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Rifugiati: "In piazza a oltranza. Fino alla soluzione". Tavolo in prefettura mercoledì

“Guarda dove abbiamo dormito”, dice una rifugiata di via Curtatone mostrando un filmato sul telefonino: si vede una persona dormire per le scale di un condominio. Sarebbero state proposte anche case famiglie

Burocrazia ed esasperazione. È la sintesi della giornata vista attraverso gli occhi dei rifugiati sgomberati dal palazzo di via Curtatone prima e da piazza Indipendenza poi, insieme alle famiglie sgomberate da via Quintavalle a Cinecittà (una sessantina di famiglie che ora dormono nel portico della Chiesa dei SS. Apostoli) e del movimenti per il diritto all’abitare.  

La prima tappa è alle 12

Una delegazione di una decina di persone - tra sgomberati e attivisti - si presenta in Prefettura, in via IV novembre. L’appuntamento, concordato, dicono, al termine del corteo di sabato scorso, è per la consegna ufficiale della richiesta di un tavolo interistituzionale tra Comune, Regione e Prefettura per affrontare il tema dell’emergenza abitativa. 
Ed è anche il momento della prima sorpresa: “Assistiamo all’ennesimo cambio di carte in tavola”, dice Margherita Grazioli ai giornalisti. “Ci hanno detto di no rispetto a quanto era stato concordato, ossia la presentazione della lettera di richiesta di tavolo istituzionale alla prefettura”. Il funzionario della Prefettura, spiega Grazioli, “ci ha prima detto di consegnarla a un commissario di polizia. Peccato che noi, movimenti e famiglie, stiamo chiedendo di confrontarci con la politica". Poi “ci hanno detto di presentare invece la lettera al Campidoglio, che si farà carico di presentarla alle altre istituzioni. Peccato che questo non sia né quello che abbiamo concordato né quello che vogliamo”. La prefettura, spiega, "è il più alto organo in carica che può convocare il tavolo. Èd è espressione diretta del ministero dell’Interno. Farci passare dal Campidoglio, che peraltro ha espresso posizioni chiare, significa ancora una volta cercare di scaricare le responsabilità e non farsi carico di accettare formalmente un piano di interlocuzione e di dialogo”. È quindi un niente di fatto: la delegazione se ne va. Gli sgomberati di via Quintavalle rientrano a SS. Apostoli, quelli di via Curtatone tornano all’altare della Patria. 

Ore 14: seconda tappa

La delegazione viene richiamata in prefettura. “Alle famiglie di Curtatone e a quelle di Cinecittà non è stata proposta alcuna soluzione”, racconta Eyobe, rifugiato eritreo. “Guarda dove abbiamo dormito”, dice una rifugiata di via Curtatone mostrando un filmato sul telefonino: si vede una persona dormire per le scale di un condominio. Alcuni hanno dormito al Baobab. Altri a via Volturno. Altri nei centri sociali. Due funzionari della prefettura scendono e comunicano alla delegazione che possono entrare solo due persone per il deposito della lettera. “Ma ci avete richiamato voi! Non erano questi gli accordi!”. Il tiremmolla dura fino a quando non viene accettata la proposta di una delegazione di tre persone. A salire in prefettura sono Margherita Grazioli, insieme a Eyobe in rappresentanza delle famiglie di via Curtatone e alla tunisina Aisha per quelle di SS. Apostoli. “Ci hanno detto che si stanno già muovendo e che la risposta arriverà a breve”, dicono all’uscita.

Rifugiati: "In piazza a oltranza. Fino alla soluzione". Tavolo in prefettura mercoledì. Il presidio

Ore 17: l’assemblea 

Rifugiati, movimenti, giornalisti, si danno appuntamento presso il presidio di piazza Madonna di Loreto, lì dove una decina di sgomberati da piazza Indipendenza sta dormendo sin dal termine del corteo di sabato scorso. E arriva la notizia. C’è una data e un’ora per il tavolo: mercoledì alle 12.30 in Prefettura. “Casa per tutti”, si canta in coro. Chiedono una soluzione per tutti gli sgomberati. Promettono di resistere fino ad allora. "Ci propongono le case famiglia: ma sono solo un modo per lucrare su noi migranti". Gemma Vecchio, presidente di Casa Africa, la donna rimasta a terra dopo essere stata colpita dall’idrante in piazza Indipendenza, viene a portare la sua testimonianza e il suo sostegno. 30 giorni di prognosi e naso rotto, dice mostrando i lividi sul petto e sulle gambe. “Ho preso molti antidolorifici per  essere qui. Ma non soffro per me. Soffro per tutti noi. Arriveremo a Bruxelles e denunceremo tutto questo”, dice al microfono. 
Contemporaneamente, però, arriva anche la notizia che il presidio di Madonna di Loreto, autorizzato fino alle 20, per la questura non può essere prorogato. Il tavolo è arrivato, il presidio non può restare fino a mercoledì - dicono.  

Ma i rifugiati decidono di restare

“Resteremo qui fino a mercoledì. Non ci muoviamo". E rimontano il gazebo. 

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