rotate-mobile
Politica

Scuola, la frenata di presidi e sindacati sulla riapertura: "Rinviare la data. Il 7 è un azzardo"

Le proteste dal mondo della scuola. Si chiede di posticipare la ripartenza: "Servono un piano trasporti e misure sanitarie adeguate"

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte lo ha ribadito ieri durante il vertice con i capidelegazione di maggioranza: la scuola ripartirà, in presenza al 50%, giovedì 7 gennaio. Salvo sorprese dell'ultima ora non sono quindi previsti a oggi passi indietro su quanto già stabilito dall'ultimo decreto del 2 dicembre. Una posizione opposta a quella espressa in questi giorni dal mondo della scuola di Roma e Lazio ma non solo. 

La protesta del mondo della scuola

Professori, studenti e rappresentanti sindacali pressano per un rinvio. Temono nuovi focolai, specie alla luce dei nuovi positivi al covid, e ricoveri, in aumento sul territorio regionale. A preoccupare in particolare la scarsa organizzazione specie sul versante trasporti, considerati tra i veicoli più pericolosi di trasmissione del contagio. A non convincere poi ci sono anche le nuove misure fissate dalla Prefettura di Roma: i doppi turni di ingresso alle 8 e alle 10, i rientri di sabato e le giornate che inevitabilmente per gli studenti si allungherebbe in classe fino al pomeriggio.  

"Trasporti pubblici inadeguati"

"Noi siamo da sempre per la frequenza degli studenti in presenza, non in dad, ma ad alcune condizioni: distanziamenti in classe, misure profilattiche previste dal Cts e che siano adeguati e funzionali i trasporti pubblici" tuona il presidente dell'Associazione nazionale presidi per il Lazio Mario Rusconi. "Far entrare i ragazzi alle 10  significa spostare l'uscita alle 16, arrivare a casa alle 17.30-18 rovinando la giornata dei nostri adolescenti da un punto di vista fisiologico e di studio. Inoltre, - prosegue - nel Lazio e nel centro sud a differenza di altre regioni non abbiamo ancora un piano trasporti dettagliato, cioè non c'è contezza degli orari dei trasporti".

L'incontro in Regione

Presidi e rappresentanti sindacali hanno incontrato il 2 gennaio l'assessore alla Scuola Claudio Di Berardino, l'Ufficio scolastico regionale e alcuni rappresentanti dell'assessorato ai Trasporti. La richiesta di rinviare la riapertura a metà gennaio (per il momento) non è stata accolta. Si è invece arrivati al compromesso su tempi delle lezioni e nuovi orari: si passerà dagli attuali 60 minuti a 45 minuti e verranno invertite le percentuali di ingresso per fasce orarie, non più il 40% alle 8 e il 60% alle 10 ma il contrario. "Il risultato del confronto è stato positivo anche per senso di responsabilità delle organizzazioni sindacali" ha commentato in una nota Claudio Di Berardino, assessore alla scuola. 

Verso un rinvio? 

Un compromesso comunque a ribasso, perché la posizione dei sindacati è chiara: riaprire il 7 gennaio sarebbe "un azzardo". La proposta è quella di rinviare all'11 o al 18, per permettere una migliore organizzazione ai singoli istituti. Oltre alla richiesta, non nuova, di una politica sanitaria attiva nelle scuole (contact tracing, accesso prioritario ai tamponi, vaccinazione prioritaria del personale scolastico, dopo quello medico, protocolli sanitari uniformi in tutte le ASL). È previsto per oggi un nuovo incontro, per capire alla luce dei nuovi dati epidemiologici se sia opportuno davvero rinviare. Nel caso servirebbe un'ordinanza regionale che si discosti da quanto già previsto e confermato a livello di Governo centrale. 

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Scuola, la frenata di presidi e sindacati sulla riapertura: "Rinviare la data. Il 7 è un azzardo"

RomaToday è in caricamento