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Sepoltura feti, solo con il permesso delle madri: arriva la proposta di legge

In Consiglio regionale presentata la proposta di legge di Capriccioli e Bonafoni: “Prevede che possano essere seppelliti i feti solo previo consenso e con modalità indicate dalla madre”

E’ una questione di privacy ma anche di dignità. L'abitudine di seppellire i feti o i prodotti del concepimento sotto delle croci in cui è riportato il nome delle madri, senza averne ottenuto prima il consenso, potrebbe avere le ore contate.

La proposta di legge

Alla Pisana è arrivata una proposta di legge, presentata da Alessandro Capriccioli (+Europa) e Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti) che mira a modificare l’attuale procedura. Ad oggi, com’è stato segnalato da una cittadina romana su facebook, la scoperta della sepoltura può essere vissuto dalla madre come un fatto traumatico. E sicuramente anche come una violazione della libertà personale su cui, infatti, è partito un accertamento da parte del garante della privacy.

L'autorizzazione della madre

“Quello che si è verificato al cimitero Flaminio di Roma è un fatto gravissimo: apporre al luogo in cui viene sepolto un feto la croce e il nome della donna senza il suo consenso è una violazione non solo della sua privacy, ma anche della sua libertà e della sua dignità” hanno dichiarato Capriccioli e Bonafoni. La proposta di legge,  sottoscritta anche da Marta Leonori, Michela Di Biase, Marietta Tidei a Fabio Refrigeri, “disciplina il trasporto e il seppellimento dei prodotti del concepimento, stabilendo che essi possano avvenire solo su richiesta della donna che ha abortito e con le modalità da lei indicate” .

Il supporto della Giunta Zingaretti

L’iniziativa dei consiglieri è stata accolta con entusiasmo anche da Giovanna Pugliese, assessora regionale alle pari opportunità.
Mi auguro - ha dichiarato l’assessora Pugliese - che il Consiglio Regionale del Lazio possa presto discutere e votare una proposta di legge che mette ordine su una materia ancora troppo ambigua e oggetto di battaglie ideologiche che vogliono calpestare i diritti delle donne, le loro conquiste, la loro libertà”.

Il feto sepolto senza autorizzazione

La vicenda del feto sepolto a Prima Porta, scoperto dalla madre che, pur non avendone dato l’autorizzazione, aveva trovato il proprio nome riportato sulla croce, ha scatanto un vasto dibattito. In merito alle responsabilità l’AMA, che gestisce i servizi cimiteriali, aveva dichiarato che la sepoltura “è stata effettuata su specifico input dell’ospedale presso il quale è avvenuto l’intervento ed autorizzata dalla Asl territorialmente competente”. Un’accusa che era stata rispedita al mittente dal Direttore Generale del San Camillo. “Il problema di violazione della privacy -è avvenuto all'interno del Cimitero Flaminio, e allargando il campo -aveva precisato il d.g.dell’azienda ospedaliera romana -  ritengo che siano proprio i cimiteri i luoghi dove sarebbe utile lavorare per attualizzare una normativa vecchia di trenta anni, che necessita di una modernizzazione capace di accogliere sensibilità diverse da quelle che all'epoca non c'erano”. Ora c’è la possibilità di farlo, grazie alla nuova proposta di legge regionale.

Cosa prevede la normativa 

Nella sezione dedicata ai servizi cimiteriali si legge, Ama aveva provato a sintetizzare i punti salienti dell'attuale normativa sulla sepoltura dei feti. “In assenza di un quadro organico per il trattamento dei feti e dei bambini mai nati che possa armonizzare la disciplina questo tipo di sepoltura è disciplinata dai commi 2, 3 e 4 dell'art. 7 del D.P.R. 285/90 (Regolamento Nazionale di Polizia Mortuaria)” si legge sul sito di Ama. In sintesi: i “prodotti del concepimento” sino alla 20^ settimana vengano sepolti su richiesta dei familiari. In assenza di questa sono considerati “prodotti abortivi” e trattati come rifiuti speciali ospedalieri dalle ASL competenti. Invece “i prodotti del concepimento dalla 20esima alla 28esima settimana oppure i feti oltre la 28esima settimana (ed è questo il caso segnalato dalla madre su facebook ndr) vengono sepolti su richiesta dei familiari o, comunque, su disposizione della Asl". Ma sia la madre che l'azienda ospidaliera negano di aver dato questa disposizione.
 
Nel merito della normativa si era registrato l'intervento anche del Direttore generale del San Camillo: “Per quanto riguarda le azioni di norma che vengono effettuati negli ospedali e nelle aziende sanitarie in casi di feti con età gestionale compresa tra le 20/28 settimane,  la norma prevede che questi siano identificati con il nome della madre solo ai fini della redazione dei permessi di trasporto e sepoltura ai sensi dell'articolo 7 del DPR 10909, 1991 n 285, che unitamente al certificato medico legale della Asl vengono consegnati ad Ama all'atto della presa in carico dei feti. Le successive attività relative al trasporto, alla gestione e seppellimento del feto sono di completa ed esclusiva competenza di Ama. Azienda ospedaliera ed Asl di competenza in alcun modo concorrono ad alcuna scelta in merito alle attività di seppellimento”. Cosa che di fatto non sembra essere coerente con le informazioni riportate sul sito di AMA. A conferma del fatto, unanimemente riconosciuto dagli attori in causa, che manca un quadro normativo chiaro. La legge regionale può contribuire a colmare la grave lacuna.
 

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