Scuola, tutti contro la riapertura del 7 gennaio. Il direttore dello Spallanzani: "Più prudente rinviare"
Anche dal mondo della sanità e dalle stesse istituzioni si levano voci contrarie alla ripartenza il 7. D'Amato: "Imprudente riaprire adesso"
Non ci sono solo presidi, studenti e sindacati a chiedere di rinviare la riapertura delle scuole. Le voci contrarie al ritorno in classe il 7 gennaio arrivano anche dal mondo della sanità e dalle stesse istituzioni. Preoccupano l'aumento dei contagi e le misure fissate per il rientro che rischiano di non essere adeguate e di non garantire la sicurezza a studenti e personale scolastico.
"Dobbiamo approfittare di questi giorni per poter mettere in atto azioni per aprire con maggior sicurezza le scuole. Oltre al potenziamento dei trasporti e alla sicurezza degli spazi comuni, oggi potrebbe significare poter vaccinare il personale scolastico sia docente che non docente per creare un ambiente il più possibile immune" ha suggerito il direttore sanitario dell'Inmi Spallanzani di Roma, Francesco Vaia, facendo il punto sul prossimo 7 gennaio quando dovrebbero riaprire le scuole. Per far tornare gli studenti in aula "sarebbe prudente attendere almeno la seconda metà di gennaio per vedere gli esiti delle misure di questo periodo - avverte Vaia - ritengo che questi tempi debbano essere comunque di attesa vigile".
Ancora più duro e contrario alla riapertura l'assessore regionale alla Sanità Alessio D'Amato. "Con questi dati in crescita faccio un appello al governo a riflettere bene sulla riapertura delle scuole superiori il 7 gennaio. Devono restare chiuse, in tutta Italia. Sarebbe estremamente imprudente in questa fase dell'epidemia riaprire le superiori fra una settimana" ha detto in un'intervista rilasciata a Il Messaggero.
"Il problema è dell'intero Paese. Occorre grande prudenza, siamo nella fase più delicata della pandemia, ci sono tre mesi invernali di fronte e noi saremo impegnati in una complessa campagna vaccinale. Il problema non sono le lezioni in aula - ha sottolineato - ma tutto ciò che sposta la scuola, tutto ciò che gira attorno alla scuola. Pensare di ripartire, alle superiori, quando registriamo più di 20mila casi al giorno non ha senso".
A chiedere il rinvio proponendo come date l'11 o il 18 gennaio per consentire una migliore organizzazione alle singole scuole ci sono presidi e sindacati, ricevuti sabato 2 gennaio dall'assessore alla Scuola Claudio Di Berardino. La Regione starebbe valutando la possibilità di un posticipo con un'apposita ordinanza. Da parte sua il Governo sembra invece fermo sulla ripartenza per il 7.
Un compromesso è stato intanto raggiunto sugli ingressi scaglionati, fissati dalla Prefettura di Roma. "Si è deciso di ridurre l'orario delle lezioni da 60 a 45/50 minuti - ha spiegato l'assessore - soprattutto per gli istituti tecnici e professionali e si sta lavorando per invertire la percentuale di ingresso a scuola modificando lo scaglione del 40% con quello del 60%. Parallelamente continueremo il lavoro nelle diverse realtà territoriali e in raccordo con le Prefetture - che ringraziamo del loro impegno - per definire il piano tempi orari delle città. Come stiamo facendo da mesi, come assessorato alla Scuola, continueremo a portare avanti tali tavoli confrontandoci e coinvolgendo tutte le parti, sempre nell'obiettivo ultimo di assicurare agli studenti, personale scolastico e famiglie il diritto alla salute e alla scuola".