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Rom, il Comune si attrezza per gli sgomberi: un milione di euro per la demolizione dei campi

Un nuovo bando valido per tutti i campi sul territorio di Roma. Il Campidoglio cerca ditte per gli affidamenti delle operazioni di distruzione dei moduli abitativi

Abbattere, bonificare, portare in discarica i resti delle macerie dei campi rom rasi al suolo. Ci penserà la ditta che vincerà il nuovo bando di gara del Comune di Roma. Il Campidoglio decide di accelerare con gli sgomberi dei cosiddetti "villaggi della solidarietà" e cerca chi possa intervenire con ruspe e adeguati mezzi di trasporto. 

Si tratta di un accordo quadro biennale per un importo totale di 998mila 487 euro a copertura delle seguenti azioni: demolizione dei moduli abitativi, integri o vandalizzati, cernita e differenziazione dei rifiuti, fornitura di contenitori e imballaggi necessari alla raccolta, prelevamento di campioni e loro consegna in laboratorio per le analisi propedeutiche alla caratterizzazione del rifiuto. E infine carico, trasporto e conferimento nei siti di smaltimento autorizzati. 

Come scritto sul disciplinare del bando che RomaToday ha potuto visionare, l'operazione interesserà tutte le baraccopoli ufficialmente riconosciute dall'ente territoriale, quelle messe in piedi dalle istituzioni e quelle cosiddette "tollerate", sorte abusivamente e mai sgomberate. Appartenenti a quest'ultima categoria troviamo nella lista l'insediamento di via Salviati, IV municipio, e di via Cesare Lombroso, in XIV. Poi tra gli istituzionali abbiamo l'area di via di Salone, VI municipio, di via dei Gordiani, in V, il campo La Barbuta, al confine con il comune di Ciampino, e il maxi campo sulla via Pontina, in località Castel Romano. 

In tutto questo però, salvo per La Barbuta dove la chiusura con inserimento dei nuclei familiari nel contesto socio lavorativo sono in corso, per tutti gli altri campi citati manca ancora l'affidamento per la gestione delle operazioni necessarie a garantire l'integrazione dei residenti fuori dal campo. Ora il Campidoglio sembrerebbe intenzionato a cambiare marcia. Anche perché fin'ora i risultati sono stati scarsi.

Il piano rom di Raggi


Di maggio 2017, lo ricordiamo, la delibera con cui Raggi annunciò che la "mangiatoia" dei campi era finita. Oggi però il bilancio è magro: si lavora in due "villaggi" su otto, La Barbuta appunto e Monachina nel XIII municipio (non rientrante nel bando per le demolizioni). Obiettivo: eliminarli entro il 31 dicembre 2020, con un parallelo iter di integrazione delle famiglie sul territorio. Unico campo dove la procedura è stata avviata e conclusa è il Camping River di via Tiberina, smantellato nel 2018, banco di prova dell'intero piano rom. 

Il Comune si è trovato costretto a chiuderlo in fretta e furia rispetto agli altri, per l'impossibilità di prorogare la concessione all'ente gestore. Ma il risultato finale è stato oggetto di pesanti critiche da parte delle associazioni umanitarie, con tanto di ricorso alla Corte europea dei diritti umani: buona parte di uomini, donne e bambini non sono riusciti a trovare una casa sul mercato privato (come prevede il piano), nonostante le garanzie fornite dagli uffici tecnici di viale Manzoni, nè un impiego lavorativo. Qualche famiglia ha accettato il rimpatrio, altre si sono allontanate in maniera spontanea. Raggi parlò con orgoglio di "terza via" a Cinque Stelle, alternativa alla ruspa di Matteo Salvini. Oggi il campo non c'è più, ma chi ha bocciato gli strumenti usati per cancellarlo, parla ancora di integrazione fallita. 
 

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