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Mercoledì, 24 Aprile 2024
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Sfrattata l'attività di famiglia: si incatena davanti alla storica lavanderia di via di Ripetta

Lo spazio, prima di proprietà comunale poi regionale, è stato cartolarizzato. Poi, il 28 giugno scorso, lo sfratto. Oggi la visita dell'ufficiale giudiziario per l'inventario dei macchinari ancora presenti all'interno

Si è incatenata all'ingresso della tintoria di famiglia all'apice di una lunga vicenda che ha lasciato lei senza lavoro e la centralissima via di Ripetta senza una delle sue attività storiche. Un gesto “estremo” per fermare l'ennesima visita dell'ufficiale giudiziario che ha fatto scattare anche l'intervento delle forze dell'ordine. “Sono qui per chiedere giustizia dopo quasi dieci anni di calvario” ha raccontato a Romatoday Floriana Apicerni che ha ereditato l'attività di 'tintolavanderia' dai nonni. 

Floriana è senza lavoro dal 28 giugno quando lo sfratto a suo carico è diventato esecutivo. “La visita dell'ufficiale giudiziario di questa mattina era finalizzata ad effettuare un inventario dei macchinari presenti all'interno” spiega Floriana che nella vicenda è seguita dallo studio dell'avvocato Vincenzo Perticaro. “Macchinari pesanti, di difficile rimozione, come quello per il lavaggio a secco che è addirittura cementato al pavimento” continua con la voce rotta dall'agitazione, infreddolita, dopo aver passato diverse ore legata alla saracinesca chiusa di quella che fino a poco tempo fa era la sua attività. 

Oggi l'ultimo atto di una lunga storia. Una storia iniziata ufficialmente nel 1962, “anche se l'attività di mio nonno iniziò prima” precisa Floriana. “La più antica tintoria di Roma” che non è sopravvissuta al processo di vendita di una serue di stabili pubblici. L'immobile, infatti, inizialmente di proprietà di un ente ospedaliero ormai sciolto, l'Irasps, venne trasferito nel patrimonio del Comune di Roma. Da qui, nel 2001, alle Asl del Lazio. La vendita di una serie di immobili, tra cui anche questo, da parte della Regione Lazio e delle Asl regionali viene avviata nel 2002. Per la vendita gli immobili vengono affidati ad un fondo immobiliare.

“Avrei voluto esercitare il diritto di prelazione e acquistare l'immobile ma la cessione d'azienda avvenuta nel 2006, con la quale mia nonna mi ha lasciato l'attività, non è stata riconosciuta". Il motivo? "Nel febbraio del 1994 il Comune di Roma aveva comunicato la volontà di non procedere al rinnovo del contratto e così, a quella data, la locazione è stata considerata già scaduta”. Floriana avvia così una causa contestando “i tempi di tali comunicazioni, tali da rendere tacito il rinnovo del contratto” e rivendicando il suo diritto di prelazione ma il Tribunale prima e la Corte d'Appello poi respingono le sue richieste. Anche i tentativi di partecipare alla vendita all'asta non vanno a buon fine e nell'ottobre del 2006 l'immobile viene acquistato. 

Floriana Apicerni, attualmente, sta attendendo l'esito di un'altra causa la cui discussione è stata fissata nel gennaio del 2019. “Nel frattempo infatti è stato chiesto lo sfratto per morosità. In questo caso l'ho vinta e ho continuato a pagare l'indennità di occupazione. Ma una seconda causa per danni e per il rilascio del locale l'ho persa. L'appello è stato fissato al gennaio del 2019 e così la sospensiva allo sfratto non è stata concessa”. 

“Troppe volte gli inquilini vengono abbandonati dalle istituzioni senza essere tutelati” il commento dell'avvocato Vincenzo Perticaro. “Non avviene nemmeno in casi come questo, di fronte ad attività commerciali che sopravvivono in un contesto economico così degradato. Era un patrimonio dell'intera città, la prima lavanderia di Roma. Ed è stata massacrata dalla speculazione immobiliare”. 

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