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Martedì, 19 Marzo 2024
Politica

In Regione approvata la sanatoria per gli occupanti delle case popolari: ecco chi ne ha diritto

La regolarizzazione è passata nel maxiemendamento della legge sul collegato al bilancio. In un secondo articolo si destina il 10 per cento di case popolari all'emergenza abitativa

Una regolarizzazione per le famiglie che hanno occupato le case popolari prima del maggio del 2014 e che presentano un certo reddito. La possibilità per Comuni e Ater di incrementare del dieci per cento la quota di alloggi per fronteggiare le famiglie in emergenza abitativa e di acquistare direttamente appartamenti da destinare a questo scopo. La legge sul collegato al bilancio approvata nella notte dal Consiglio regionale del Lazio alla Pisana contiene anche due attese misure in tema di politiche abitative.

I due articoli, frutto di un lavoro serrato durato diverse settimane, portato avanti dai consiglieri Marta Bonafoni, Eugenio Patané, Paolo Ciani, Alessandro Caprioccioli e Marco Cacciatore, surriscaldano da giorni il clima in consiglio regionale. Non solo l'opposizione di centrodestra, con Lega e Fdi contrari al concedere una quota di case alle famiglie in emergenza abitativa ma con posizioni divergenti sulla sanatoria (Fdi favorevole, Lega contraria). Anche la maggioranza di centrosinistra ha lavorato a lungo per trovare la quadra sulla regolarizzazione mentre il Movimento cinque stelle, che ha sostenuto questo percorso, ne è uscito spaccato a metà.

La regolarizzazione riguarda le famiglie che vivono in un alloggio popolare senza titolo ma che sono in possesso dei requisiti di reddito. Per rientrare nella sanatoria bisogna aver occupato prima del 23 maggio 2014, data dell’approvazione della legge 80, il cosiddetto Piano Casa del Governo Renzi, e rientrare nei limiti del reddito di accesso a una casa popolare. Per l’assegnazione va versata una sanzione pari al canone di edilizia residenziale pubblica più 200 euro mensili fino a cinque anni. Le famiglie potranno chiedere di rateizzare l’importo in base alle proprie disponibilità economiche.

Quanti presentano un reddito che rientra nei limiti di decadenza, invece, possono chiedere la regolarizzazione del proprio contratto versando un'indennità pari ad un canone calmierato, con sconti che vanno dal 30 al 60 per cento in base al reddito, e una sanzione di 250 euro mensili. Anche in questo caso è possibile chiedere una rateizzazione. Gli occupanti che non sono in possesso dei requisiti ma sono seguiti dai servizi sociali o hanno al loro interno disabili, minori, ultrasessantacinquenni possono chiedere una "sospensione dell'obbligo di rilascio immediato".

Chi ha occupato dopo il 23 maggio del 2014 ed è in possesso dei requisiti di reddito necessari può avanzare domanda di una casa popolare. Se entro due anni la sua posizione in graduatoria non raggiunge una posizione utile per l’assegnazione dell’alloggio dovrà lasciare l’appartamento.

Il secondo provvedimento è stato invece pensato per fornire soluzioni alternative agli sgomberi previsti dal piano al tavolo della Prefettura che riguarda migliaia di famiglie che oggi vivono in palazzi occupati (la maggior parte dei quali di proprietà privata) e che in buona parte sono già in graduatoria per l’assegnazione di una casa popolare. Un nodo centrale per fare in modo che la linea del ‘prima le alternative poi gli sgomberi’ possa reggere evitando il ripetersi di quanto accaduto l’estate scorsa con le operazioni all’ex scuola di Primavalle. L’articolo contenuto nel collegato permette quindi ai Comune e alle Ater di poter aumentare del 10 per cento la quota di alloggi da destinare a queste famiglie e di poter acquistare direttamente appartamenti da destinare allo stesso scopo. Le Aziende di servizi alla persona (Asp, ex Ipab) possono inoltre riservare una quota del proprio patrimonio disponibile.

 “La sfida è doppia”, il commento di Bonafoni, “fare finalmente uscire dalle case popolari coloro che le occupano impropriamente” e “assegnare case alle famiglie in difficoltà, titolari dei requisiti, che rischierebbero invece di finire per strada. Siamo consapevoli che questo sia solo un primo passo, in attesa di una riforma complessiva del diritto all’abitare. Ma è un primo passo che riteniamo non più rinviabile, come dimostra anche la convergenza sul testo di più forze politiche anche fuori dalla maggioranza”.

Attacca la Lega: “Il Pd sfrutta le forzature sul collegato alla finanziaria regionale per fare un altro regalino al candidato Ministro dell’Economia al I Collegio di Roma Capitale strumentalizzando il dramma dell’emergenza abitativa", scrivono in una nota Claudio Durigon, coordinatore di Roma e Provincia e Laura Corrotti consigliere Lega Regione Lazio. "Non può passare il concetto che chi è prepotente e occupa una casa in modo abusivo vinca su coloro che sono per la legalità". 

Contrari anche i consiglieri di Fdi che hanno protestato nel corso della seduta: "Fregandosene delle leggi vigenti, Zingaretti e le due sinistre colpiscono i cittadini più bisognosi, per recuperare il rapporto con l’estrema sinistra e per non assumersi la responsabilità di sgomberare gli edifici occupati. Questo provvedimento è una vera porcata, la maggioranza Dem calpesta il diritto acquisito di chi sta da molti anni in graduatoria".

"La regolarizzazione approvata distingue tra chi ha ha basso reddito e chi invece potrà permettersi un canone piu alto e libera tante famiglie dall'incubo di trovarsi per strada", le parole di Yuri Trombetti, responsabile casa del Pd di Roma. "Peccato che la Lega e una parte dei 5 Stelle si scaglino contro. Loro hanno fatto condoni solo per gli evasori fiscali, chi è povero invece deve essere bastonato".

Il voto di ieri, per quanto riguarda il due testi relativi alle politiche abitative, è stato accompagnato e spinto da numerosi presidi e manifestazioni nel cortile della Pisana da parte dei Movimenti per il diritto all’abitare e del sindacato Asia Usb. “Anche se l'orizzonte è sempre oscurato piano casa del 2014 del governo Renzi e anche se il disavanzo finanziario dell'Ater continua a condizionare le scelte della maggioranza, un piccolo ma importante passo avanti è stato fatto”, il commento dei movimenti. “Oggi in Prefettura si dovrà tenerne conto. Anche se parziali sono strumenti che indicano una strada diversa dall'uso della forza pubblica. La battaglia prosegue. Servono risorse vere per disegnare un diritto all'abitare che utilizzi patrimonio pubblico e privato disponibile senza ulteriore consumo di suolo”.

"Dopo anni di battaglia è stata riconosciuta la necessità di approvare un atto che affrontasse il tema delle case popolari", scrive Asia Usb in una nota. "Con la scelta da parte dell’amministrazione Zingaretti e del suo assessore Valeriani di sposare in pieno il Decreto Renzi/Lupi si lascia spazio al riavvio degli sfratti di massa per chi è subentrato dopo il 2014. L’Asia Usb esprime una forte critica ed insoddisfazione verso questo provvedimento, come al solito parziale, il quale non affronta il tema vero che è quello della gestione delle case popolari e della loro importanza nel contesto dell’abbandono delle periferie lasciate al degrado. Continueremo a rivendicare il riconoscimento del diritto alla casa per tutti coloro che hanno i requisiti". 

Contrario alla sanatoria il sindacato Unione Inquilini che parla di sanatoria “iniqua e sbagliata”, il commento del segretario romano Fabrizio Ragucci. Iniqua “perché fa parti uguali tra disuguali e, in proporzione al reddito, pagherà di più chi ha di meno e perché verrà sanato solo chi ha occupato entro la data di entrata in vigore del decreto Lupi”. Sbagliata “perché risponde solo a una fittizia esigenza finanziaria dell’Ater e gran parte degli inquilini aventi diritto non potrà regolarizzarsi col risultato che gli enti incasseranno meno di quanto avrebbero potuto e non si saneranno i più poveri, che comunque non potranno essere sbattuti in strada. La regione Lazio non ha voluto seguire la strada da noi proposta: basta con le sanatorie improvvisate, ma aprire un percorso di regolarizzazione per chi ha diritto di accesso alle case popolari. Permane il problema di fondo: servono più case popolari”.

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