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Via Quintavalle, sgomberati ancora in strada dopo un mese: "Accettino il censimento"

Per i senza casa è una "questione abitativa". Ma l'accoglienza del Comune è per le fragilità

Domenica sarà passato un mese. Un mese esatto da quel 10 agosto quando, dopo lo sgombero del palazzo occupato in cui vivevano in via Quintavalle, la sessantina di famiglie rimaste senza casa decise di rifugiarsi nella basilica dei Santi Apostoli, accampandosi nel portico dell'edificio religioso. "Aspetteremo qui una risposta dalle istituzioni", dissero quella sera mentre con coperte e i pochi averi rimasti si attrezzavano per passare la prima notte per terra. Ma a distanza di un mese il braccio di ferro dell'amministrazione guidata da Virginia Raggi con gli occupanti non ha ancora portato a una soluzione.

Oggi l'assessora alle Politiche Sociali Laura Baldassarre ci ha riprovato. Si è ripresentata in piazza Santi Apostoli cercando di convincere le famiglie ad accettare di farsi censire con l'obiettivo di offrire, valutando caso per caso, un posto nei centri del Comune alle cosiddette fragilità. Donne, bambini, anziani e disabili. "Il censimento è la condizione imprescindibile per accertare con esattezza quanti uomini, donne e bambini si trovano lì e per verificare la situazione peculiare di ogni persona in modo da poter poi garantire loro una proposta alternativa" ha scritto in una nota l'assessora. "Ribadisco quindi l’invito ad accettare così da poter avviare un percorso. Restiamo in attesa della loro risposta". 

Alla visita di oggi si è aggiunto anche il Garante dell'Infanzia e dell'Adolescenza della Regione Lazio Jacopo Marzetti. "La sinergia istituzionale con Roma Capitale è fondamentale per risolvere questa situazione. E’ assolutamente necessario che venga effettuato il censimento, affinché i minorenni possano ricevere adeguata tutela: non è più accettabile che prosegua la loro permanenza all’interno di tende tra la strada e il porticato. Mi appello al senso di responsabilità di tutti i nuclei familiari e delle istituzioni" ha scritto nella nota. 

La proposta, però, è già stata rigettata a più riprese dagli ex occupanti innescando un vero e proprio braccio di ferro tra l'amministrazione a Cinque Stelle e le famiglie sgomberate. La posizione del Comune è ferma: le case vanno solo a quanti sono regolarmente iscritti nelle graduatorie per l'assegnazione di una casa popolare; nessuna concessione agli occupanti, solo le 'fragilità', così "come prevede la legge", hanno diritto ad un posto nei centri del Comune. "Non accettiamo divisioni", nè all'interno delle famiglie (generalmente una soluzione è offerta a donne e bambini ma non ai padri), nè tra gli sgomberati, la posizione dei senza casa. "Vogliamo un censimento che porti ad una risposta complessiva, volta ad individuare le condizioni di tutti coloro che hanno diritto ad una casa popolare, iniziando ad applicare la delibera regionale che stanzia risorse per reperire alloggi che diano una risposta anche alle occupazioni". 

Il problema, in sintesi, per chi da un mese si trova a dormire per strada, è di tipo abitativo. Non è così per il Campidoglio che vede la sua neo assessora capitolina alla Casa, Rosalba Castiglione, in silenzio sulla questione. 

La dinamica è simile anche per i rifugiati dal palazzo di via Curtatone, con la differenza che subito dopo lo sgombero le famiglie vennero censite. Sulle 107 fragilità individuate, 76 hanno accettato di andare nei centri comunali.  Ai rimanenti, dopo che anche il presidio in piazza Madonna di Loreto è stato sgomberato, nel corso di un incontro tra una delegazione di rifugiati e l'assessora, è stata avanzata la stessa proposta. Per tutti gli altri la strada.

Intanto la stagione degli sgomberi sembra non essere terminata. Il Viminale, dopo i fatti di Piazza Indipendenza, ha emesso una circolare con cui ha chiesto maggiore collaborazione agli enti locali "per coordinare meglio le politiche di ordine pubblico con quelle sociali". Basta sgomberi senza un paracadute per il più deboli, l'intento. E le alternative, si legge nel documento, possono essere trovate mappando gli immobili pubblici vuoti o utilizzando quelli confiscati alla criminalità organizzata.  

Il dialogo tra il Campidoglio e la Regione è aperto. In cima alla lista c'è la questione dell'utilizzo dei fondi stanziati grazie alla delibera regionale per l'emergenza abitativa che il Comune a Cinque Stelle vorrebbe utilizzare solo per far scorrere le graduatorie Erp, escludendo di fatto occupazioni e residence. La Regione si è detta "disponibile ad esaminare le proposte" e "valutare eventuali modifiche" si è letto in una nota. Parallelamente il Comune vorrebbe trovare nuovi finanziamenti per aumentare la capacità del sistema di accoglienza. Nel quadro di "presa in carico delle fragilità" potrebbero rientrare anche i cosiddetti Sassat, il Servizio di assistenza e sostegno socio-alloggiativo temporaneo, che sostiuiranno i Caat, e fin'ora destinati solo alle famiglie che vivono nei residence. Anche questa, categoria che attende risposte di tipo 'abitativo', la "casa popolare promessa al momento del nostro ingresso", con la delibera regionale. 

Per il Movimento per il diritto all'abitare l'appuntamento è per lunedì mattina alle 11 fuori dalla Regione. "Nessuna modifica alla delibera regionale" dicono gli attivisti che chiedono: "La Regione non può sottrarsi agli impegni presi in tema di emergenza abitativa". 

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