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Piano di zona Colle Fiorito, sulla decadenza della convenzione il Tar dà ragione al Comune

Per il Tar gli inadempimenti che hanno portato alla delibera comunale hanno "compromesso" il "perseguimento del rilevante interesse pubblico"

Il Tar del Lazio ha respinto il ricorso presentato da una società costruttrice contro la delibera con la quale il Comune di Roma ha sancito la decadenza della convenzione per la costruzione di due palazzine nel piano di zona Colle Fiorito. Stiamo parlando di quartieri di edilizia agevolata destinati ad essere affittati o venduti a prezzi ribassati perché costruiti in parte con finziamenti pubblici su terreni comunali. Per questo le società o le cooperative costruttrici sottoscrivono una convenzione con l’amministrazione impegnandosi a rispettare una serie di prescrizioni stabilite dalla legge, tra le quali anche il prezzo di cessione.

Nel caso in questione il ‘diritto di superficie’ è stato concesso alla Icv srl nel 2006 e il finanziamento è stato rilasciato dalla Regione due anni prima nell’ambito del bando sperimentale ‘20mila alloggi in affitto’. L’intervento era finalizzato alla costruzione di due palazzine per un totale di 31 appartamenti da affittare per un periodo non inferiore a 25 anni. Tra le motivazioni che hanno portato alla delibera di decadenza della convenzione c’è la stipula di un contratto preliminare di vendita in blocco dei due immobili da parte della Icv srl con due cooperative che a loro volta hanno sottoscritto contratti di prenotazione di alloggi e promesse di locazione con una serie di persone. Il tutto nonostante il divieto previsto dalla convenzione di cedere a terzi il diritto di superficie, “salvo preventiva autorizzazione dell’amministrazione comunale”, e di non avvalersi di intermediari per reperire gli acquirenti.

La compravendita con le due cooperative, inoltre, nonostante i promissari acquirenti avessero già anticipato somme fino a 100mila euro, non è mai stata portata a termine e le case, ancora oggi prive di agibilità, non sono mai state assegnate. Alcune di queste sono state però occupate dalle stesse persone che avevano versato i soldi nel timore di perdere tutto. Al momento dell’approvazione della delibera di decadenza, ad agosto, su di loro pendeva un provvedimento di sfratto richiesto dalla stessa società che ha fatto sapere in sede di ricorso di “essersi attivata per la risoluzione dei preliminari”di vendita delle due palazzine con queste due cooperative e di considerare, quindi, questi contratti “estinti”. Qualche giorno prima dell’intervento dell’amministrazione comunale, a luglio, due famiglie erano già state sfrattate con l’uso forza pubblica.

La storia: dal sogno di una casa allo sfratto

Per il Tar, si legge nelle motivazioni che hanno portato a respingere il ricorso, “occorre evidenziare che […] si è trattato di una serie di inadempimenti che assumono nel complesso il connotato della gravità, avendo pregiudicato o comunque seriamente compromesso l’intento alla base del programma, volto al perseguimento del rilevante interesse pubblico ad agevolare l’accesso agli alloggi abitativi; che pertanto la misura della risoluzione della convenzione, assunta peraltro in applicazione dell’articolo 1 del disciplinare, non appare all’evidenza sproporzionata o irragionevole”. La delibera di decadenza del ‘diritto di superficie’ dovrebbe portare ora all’acquisizione del terreno e di tutto ciò che nel frattempo è stato costruito al Patrimonio capitolo per l’assegnazione ai promissari acquirenti. Negli stessi mesi anche la Regione Lazio ha avviato il procedimento di revoca del finanziamento.

Per l’assessore all’Urbanistica, Luca Montuori, si tratta di una “sentenza importante perché ribadisce i principi su cui ci stiamo muovendo sanzionando chi ha superato i prezzi massimi di cessione o chi ha tentato negli anni di generare profitti su case che nascono con l’obiettivo di garantire il diritto all’abitare a chi non può permettersi affitti o acquisti di case a prezzi di libero mercato. Questo dice questa sentenza e nella garanzia dell’interesse pubblico deve proseguire l’azione dell'amministrazione”.

Soddisfatta anche la presidente della commissione Urbanistica, Donatella Iorio: “Questa sentenza conferma la bontà della nostra azione finalizzata a ripristinare la legalità nei piani di zona e a tutelare l’interesse pubblico e i diritti dei cittadini. La sentenza conferma che siamo sulla strada giusta”.

Per Roberta Lombardi, consigliera M5S e presidente della commissione speciale della Regione Lazio sui Piani di zona, si tratta di una sentenza “storica perché sancisce un principio che può essere applicato a tutti gli altri casi simili presi in esame. Attendiamo ora la conclusione di questa vicenda con l'assegnazione degli alloggi ai legittimi proprietari, cioe' i cittadini che hanno avuto la forza di battersi per un loro diritto”.

Soddisfatti anche i cittadini dell'associazione Giusta Casa composta in parte dagli inquilini che avrebbero dovuto comprare quelle case: "Il Tar dà ragione a Roma Capitale per aver dato ragione a Giusta Casa che ha dato ragione ai cittadini onesti. Una splendida sentenza. Soggetti inadempienti hanno danneggiato parecchie persone ma il Tar ha fatto giustizia".

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