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Ludopatia, da M5s guerra totale alle sale aperte h24: si pensa a nuova ordinanza

I provvedimenti attuali non bastano. E non riescono a colpire i saloni che restano aperti giorno e notte. Seccia (M5s): "Da valutare misure ulteriori"

E' di giugno 2018 l'ordinanza di Virginia Raggi che fissa i limiti orari di accensione per le "macchinette" da gioco. Otto ore al giorno non di più, pena sanzioni dei vigili urbani. Una stretta sul settore che però, a un primo bilancio, sembra non bastare. "Stiamo valutando con la sindaca l'opportunità di un altro provvedimento che interessi direttamente i saloni da gioco" spiega a RomaToday la vicepresidente della commissione Commercio M5s Sara Seccia. Perché la misura scattata a inizio estate, che regola accensione e spegnimento delle singole macchine, finisce per penalizzare soprattutto i gestori di piccoli bar e punti ristoro, quelli che hanno al massimo due, tre apparecchi. Altra storia riguarda le grandi sale simil casinò, adibite esclusivamente al gioco. Con all'interno anche sale bingo, sale scommesse, e decine di videolottery, non subiscono grossi colpi dalle sanzioni inferte (tra i 150 e i 450 euro), e restano comunque aperte spesso h24 forti di un'ambiguità normativa di fondo, confermata dalla stessa polizia Locale: "Intervenire è molto complesso. L'aspetto non è disciplinato". 

Già, le mega sale gioco che illuminano la notte delle consolari di periferia, via Tiburtina in testa, si appellano alla normativa nazionale sulle liberalizzazioni disposta nel 2011 dal governo Monti con il decreto Salva Italia. Ma è il ministero dello Sviluppo Economico a chiarire con una circolare subito successiva alla legge, che la misura si applica agli esercizi di distribuzione commerciale e di somministrazione di cibo e bevande, non alla sale di videolottery, bingo, slot machine. E sarebbe nelle facoltà dell'ente locale, riconosciute da gran parte delle recenti sentenze in materia di Tar e Consiglio di Stato, porre paletti orari non solo all'utilizzo delle slot, ma anche ad aperture e chiusure dei locali, specie se a motivare la scelta ci sono ragioni di salute pubblica e sociali, quale la lotta all'azzardopatia. Decine di comuni hanno provveduto a frenare anche le mega sale, Roma resta indietro. Ma l'ipotesi è al vaglio della maggioranza. 

"La nostra priorità è la tutela della salute dei soggetti vulnerabili - spiega Seccia - e abbiamo tutte le intenzioni di fare molto di più. Anche un'ordinanza che impedisca aperture h24 delle grandi sale". Oltre alla strada degli sgravi fiscali per i virtuosi. Incentivi a non installare macchinette in cambio di sconti magari sulla Tari, la tassa sui rifiuti, e occupazione di suolo pubblico. Ma per questo tocca rimandare: servono risorse economiche in bilancio. D'altronde "i guadagni per i gestori sono molto elevati". 

Intanto si procede con le misure in vigore: la suddetta ordinanza sui limiti orari alle accensioni, e un regolamento licenziato dal Consiglio comunale a giugno 2017 che disciplina le distanze dai luoghi sensibili (scuole, ospedali, chiese) per le nuove installazioni. Ma i controlli sono pochi, vuoi per la carenza di personale, vuoi per le difficoltà di interazione tra uffici dei municipi, vigili urbani, Questura. Appena 150 (con 67 violazioni riscontrate) quelli effettuati dallo scorso giugno sul rispetto dell'ordinanza dei limiti orari e 57 sul rispetto delle distanze nei nuovi esercizi (su segnalazione degli uffici tecnici dei municipi), secondo il report fornito alla commissione Commercio dai dirigenti della Polizia locale. Numeri bassi rispetto a quelli da capogiro che inquadrano il fenomeno: Roma ospita da sola il 12% delle "macchinette" del Paese, oltre 50mila sul territorio comunale. 

"Ci sono delle difficoltà riscontrate nel passaggio dell'iter autorizzativo che precede le verifiche sul posto e nei controlli delle distanze. Ci stiamo attrezzando per fare di più" promette Seccia. A partire da un censimento dei luoghi sensibili che a breve verrà ultimato dal dipartimento Commercio. Un modo per snellire le procedure di monitoraggio. 

"Azioni ancora deboli. Abbiamo offerto tutto il nostro sostegno alla delibera e all'ordinanza, ma i risultati sono ancora deludenti" commenta il capogruppo della Lega, Maurizio Politi, vicepresidente della commissione. "Si continua a guardare il tema come ad una faccenda amministrativa, ma il vero obiettivo dovrebbe essere quello di evitare che sempre più persone vengano coinvolte in giochi che spesso portano alla distruzione di famiglie e alla ludopatia. Non è una questione amministrativa, ma culturale". 

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