Campidoglio, Sara Seccia è il nuovo vice presidente vicario del Consiglio comunale: sostituirà Enrico Stefàno
Oggi il voto in Assemblea capitolina. Dieci giorni fa l'addio di Stefàno, in aperta polemica con la mancata revoca di Marcello De Vito
La consigliera Sara Seccia è il nuovo vice presidente vicario dell'aula Giulio Cesare. Oggi il voto in Assemblea capitolina dopo dieci giorni di stallo dall'addio di Enrico Stefàno. "Sara è una persona preparata e competente, decisamente pronta per questo ruolo e perfettamente consapevole del duro lavoro che la aspetta" commenta il capogruppo M5s Giuliano Pacetti. "Da inizio mandato non si è mai risparmiata: è sempre stata presente, instancabile ed estremamente corretta con tutti. Non potevamo scegliere persona migliore". Che fosse lei la prescelta si sapeva da giorni. Andava però sciolto il nodo del Regolamento.
Con le dimissioni dal ruolo di vicario da parte di Stefàno, è subentrato il vice presidente rappresentante delle opposizioni Francesco Figliomeni (FdI). Una volta votato il vicario, la sostituzione sarebbe stata automatica? Nulla dicono le norme sul funzionamento dell'aula e dei suoi rappresentanti. Da qui la richiesta di ben due pareri al Segretariato generale che ha interpretato dando il via libera al subentro del nuovo eletto. C'è però chi, tra le opposizioni (fuori dall'aula al momento del voto) ora lancia l'allerta.
"Sono passibili di ricorso tutte le delibere e gli atti che da domani saranno approvati dall'Assemblea capitolina, in quanto la procedura di elezione del vicario non è specificatamente normata nè dallo Statuto nè dal Regolamento comunale e chiunque può impugnare i vari atti adducendo questa motivazione" spiega il capogruppo del Pd Giulio Pelonzi. "Da domani c'è il rischio concreto di blocco dei servizi della città". Tutta colpa della mancata revoca di Marcello De Vito, che è poi il vero cul de sac che spacca la maggioranza Cinque Stelle da mesi. Nonché la ragione ultima dell'addio di Stefàno. "Non sono ancora riusciti a sciogliere il nodo sul presidente dell'Assemblea". Già, la gran parte dei consigliere ha paura di possibili ricorsi da parte di De Vito, preferisce non votare il suo decadimento e tenersi un presidente ancora formalmente in carica ma agli arresti domiciliari per corruzione, dopo averlo politicamente sconfessato e bollato come "mela marcia".