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Sgomberi, Alfonsi e Del Bello in campo con un censimento: "Non lasciamoli per strada"

Presentata dalle minisindache del I e del II municipio la fotografia delle occupazioni di via Carlo Felice e di viale del Policlinico

80 persone nello stabile di via Carlo Felice a San Giovanni. 29 famiglie, 19 minori. 117 in quello di viale del Policlinico, 44 famiglie, 25 minori. Sono solo alcuni dei dati del censimento effettuato dalle presidenti del I e del II municipio, Sabrina Alfonsi e Francesca Del Bello, all'interno delle due occupazioni abitative in cima alla lista delle 5 con priorità di sgombero elaborata dall'ex commissario cittadino Francesco Tronca. Gli sgomberi sono sul tavolo da mesi e sono stati al centro di diversi incontri in Questura e in Prefettura ai quali hanno partecipato sia i rappresentanti municipali sia il delegato alla Sicurezza del Campidoglio Marco Cardilli. Così nelle scorse settimane è stato effettuato il censimento dei presenti da parte degli organismi capitolini preposti, alla presenza della Sala operativa sociale e con la fondamentale mediazione dei municipi. Così ieri le minisindache hanno presentato la fotografia emersa dal lavoro svolto.

Via Carlo Felice

Nello stabile di via Carlo Felice, occupata da Action, abitano circa 80 persone, molte delle quali italiane. Dei 29 nuclei familiari 22 sono in attesa di una casa popolare. I 19 minori frequentano tutti le scuole del Municipio: Di Donato, Cavour, Carducci, Conteverde, Confalonieri, Darwin, Duca D'Aosta, Binghi. Dieci sono disoccupati, 2 invalidi, 7 le persone seguite dai servizi sociali. "Alcune di queste famiglie vivevano con contratti di equo canone, sono state sfrattate e sono finite in mezzo alla strada" ha raccontato Sabrina Alfonsi all'agenzia Dire. "Sono tutte famiglie che hanno fatto la domanda di casa popolare, non stanno togliendo oggi la casa a nessuno. Come I municipio abbiamo deciso di fare questo censimento che non è un'identificazione e basta ma serve a sapere se i bambini che sono qui vanno a scuola, come sono composte le famiglie, se hanno il medico, se hanno fatto le domanda di casa popolare". Al piano terra dello stabile di via Carlo Felice, inoltre, si trova da ormai oltre 10 anni il centro sociale Sans Papiers, al quale Romatoday ha dedicato un articolo in ottobre, che con un eventuale sgombero sparirebbe. 

Viale del Policlinico

Nella palazzina di viale del Policlinico, occupata da Blocchi precari metropolitani e Coordinamento cittadino di lotta per la casa, vivono 117 persone, 44 famiglie in totale, 25 minori. "Ci sono persone che vivono lì da 7 anni: c'è un livello di integrazione molto elevato con il territorio: i bambini vanno nelle scuole, i genitori per lo più lavorano" le parole di Francesca Del Bello. "Si tratta di situazioni di fragilità economica, persone con redditi molto bassi che non si possono permettere un affitto in case private. Infatti hanno tutti fatto richiesta per una casa popolare. Sono tutti regolari, molti stranieri ma anche italiani, diciamo che sono a tutti gli effetti cittadini del secondo municipio. Molti bambini sono nati proprio all'interno di quell'occupazione". 

I censimenti

Un passaggio delicato quello del censimento, considerato il primo passo per poter organizzare una soluzione alternativa in caso di sgombero. Un passaggio che il Comune non era riuscito ad effettuare prima delle operazioni portate avanti dalle forze dell'ordine ad agosto in via Quintavalle e di via Curtatone che sono stati effettuati senza soluzioni alternative sul piatto. E anche nel caso di via Carlo Felice e di via del Policlinico è stata necessaria la mediazione dei municipi. I palazzi erano infatti stati dichiarati pericolanti ed inseriti nella lista dei primi da sgomberare stilata dall'ex commissario cittadino Francesco Paolo Tronca. Ma sopralluoghi della Commissione sicurezza stabili privati del dipartimento Urbanistica, hanno confermato le minisindache, "li hanno dichiarati non a rischio crollo". Sul palazzo di viale del Policlinico pende anche una sentenza del Tar "in base alla quale bisognava verificare la stabilità dell'immobile perché la proprietà aveva sostenuto che si trattava di un immobile pericolante e quindi poteva esserci un problema per l'incolumità degli abitanti". 

Lo scontro sulle alternative

Il nodo è anche politico. Alfonsi richiama la circolare emanata dal Viminale che, dopo il caos dello sgombero di via Curtatone, ha chiesto agli enti locali maggior coordinamento per trovare preventivamente alternative. La posizione dei municipi dem diverge dall'ipostazione assunta dal Campidoglio. "Se e come è giusto che questo palazzo venga liberato e riportata qui la legalità, è giusto che queste persone trovino una soluzione definitiva se no noi ci metteremo nuclei familiari con bambini piccoli, con uno nato appena 10 giorni fa, in mezzo alla strada". Per l'assessore alle Politiche sociali del I Municipio, Emiliano Monteverde, "qui il tema è quello della casa. Non c'è una strategia di lungo periodo per le migliaia di romani e immigrati che in questa città cercano un alloggio dignitoso". 

Il Campidoglio a Cinque Stelle, invece, non vuole mettere in campo soluzioni alternative che rientrino nell'ambito delle 'politiche abitative', "la priorità è lo scorrimento delle graduatorie per l'accesso ad una casa popolare" la linea esplicitata più volte, e punta a dare una risposta di natura assistenziale solo alle cosiddette fragilità. Con una procedura negoziata aperta a tutte le realtà che già si occupano di accoglienza il dipartimento Politiche Sociali ha lavorato per reperire 100 posti destinati a famiglie, superando così la separazione dei nuclei imposta dall'organizzazione delle strutture capitoline. Ha risposto però solo la Croce Rossa, che presso il suo centro di accoglienza di via Ramazzini ha montato dei container di plastica Ikea che hanno sollevato una vera e propria ondata di indignazione tra senza casa, movimenti e sindacati. 

"Qui ci sono tutte persone che hanno fatto domanda per una casa popolare e ne hanno i requisiti previsti dalla legge" ha spiegato, a margine della conferenza stampa, Andrea Alzetta, ex consigliere capitolino e esponente di Action. "Noi stiamo rivendicando la legalità perché per la Legge 12 del 98 e anche per la Delibera regionale del 2013 queste persone hanno tutte diritto ad una casa, invece la Raggi le vuole mettere nelle baracche che ha 'comprato/appaltato' alla Croce Rossa. Parliamo di 50 baracche che sono state fatte per i conflitti in Ciad e in Siria, ma a me non risulta che Roma sia stata bombardata e a via Ramazzini hanno montato 50 baracche per ospitare 100 persone che verranno sgomberate. Questa é una soluzione sotto i livelli di civiltà, di un razzismo istituzionale nei confronti dei poveri, inaccettabile".

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