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Casa, dal 1 luglio riprendono gli sfratti: presidi e manifestazioni di sindacati e movimenti

Il 24 giugno alle 15 presidio dei sindacati Sunia, Sicet, Uniat APS e Unione Inquilini a piazza Montecitorio. Sabato 26 corteo di movimenti e Asia Usb sotto al ministero delle Infrastrutture

Dopo lo stop dovuto dalla pandemia, dal 1 luglio riprendono gli sfratti. Si riparte con l’esecuzione di quelli emessi prima del 28 febbraio 2020, mentre quelli scattati durante la pandemia verranno sbloccati in due tranches al 30 settembre 2021 e al 31 dicembre 2021. Secondo i sindacati degli inquilini solo a Roma sono coinvolte 15mila famiglie, 80mila in tutta Italia. 

Allarme e preoccupazione” è stata espressa dai sindacati Sunia, Sicet, Uniat APS e Unione Inquilini che il prossimo 24 giugno, alle ore 15, saranno in piazza a Montecitorio per chiedere una serie di misure per garantire il passaggio da una casa all’altra per le famiglie coinvolte. Mentre il primo decreto Sostegni ha sbloccato gli sfratti emessi prima della pandemia, prorogando tutti gli altri di pochi mesi, scrivono i sindacati, “anche il decreto Sostegni bis attualmente all’esame della Camera dei Deputati per la conversione in legge, non affronta questo nodo cruciale con il rischio che, in mancanza di radicali modifiche su questo punto, si profilerà un ulteriore gravissimo disagio sociale nelle città e nelle regioni alle prese con la campagna vaccinale per una uscita dalla pandemia”.

I sindacati hanno scritto a tutti i livelli istituzionali chiedendo “risposte rapide ed efficaci su proposte che da tempo abbiamo avanzato”. Tra queste c’è lo stanziamento di ulteriori risorse al fondo di sostegno all’affitto e per la morosità incolpevole; incentivi alla rinegoziazione dei canoni; ristori ai proprietari che subiscono il ritardo nei canoni; misure di graduazione delle esecuzioni degli sfratti, attraverso uno stanziamento adeguato e diretto ai Comuni nonché una ricognizione di alloggi pubblici disponibili; accelerare le procedure per erogare il contributo a fondo perduto destinato al proprietario che diminuisce l’affitto; avviare una cabina di regia con le forze sociali, rappresentative di inquilinato e proprietà, con Prefettura e Comune, per fornire soluzioni di accompagnamento sociale, “evitando il rischio di un conflitto sociale che può derivare da un massiccio ricorso ad esecuzioni forzate degli sfratti senza alternative per le famiglie estromesse”.

Proprio oggi Unione Inquilini di Roma incontrerà il prefetto di Roma, Matteo  Piantedosi, sul tema degli sfratti. “Saremo ricevuti in prefettura dopo mesi di appelli e richieste d'incontro e solleciteremo quanto ancora non è stato fatto dalle amministrazioni, dalla Sindaca e Prefetto. Ora, a pochi giorni dalla ripresa, come si riuscirà a garantire il passaggio di casa in casa?”, scrive Silvia Paoluzzi, segretaria di Unione inquilini di Roma. “Occorre lavorare per la graduazione degli sfratti da determinare in un tavolo con Comune, Regione, Enti e parti sociali. Gli sfratti non sono un problema di ordine pubblico e bisogna garantire il passaggio di casa in casa. Vogliamo sottolineare come i commenti generali n. 4 e n. 7 del Comitato ONU stabiliscono che lo sfratto forzoso è incompatibile con l'art. 11 della Convenzione internazionale sui diritti economici, sociali e culturali. Nel caso in cui lo sfratto sia inevitabile, gli Stati devono rispettare precise modalità per non violare nessun diritto umano di tutte le persone coinvolte, senza nessuna distinzione, nemmeno di cittadinanza o meno, di titolo legale di uso o mancanza di titolo: deve essere effettuata una tempestiva comunicazione preventiva, stabilito il dialogo tra le parti per concordare soluzioni rispettose di tutti i diritti umani, trovata preventivamente una rilocazione adeguata, sicura, dignitosa e accessibile per tutte le persone e le famiglie coinvolte”. 

Pronti a scendere in piazza per rivendicare il fatto che il problema casa “è una questione primaria” anche il Movimento per il Diritto all’Abitare, il sindacato di base Asia Usb e Cambiare Rotta-Noi Restiamo. L’appuntamento è per sabato 26 giugno, alle ore 15, in piazza Indipendenza, luogo simbolo della lotta per il diritto all’abitare in quanto teatro delle cariche con gli idranti a circa 600 richiedenti asilo in disagio abitativo accampati dopo lo sgombero del palazzo occupato in cui vivevano. Obiettivo: raggiungere piazza di Porta Pia, sotto le finestre del ministero delle Infrastrutture e trasporti, titolare delle Politiche abitative, “per riprendere un confronto prima che la situazione diventi più drammatica”.

Scrivono nella nota: “Grandi opere, nuove colate di cemento, deregulation, ammorbidimento delle norme che tutelano i lavoratori e le lavoratrici a tutto vantaggio di imprese e della rendita, eliminazione delle tutele sociali, fine del blocco degli sfratti e dei licenziamenti per chi è ‘regolare’, mano libera a fondi immobiliari e investimenti speculativi, mentre chi vive e lavora in situazioni ritenute illegali o informali è già sotto attacco: questa, secondo l’attuale esecutivo, sarebbe la ricetta infrastrutturale per uscire dalla crisi”.

Continua il comunicato: “Evidentemente, nulla ha insegnato un anno di pandemia, in cui la prima invocazione rivolta alle persone per proteggersi è stata quella di restare a casa. Ma come si rimane a casa, se la casa non la si ha, o è perennemente sotto attacco? Anche il Ministero alle Infrastrutture, con cui si era aperta un’interlocuzione, appare meno disponibile al confronto e all’ascolto. È evidente che nel Piano di Ripresa e Resilienza Nazionale non ci sono passaggi degni di nota capaci di affrontare la questione abitativa. Emblematico è anche l’approccio alla questione dell’edilizia scolastica e degli studentati, dove invece di allestire strumenti in grado di calmierare il mercato privato, il ministro Giovannini ha ben pensato di offrire ulteriore spazio agli investimenti privati, ammorbidendo ulteriormente i criteri di abitabilità”.

L’attacco è anche contro gli articoli 3 e 5 del ‘Piano Casa’ Renzi-Lupi del 2014 che, “combinando la negazione della residenza agli abitanti ritenuti senza titolo, e la massiccia vendita delle case popolari, hanno prodotto una negazione sostanziale dei diritti sociali e civili”. Anche sabato in piazza verrà portata la proposta popolari di Legge sull’Abitare lanciata il 27 marzo scorso con la petizione ‘Senza Casa Non C’è Salute!’. “Facciamo appello all’intero paese per produrre la necessaria pressione e sostenere l’apertura di una mobilitazione permanente per il diritto all’abitare e a decidere sull’uso dei territori e le opere veramente utili”.

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