile di San Giovanni, ha rivendicato l'operazione. Lo ha fatto con parole che, pur non citando mai direttamente Matteo Salvini, pongono un'evidente modello alternativo alla linea dura, quella degli sgomberi anche senza alternative, proposta dal ministro degli Interni. Un modello promosso dalla Regione Lazio, condiviso da tutte le istituzioni coinvolte, riunite per mesi in una cabina di regia con l'obiettivo del ripristino della legalità senza però calpestare i diritti delle persone.

Facciamo un passo indietro e proviamo a spiegare. L'immobile di via Carlo Felice 69, occupato dal 2003, era stato inserito tra quelli da sgomberare. Comune, Regione Lazio e i proprietari dell'immobile però hanno scelto una strada diversa. La Sidief ieri l'ha definita "liberazione concordata". In cosa consiste? Si è scelto di non usare la forza pubblica e di utilizzare la strada del dialogo. Ne è nata una lunga trattativa che ha portato ai risultati di questi giorni. 

Per tutte le famiglie che vivono all’interno dell’edificio è stata prevista una sistemazione alternativa. Famiglie che si caratterizzano per essere in Italia da molti anni, radicate e conosciute nel quartiere, integrate con i residenti. "Contemporaneamente la liberazione del palazzo", spiega la proprietà, "consentirà di iniziare subito i lavori per la messa in sicurezza e di procedere quindi a una ristrutturazione completa dell’edificio storico di 4.500 metri quadrati su sei piani".

In totale, sono state trasferite 62 persone. 8 single e 4 coppie sono finite nelle strutture di Roma Capitale. Le restanti 46, di cui 19 minori, sono state suddivise tra le case dell’Ater e quelle messe a disposizione da Sidief. Le famiglie “più vulnerabili”, con un punteggio più alto in base ai parametri socio-economici stabiliti dal Comune, sono state allocate negli alloggi di Bankitalia dove pagheranno solo le utenze. Le altre negli alloggi del patrimonio disponibile dell’Ater, ma non Erp, dove pagano un affitto a canone calmierato in base all’Isee. Nella struttura comunale non si paga niente. Tutte hanno sottoscritto un contratto di due anni. In ogni caso è stata obbligatoria l'adesione al progetto di inclusione sociale messo in campo dal Comune di Roma.

Tutto ha funzionato, non c'è stato nessuno show, nessuna azione di forza, per un caso che ora vuole diventare una prassi. Dalla Regione fanno infatti sapere che si "sta lavorando per estendere questo modello anche ad altre occupazioni". L'assessore Massimiliano Valeriani "auspica che si possa proseguire su questa strada di buon senso. Insieme ai parametri giuridici, infatti, bisogna tener conto anche degli impatti sociali e della disponibilità dei privati".

E ieri la sindaca Raggi ha rivendicato quanto messo in campo: "Garantire il rispetto dei diritti umani e la tutela della proprietà privata. Grazie a questa formula è stato condotto il trasferimento di chi viveva in un immobile occupato abusivamente da 15 anni nel centro di Roma. Lo abbiamo restituito ai legittimi proprietari e nello stesso tempo abbiamo sottratto 62 persone da una situazione che ne metteva fortemente a rischio l'incolumità: infatti il palazzo ha numerose criticità sotto il profilo statico e strutturale".

Dopo aver ringraziato tutti i soggetti coinvolti nell'operazione (la Prefettura di Roma, la Regione Lazio, il Municipio I, la Sidief Spa (proprietaria dell'immobile), l'Assessora alla Persona, Scuole e Comunità Solidale di Roma Capitale Laura Baldassarre, l'Assessora al Patrimonio e alle Politiche Abitative di Roma Capitale Rosalba Castiglione, il Dipartimento Politiche Sociali di Roma Capitale e i ragazzi della Sala Operativa Sociale di Roma Capitale), la sindaca ha parlato di "una pagina senza precedenti nella storia di questa città. Per tutte queste famiglie si apre un nuovo capitolo in cui potranno costruirsi una vita migliore. Lo abbiamo dimostrato con i fatti: un nuovo modello in cui contemperare legalità, sicurezza per tutti e rafforzamento dei diritti umani è possibile".

La Sidief, proprietaria dell'immobile, in linea con la sindaca Raggi parla di nuovo “modello” per gli sgomberi della Capitale. Mario Breglia, Presidente di SIDIEF ringrazia tutti gli enti coinvolti: "Un ringraziamento speciale va alla Presidente del Municipio I, Sabrina Alfonsi e all’Assessore alle Politiche Sociali e Servizi alla Persona, Emiliano Monteverde, all’Assessore alle Politiche abitative della Regione Lazio, Massimiliano Valeriani, all’Assessore alla Persona, Laura Baldassarre e all’Assessore al Patrimonio e Politiche abitative, Rosalia Alba Castiglione, del Comune di Roma. Siamo soddisfatti di aver partecipato ad un progetto che potrà rappresentare un modello per altre situazioni simili, dove le famiglie non vengono ‘sgomberate’, ma accompagnate verso una sistemazione dignitosa".

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