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Le raddoppiano l'affitto e così un'anziana diventa occupante nella casa dove vive da 50 anni

La denuncia arriva da Asia Usb: "Un ente deputato all'assistenza agli anziani chiede lo sfratto di una donna di 84 anni gravemente malata". L'Isma (ex istituzione di beneficienza): "Rispettiamo quanto richiesto dal regolamento. Abbiamo anche offerto un'alternativa"

Riccarda ha 84 anni e da oltre 50 anni vive in un appartamento di proprietà di un’ex Istituzione pubblica di assistenza e beneficienza (Ipab), che ha come mission il sostegno agli anziani che si trovano in condizioni di disagio psico-fisico e sociale. Anche Riccarda è anziana, vive sola ed è gravemente malata, tanto che oltre a non poter camminare autonomamente necessita di continua assistenza medica e paramedica. Dopo 50 anni in questa casa in affitto nel quartiere Appio Latino, dal luglio del 2020 la sua condizione abitativa è diventata di colpo precaria: per rinnovare il contratto scaduto a giugno 2020 avrebbe dovuto accettare un canone raddoppiato, così lei è diventata occupante in quella stessa casa dove vive da una vita.

A denunciare la storia di Riccarda è il sindacato degli inquilini Asia Usb. A luglio del 2020 l’ente proprietario dell’appartamento, l'Istituto di Santa Maria in Aquiro (Isma), che insieme agli altri Ipab a gennaio 2020 è stato trasformato dalla Regione in Azienda pubblica di servizi alla persona, le ha proposto di rinnovare il contratto di locazione al doppio della cifra versata per anni: da 330 euro a 603. Il calcolo è il risultato del Regolamento sulle locazioni approvato dall'ente, sotto il controllo dei dipartimenti regionali competenti alla vigilanza degli Ipab, che fissa come riferimento i valori del mercato.

“Inutili sono state le richieste rivolte dal nostro avvocato, Marina Rossi, finalizzate a proporre il rinnovo del contratto di alle attuali condizioni”, spiega Angelo Fascetti, rappresentante legale di Asia Usb. Il 7 maggio 2021 l'Isma ha inviato una nuova comunicazione a Riccarda: dal momento in cui il contratto non è stato rinnovato e l'immobile locato non è stato lasciato “libero da persone e cose entro la data predetta”, Riccarda dovrà versare l’indennità di occupazione pari al canone di affitto maggiorato del 20 per cento: da 330 euro a 396. Gli arretrati sono pari a 726 euro. Il tutto, si legge, “nelle more di ulteriori azioni di questa amministrazione”. Un possibile sfratto. Un “assurdo” per Fascetti: “Un’azienda pubblica che assiste anche gli anziani finanzia la propria attività di beneficenza con l’aumento del 100% dell’affitto di una persona anziana e malata di 84 anni”.

Ieri, lunedì 17 maggio, il sindacato ha inoltrato all'assessora alle Politiche sociali della Regione Lazio, Alessandra Troncarelli, una richiesta di incontro urgente. Dalla Regione confermano che l’assessora ha ricevuto oggi la lettera e ha intenzione di convocare il sindacato per affrontare la situazione.

Contattato in merito da Romatoday, l’Isma ha voluto precisare che “i rinnovi contrattuali non si basano su parametri arbitrari ma sugli indici dell’Osservatorio del mercato immobiliare (OMI) del ministero dell’Economia, che il regolamento per la gestione del patrimonio ci impone”. Non solo. “La mancanza di rinnovo nei termini di legge genera di per sé l’applicazione dell’indennità di occupazione, nella misura del 20 per cento dell’ultimo canone”. Infine, l’Isma fa sapere di aver trasmesso al legale della signora “una possibile alternativa, consistente nell’offerta di servizi socio-assistenziali presso il nostro polo abitativo di via Isola Madre (a Montesacro, ndr), che ospita 14 anziani autosufficienti in miniappartamenti autonomi, dietro il versamento di una retta mensile di circa 160 euro”. 

Come si legge nella lettera inviata da Asia Usb alla Regione, questa proposta è stata rigettata perché Riccarda vive da oltre 50 anni nell’attuale residenza e lì “ha costruito una rete di assistenza sia medica che sociale che le garantisce la stabilità di cui ha bisogno una persona anziana e malata. La nostra assistita”, continua il sindacato, “non è in grado di poter cambiare abitazione e vive di una pensione appena sufficiente a pagarsi le cure”. Conclude il Fascetti: “Da sempre siamo impegnati nella battaglia per difendere il ruolo pubblico di questi istituti di beneficenza e la loro alta funzione sociale. Riteniamo ingiustificabile la gestione privatistica del patrimonio delle ex-Ipab e che questo contribuisca a colpire le persone socialmente più deboli e a creare nuove emergenze”.

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