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Piccolo come Scajola e Bossi: "Non so chi ha pagato la mia campagna"

Samuele Piccolo, ex vicepresidente del Consiglio Comunale, nega ogni accusa durante l'interrogatorio di garanzia. Si addossa ogni responsabilità invece il fratello Massimiliano

Uno si è assunto tutte le responsabilità, l'altro si è smarcato da ogni accusa. E il leit motiv è già sentito: "Chi ha pagato la mia campagna? Non ne ho idea". Proseguono le indagini sull'ex vicepresidente del Consiglio Comunale, Samuele Piccolo, agli arresti domiciliari per associazione a delinquere e finanziamento illecito ai partiti. Per l'accusa il giovane politico avrebbe messo su, grazie al ruolo centrale del fratello Massimiliano, una serie di finti crediti Iva e di flussi finanziari devoluti illecitamente a finanziare la un'ingente campagna elettorale. Ma lui, il pidiellino ora sospeso dal partito, dice di non saperne niente, il fratello invece si prende tutte le colpe.

"Non so assolutamente chi abbia finanziato la mia campagna elettorale. Non so da dove arrivino quei soldi, io mi limitavo a fare attività politica". Così Piccolo nel corso dell'interrogatorio di garanzia svolto questa mattina negli uffici del gip Filippo Steidl. L'ex consigliere ha negato di far parte di alcuna organizzazione e di aver frodato il fisco. Il consigliere comunale, attualmente sospeso anche dall'incarico, ha inoltre spiegato al gip e al pm Mario Palazzi che dalle cooperative create dal fratello Massimiliano percepiva un compenso di circa 5 mila euro al mese ma senza fornire ulteriori spiegazioni. E proprio il fratello avrebbe scagionato Samuele e altri familiari coinvolti nelle indagini ammettendo le sue responsabilità.

Massimiliano è stato ascoltato per oltre quattro ore dal gip e durante l'interrogatorio ha dichiarato: "Mio fratello era all'oscuro di tutto, così come mio padre e mia madre", avrebbe ammesso il maggiore dei fratelli Piccolo, ritenuto dagli inquirenti figura "apicale" dell'organizzazione. Nel corso del confronto con il giudice che venerdì ha firmato le sette ordinanze di custodia cautelare, Massimiliano, assistito dagli avvocati Luca Petrucci e Renato Archidiacono, ha ricostruito l'intera vicenda spiegando il meccanismo cha ha portato alla creazione di 60 società cooperative che avrebbero emesso finti crediti Iva frodando il fisco per migliaia di euro. Gli interrogatori di garanzia proseguiranno con tutti gli altri personaggi arrestati. La macchina organizzativa infatti, come spiegato più volte dagli inquirenti, era complessa e ha avuto bisogno di diversi ruoli e soggetti.

COME OPERAVANO - Quella scoperta sarebbe un'"organizzazione caratterizzata dalla realizzazione di ingenti profitti veicolati verso i membri della famiglia Piccolo e utilizzati sia per il personale arricchimento dei suoi membri sia per sorreggere l'attività politica di Samuele Piccolo". "Un modello operativo che consiste nell'avvalersi dell'uso di mezzi fraudolenti, dell'uso strumentali di soggetti giuridici con la finalità di sottrarre illecitamente redditi all'imposizione fiscale - si legge nella richiesta d'arresto della Procura - In tale contesto non è senza significato che il sistema illecito abbia il suo fulcro nei medesimi soggetti metaindividuali, costituiti da due consorzi: Gruppo Servizi Generali e Gruppo Servizi globali".

Nel provvedimento viene descritta una organizzazione "articolata su tre livelli: il primo livello è costituito da cooperative, prevalentemente costituite da stranieri, che mettono a disposizione forza lavoro per l'esecuzione dei servizi. Il secondo livello è costituito dai cosiddetti Consorzio Filtro, che per un verso ricevono i lavori dai consorzi posti a livello superiore, i consorzi capofila, e per altro verso assegnano lavori alle cooperativa. Il terzo livello é costituito dai consorzi capofila, che acquistano i lavori dai clienti finali e li affidano ai consorzi filtro i quali li affidano alle cooperative di primo livello".

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