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Venerdì, 19 Aprile 2024
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Dopo anni nei centri di accoglienza del Comune nessun futuro: Costica e i suoi bambini finiranno per strada

Venerdì 28 febbraio la Polizia locale ha notificato le "dimissioni" per tutto il nucleo familiare entro il 7 marzo

A meno di soluzioni dell’ultima ora, per Costica, la moglie e i tre figli di dieci, otto e sette anni, si avvicina il momento della strada. Venerdì scorso una pattuglia della Polizia locale si è presentata al centro di accoglienza di viale della Primavera, a Centocelle, e gli ha notificato il procedimento di sgombero emesso dall’Ufficio speciale Rom Sinti e Caminanti di Roma Capitale. Le “dimissioni”, questo il termine tecnico utilizzato, sono per “tutto il nucleo familiare” che entro sabato 7 marzo dovrà “improrogabilmente lasciare le stanze libere da persone e cose”.

Il progetto di accoglienza per la ventina di persone rom trasferite in fretta e furia nel centro di Centocelle, dopo le proteste contro l’apertura di un altro centro in via di Codirossoni, a Torre Maura, è stato già prorogato due volte e quindi termina qui. Secondo quanto appreso da Romatoday tutte le famiglie coinvolte hanno lasciato o dovranno lasciare la struttura. Tra loro Costica che, di fronte al rischio di tornare a vivere per strada, ha denunciato a Romatoday quanto gli sta accadendo e raccontato la sua vita in un articolo pubblicato la scorsa settimana.

Costica è cresciuto nell’orfanatrofio di Halaucesti, in Romania, uno dei tanti in cui migliaia di bambini sono sopravvissuti tra malnutrizione, freddo e malattie. La sua adolescenza l’ha passata per strada. Una volta in Italia, dopo aver conosciuto la moglie, ha vissuto per qualche anno a Torre Spaccata, in una delle roulotte di Sant’Egidio per poi essere trasferito, con i tre bambini nati nel frattempo, nei centri di accoglienza della Capitale. I cosiddetti ‘centri di raccolta’ creati apposta per i rom. Da via Salaria a via Amarilli. Da via Amarilli a via Toraldo. E poi ancora, da qui a via di Codirossoni, a Torre Maura, dove le proteste di gruppi di cittadini e di esponenti di estrema destra li hanno costretti a un trasferimento nel centro di viale della Primavera.

La storia di Costica e della sua famiglia: "Il 7 marzo finirò per strada"

Di trasferimento in trasferimento. Senza mai una casa vera in cui poter crescere i suoi figli, costretti a cambiare scuola, amici, punti di riferimento ogni volta. “Abbiamo sofferto molto in questi posti”, ripete spesso. Una via crucis senza possibilità di integrazione che rende la sua storia emblematica.

Dopo lo sfratto dalla roulotte di Sant’Egidio, a Tor Tre Teste, lui, la moglie, la suocera e i tre figli sono stati portati nell’ex cartiera di via Salaria, una struttura che l’Associazione 21 Luglio, organizzazione no profit che si occupa di diritti dei minori e discriminazioni, nel report Centri di raccolta spa descrive così: “5 capannoni industriali di 350 metri quadrati ciascuno privi di sufficiente areazione e senza adeguate pareti divisorie”. In questo luogo, gestito dal Consorzio Casa della Solidarietà, Costica e la sua famiglia sono rimasti circa 5 anni per un costo che, secondo i dati diffusi da Associazione 21 Luglio nel 2014, è di oltre 20 mila euro all’anno a famiglia.

Quando il centro di via Salaria ha chiuso, nell'agosto del 2016, Costica e la sua famiglia sono stati portati per qualche mese in una struttura in via Amarilli, gestito sempre dal Consorzio Casa della Solidarietà. Qui, sempre secondo i dati forniti dall’Associazione 21 Luglio, il costo a famiglia era addirittura maggiore, oltre 50mila euro all'anno nel 2013 e oltre 60mila nel 2014.

Costica e la sua famiglia si fermano per pochi mesi poi anche questo centro viene chiuso e lui viene trasferito in una struttura a via Toraldo, a Torre Angela, dove rimane per un paio di anni, fino alla primavera del 2019. Qui i costi, sempre secondo il report dell’Associazione 21 Luglio, si aggirano attorno ai 20mila euro all’anno per famiglia. Costica, sua moglie e i suoi bambini, che nel frattempo continuano a cambiare scuola, compagni di classe e punti di riferimento.

Arrivano in via di Codirossoni, a Torre Maura, in un centro gestito da Medihospes. Qui un gruppo di residenti e di esponenti di estrema destra manifesta contro la loro presenza costringendo il Comune a spostare il servizio in un altro centro. Costica e la sua famiglia finiscono così in viale della Primavera, in un centro sempre gestito da Medihospes, dove nel frattempo il Comune di Roma ha stipato anche una settantina di persone sgomberate dall’ex scuola occupata di Primavalle. Qui il costo è di 18 euro a testa al giorno più una spesa variabile di 10 euro al giorno. La spesa per mantenere Costica e la sua famiglia stipata in due stanze sfora i 3mila euro al mese.

L'accoglienza per Costica e la sua famiglia in questi anni è costata oltre 150 mila euro. La domanda per l’assegnazione di una casa popolare è stata avanzata all’inizio di febbraio 2020 quando Costica si è recato dal sindacato Unione inquilini per un sostegno nella compilazione dei documenti necessari ad essere inserito in graduatoria. Anche il riconoscimento di invalidità della moglie, costretta da molti anni a vivere su una sedia a rotelle, è stato ottenuto solo nell’ultimo anno trascorso presso il centro di viale della Primavera. Un contributo economico vitale per Costica che, fa sapere, fatica a trovare un lavoro sia perché deve seguire i tre figli e la moglie sia per condizioni di salute precarie che in passato l’hanno costretto anche al ricovero in ospedale.

“A pochi giorni di distanza dallo sfratto il Comune non ha ancora trovato una soluzione per una famiglia che presenta tutte le fragilità che si dice di voler tutelare”, commenta Silvia Paoluzzi di Unione Inquilini. “L’amministrazione della capitale di una delle sette potenze economiche del mondo non ha una soluzione per una famiglia con tre bambini. Dopo anni all’interno di un percorso che non li ha resi autonomi si sono dovuti rivolgere a un sindacato per una domanda di casa popolare che, forse, arriverà tra due anni”.

Carlo Stasolla, presidente dell’Associazione 21 Luglio, che ha conosciuto Costica e la sua famiglia diversi anni fa in uno dei tanti centri di raccolta, commenta: “La vicenda drammatica di questa famiglia non è solo riflesso del fallimento del Piano rom ma rappresenta anche tante altre storie con un unico denominatore: sino a quando i rom sono le "galline dalle uove d'oro" per cooperative e associazioni sostenute da amministratori pubblici, troveranno sempre accoglienza in spazi abitativi più o meno adeguati. Quando non lo sono più vengono buttati in strada senza ritegno alcuno”, dichiara. “Tutto questo è vergognoso e davanti a questo auspichiamo si possa assistere ad una mobilitazione di quanti si battono per i diritti degli ultimi nella nostra città. Da questo punto di vista noi, come Associazione 21 luglio, faremo la nostra parte a fianco di Costica e di quanti ogni giorno vedono i loro diritti violati dalla violenza istituzionale”. 

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