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Blitz al Baobab, i volontari: "E' questa la risposta all'emergenza profughi?"

La risposta dei gestori del centro di accoglienza all'operazione delle forze dell'ordine. Ventitre i migranti portati via dal centro perché senza documenti

"La risposta che attendevamo sull'emergenza transitanti nella Capitale è arrivata questa mattina, dopo cinque mesi. Ventiquattro migranti sono stati prelevati dal centro Baobab per l'identificazione, tra di essi eritrei, etiopi e magrebini". Con un lungo post su Facebook i volontari che gestiscono il centro di accoglienza di via Cupa, rispondono al blitz delle forze dell'ordine di questa mattina. Riportiamo di seguito integralmente le dichiarazioni. 

"Strano modo di intervenire, in tenuta antisommossa e con unità cinofile; proprio ora che i migranti sono drasticamente diminuiti iniziano perquisizioni ed identificazioni per allontanarli dal luogo che per cinque mesi ha coperto un buco dell'amministrazione pubblica sostenendosi col mero volontariato.

Sarebbe questa la risposta che, come Paese civile, riusciamo a mettere in atto per affrontare l' "emergenza profughi"? E' un atto di violenza che noi volontari condanniamo con fermezza e dal quale ci dissociamo, perchè lascia in strada persone incolpevoli, attuando una caccia all'uomo alimentata dalla paura di atti terroristici, amplificata mediaticamente e politicamente dopo i fatti di Parigi".

Il terrore in questi mesi al Baobab c'è stato ogni giorno. A partire da Delina, non più di tre anni e dedita a pettinare i capelli delle volontarie. E' una terrorista, sì, perchè se la si guarda negli occhi incute il terrore del senso di colpa suscitato dalla nostra inerzia e dai nostri pregiudizi. E' terrorista anche Adhanet, 35 anni, che ha percorso il Sudan e ha subito le percosse e le violenze della polizia libica in un centro di detenzione nel quale sono stati fucilati davanti a lei quindici uomini. Sono terroristi i 35 mila profughi, accolti da noi mentre tentavano di raggiungere il Nord Europa in fuga da guerre e dittature e provati da un viaggio che passa per l'orrore della Libia e dei barconi. 

Dove era lo Stato durante questa processione invisibile e silenziosa? Dove era mentre transitavano in Italia da clandestini, senza un nome, per evitare di essere identificati entrando nel meccanismo perverso di Dublino?  Noi volontari in questi mesi abbiamo agito, nei nostri limiti, per un'accoglienza degna, tentando sempre un'interlocuzione difficile con il Comune, che da mesi minaccia lo sgombero attraverso le parole dell'assessore Danese, chiedendo aiuti economici, un luogo adatto ad accogliere i migranti, sicuro e gestito da lavoratori competenti. Nulla di ciò è arrivato e oggi affrontiamo un'ennesima situazione ingestibile. Noi come singoli e come gruppo non smetteremo di dare accoglienza e di impegnarci per Roma. Speriamo perciò nel sostegno dei cittadini, perché ora più che mai ne abbiamo bisogno, gli stessi che non ci hanno mai lasciati soli, e a cui chiediamo di restare al nostro fianco".
 

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