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Castel Romano, sgombero del campo rom entro sette giorni: "Famiglie in strada. Pronti ad azioni legali"

Notificata alle famiglie l'ordinanza emessa da Raggi lo scorso 12 febbraio. Entro una settimana è previsto l'allontanamento delle persone, o spontaneo o con un'azione di sgombero forzato

Entro sette giorni da ieri, martedì 23 febbraio, le famiglie dovranno lasciare il campo. Entro il 2 marzo i circa 80 rom che abitano l'area F e area ex Tor Pagnotta di Castel Romano, la baraccopoli sulla via Pontina, saranno costretti ad abbandonare il loro tetto. E se l'allontanamento non sarà spontaneo, come altamente probabile in mancanza di alternative abitative concrete, interverrà il Comune con le ruspe e uno sgombero immediato o il privato proprietario del terreno, a sua volta obbligato dall'ente locale a rimuovere i container.

A stabilirlo è l'ordinanza emessa dalla sindaca Virginia Raggi lo scorso 12 febbraio, che RomaToday ha potuto visionare, e che proprio nella giornata di ieri è stata notificata ai singoli nuclei familiari che l'hanno contro firmata. Dove finiranno le famiglie? "Gettare in strada 77 persone dando un tempo strettissimo per reperire soluzioni alternative è una mossa che non può che essere letta in chiave di consenso elettorale" tuona Carlo Stasolla, presidente dell'associazione 21 Luglio, pronto ad avviare azioni legali contro il Comune. Ma capiamo meglio. 

Cosa prevede l'ordinanza

Il provvedimento del Campidoglio prevede la liberazione dell'area dalle 77 persone rilevate nelle porzioni di campo denominate come area F e area ex Tor Pagnotta "al fine di scongiurare rischi per la salute e la sicurezza degli occupanti" si legge nel testo. E "far cessare così l'inquinamento ambientale determinato dalle rilevate criticità del sistema di fito-depurazione e consentire successivamente la bonifica, le attività di manutenzione e il ripristino dei luoghi". Inquinamento a parte ci sarebbe anche un problema di altra natura. "Esiste il concreto rischio - è specificato nell'ordinanza - del ripetersi da parte degli abitanti delle zone limitrofe al campo dell'organizzazione di proteste e manifestazioni che boccano come già verificatori la viabilità della via Pontina con grave pregiudizio per la sicurezza e la circolazione stradale". 

L'atto firmato dalla sindaca intima anche al proprietario dell'area di comunicare al Campidoglio, sempre entro sette giorni da ieri, un cronoprogramma per la rimozione delle baracche, ed entro altri sette giorni di procedere con la loro "rimozione definitiva per prevenire ulteriori occupazioni". Il che significa che se anche non fosse il Comune a sgomberare l'area, ne è comunque stato obbligato il privato. 

Uno sgombero rimandato da mesi

Un'azione che il Campidoglio su Castel Romano aveva in programma da mesi, già promessa entro lo scorso settembre a seguito di un'ordinanza regionale che, sempre a fronte delle condizioni di inquinamento generali riscontrate sul campo e valutate dalla Asl come un pericolo per la salute pubblica, aveva chiesto a Raggi un'accelerazione sulle operazioni di chiusura dell'intera baraccopoli. Questione che si è fatta poi più urgente con il sequestro dell'intero campo, sempre la scorsa estate, da parte del Tribunale di Roma, per reati ambientali commessi all'interno. 

Uno sgombero promesso entro lo scorso settembre ma rallentato dall'emergenza covid in corso. Le attività legate allo sgombero, sostiene il Comune, erano già state pianificate ma, si legge nell'ordinanza, "hanno subito inevitabilmente un brusco rallentamento per effetto dell'emergenza sanitaria da covid-19 e delle conseguenti misure restrittive adottate dallo Stato per contenere e gestire l'epidemia". Il riferimento va allo stop a sfratti e sgomberi prorogato di decreto in decreto fino al 31 dicembre 2020. Scaduto il termine ora il Campidoglio può agire. Quel che continua a non essere chiaro è che fine faranno le famiglie interessate. 

Che fine fanno le famiglie sgomberate

Sempre l'ordinanza di cui sopra prevede "di incaricare l'Ufficio speciale rom, sinti e caminanti di procedere con i percorsi di inclusione di cui al piano rom, e di incaricare il Dipartimento politiche sociali per il tramite della Sala operativa sociale di fornire supporto in caso di esecuzione coattiva del presente provvedimento all'attività di allontanamento delle persone presenti nell'area con le consuete risorse del circuito di accoglienza". 

I percorsi del piano rom, quello approvato dalla giunta Raggi nel 2017, secondo quanto ricostruito da RomaToday, non sarebbero però stati prospettati nel tempo se non a un paio di famiglie. Parliamo del buono affitto per la ricerca di una casa sul mercato privato, le case popolari, il rimpatrio volontario assistito. Secondo quanto riferisce il Comune, sarebbero stati trovati comunque degli immobili destinati, ma non sono note nè destinazione nè tipologia. 

A inizio anno, proprio a tal fine, era stato emanato un bando con uno stanziamento di circa 91mila euro per cercare alloggi anche eventualmente in hotel o b&b rimasti chiusi per la pandemia. La copertura però era solo per 20 persone. Altro appalto dello scorso dicembre, dedicato a tutti i campi della Capitale e del valore di 1 milione e 785mila euro, era stato pubblicato per cercare con urgenza appartamenti adatti a ospitare i nuclei familiari in uscita dalle baraccopoli. Due lotti su tre però sono andati deserti. E anche qui si parlava di un massimo di 20 persone per lotto. 

"A fianco dei rom, pronti ad azioni legali"

"Solo in chiave di consenso elettorale può essere letta la decisione dell'amministrazione di gettare in strada 77 persone dando un tempo strettissimo per reperire soluzioni alternative" dichiara il presidente dell'Associazione 21 Luglio Carlo Stasolla, da tempo. "Si tratta di famiglie che hanno presentato domanda di casa popolare e che a più riprese, con manifestazioni sotto il Campidoglio, hanno cercato invano un'interlocuzione con le autorità locali. Associazione 21 luglio si colloca pertanto al loro fianco in una battaglia che, come stiamo valutando, potrà svolgersi anche con azioni legali a tutela dei diritti delle persone coinvolte. All'amministrazione riconosciamo, per l'ennesima volta, un'incapacità gestionale che ogni volta supera qualsiasi forma di immaginazione".

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