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Cosa ha fatto e cosa pensa di fare Roma per chiudere il ciclo dei rifiuti nel proprio territorio

La chiusura della discarica di Roccasecca ha fatto riemergere le carenze del sistema rifiuti di Roma, da anni non autosufficiente e rimasta ferma: “Mancano progettualità e scelte adeguate sull’impiantistica”

Il meccanismo è fragile, tanto che se uno degli ingranaggi s’inceppa rischia di far collassare tutto il complesso. E’ un equilibrio precario quello su cui si regge il sistema rifiuti di Roma: la città è da sempre alle prese con la carenza di impianti, differenziata ferma al palo e isole ecologiche insufficienti a reggere il peso dell’intero territorio. Pesa poi l’assenza di un sito finale per lo smaltimento, siamo ancora all’era delle discariche, che non permette a Roma di essere autosufficiente: di poter chiudere quindi il ciclo dei rifiuti, ben lontano dall’essere virtuoso, sul proprio territorio. Glielo impone anche il Piano Regionale, in cui è contenuto anche lo stimolo ad arrivare almeno al 65% di differenziata. C’è poi l’indicazione per convertire gli impianti e ridurne la portata grazie al principio di prossimità. 

Gli ecodistretti di Marino cancellati senza alternative

Negli ultimi cinque anni è mancato quello slancio in cui tutti avevano sperato guardando alla stella dell'Ambiente. Ad inizio mandato della sindaca Raggi lo stop, senza alternative, al progetto degli Ecodistretti che era stato messo in piedi dall'ex giunta Marino e che forse, sul fronte impiantistico, avrebbero dato una mano. Niente biodigestori destinati a utilizzare l'umido, trasformando il rifiuto in ricchezza, "perchè - aveva spiegato il sindaco caduto per mano dei suoi - con gli scarti alimentari sarebbe stato prodotto gas".

Rifiuti, flop differenziata: è ferma al 46%

La differenziata, tasto dolente a Roma. La percentuale in città sfiora appena il 46%, ben lontano da quel “70% entro il 2021” promesso dall’allora assessora ai Rifiuti, Pinuccia Montanari. “La tua giunta chiude il quinquennio con un misero e imbarazzante +3% sulla differenziata, che si assesta al 46% scarso. Il Sindaco Ignazio Marino, che tutti osteggiavamo, fece il +23% in due anni e mezzo, cara Sindaca” - sulle gestione dei rifiuti è frontale l’attacco a Raggi del consigliere regionale Marco Cacciatore, ex grillino di punta e ora ai Verdi. 

Il Comune vuole chiudere e riconvertire il TMB di Rocca Cencia

Differenziata al 70% era anche la soglia indicata come conditio sine qua non per la dismissione del TMB Salario: a chiuderlo invece ci ha pensato un rogo nel 2018. Sul futuro della stabilimento tanti annunci poche certezze.

Ama è rimasta con il solo TMB di Rocca Cencia, come il suo “gemello” della Salaria incubo dei cittadini che vi abitano intorno. “Alla luce delle numerose criticità che l’impianto ha generato, sia dal punto di vista gestionale che per la collocazione”, con i miasmi ad esasperare il contesto in cui sorge, il Campidoglio vuole chiuderlo e riconvertirlo. Per questo preenterà istanza di revoca/riesame dell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Nel piano industriale di Ama 2021-2024 c’è infatti la costruzione di un nuovo TMB, più moderno ed efficiente: si spera senza impatto devastante sul territorio circostante. Questo e non solo per tentare di risollevare le sorti del sistema rifiuti della Capitale. 

Gli impianti di compostaggio a Cesano e Casal Selce

“Entro il 2024” saranno realizzati i due impianti di compostaggio a Casal Selce e Cesano. Nonostante le opposizioni dei territori, il Campidoglio tiene la barra dritta: i due siti serviranno per il trattamento della frazione umida. Annunciati nel 2017 arriveranno, forse, dopo sette anni. Previsti poi due impianti di selezione multimateriale per la differenziazione della carta, della plastica, dei metalli. Uno di questi sarà proprio a Rocca Cencia: il Comune, come detto, vuole chiudere e riconvertire il TMB sempre entro il 2024.

Le isole ecologiche previste a Roma

Diciassette invece le aree individuate per altrettante isole ecologiche (qui tutto l’elenco). L’obiettivo è quello di averne una ogni 70mila abitanti. Primo step il passaggio dalle attuali 12 a 29. Così facendo Roma potenzia il servizio di raccolta e riuso. "Non si prevedono quindi centri per il trattamento dei rifiuti - ha chiarito l’assesora ai Rifiuti, Katia Ziantoni - ma solo aree attrezzate con cassoni che raccolgono quei materiali che non possono entrare nei cassonetti tradizionali: materassi, legno, batterie, vernici. Si tratta in altre parole delle isole ecologiche".

Roma non è autosufficiente, manca la discarica

Ma il vero nodo da sciogliere resta quello del sito per lo smaltimento finale. La discarica di Roma. Sul finire dell’anno scorso, proprio il 31 dicembre, la Giunta Raggi ha firmato la delibera per realizzare la discarica a Monte Carnevale, nella Valle Galeria: il territorio che per trent’anni ha sopportato Malagrotta. Ma su Monte Carnevale, che da discarica di inerti sarebbe stata trasformata in discarica per i rifiuti solidi urbani, è scatata l’inchiesta della Procura di Roma: sono finiti ai domiciliari Valter Lozza, imprenditore cui fa capo la MAD, che gestisce la discarica di Roccasecca, quella piena e che ha chiuso ai conferimenti provocando un disastroso effetto domino, e la dirigente della Regione Lazio, Flaminia Tosini. Raggi così ha avuto l’alibi per il dietrofront, “revoco la discarica di Monte Carnevale” - ha detto, “a favore di consenso e dopo uno scossone giudiziario”. “Ma il danno è fatto” - sottolinea Cacciatore, tra i più strenui difensori della Valle Galeria

Chiude Roccasecca, Roma sull'orlo dell'emergenza

Con la chiusura della discarica di Roccasecca, quella dove conferisce anche Roma, è riemersa tutta la fragilità dell’intero sistema dei rifiuti della Capitale. L’ennesima crisi, per ora, è stata evitata ma i timori per il futuro, senza soluzioni lungimiranti, restano. 

“L'assenza di progettualità e di scelte adeguate sull'impiantistica di Roma da parte di questa amministrazione, come sempre denunciato, ovviamente viene pagata dalla città, dai lavoratori e ha pesanti ricadute sull'intero sistema regionale: nessuna autonomia per la chiusura del ciclo e per il trattamento, dipendenza (onerosa) da impianti dentro e fuori regione, rischio crisi (annunciata) alle porte a ogni variazione (ampiamente nota) in uno dei pochi nodi attivi della rete. La cui debolezza è chiara, se a mettere tutto in default è la chiusura di una discarica" - tuonano Natale di Cola, segretario della Cgil di Roma e Lazio e Giancarlo Cenciarelli, segretario generale Fp Cgil Roma e Lazio. "Non è una novità che tutto si regga su un equilibrio delicato e che AMA viva a corto respiro da anni. Ancora una dimostrazione del poco coraggio finora mostrato nelle scelte sul sistema rifiuti e sul futuro dell'azienda: 5 anni persi, e la faticosa corsa finale a risolvere, come pur necessario, la precarietà finanziaria a cui l'azienda è appesa, senza bilanci dal 2017 e con un piano di risanamento e un piano industriale a visione limitata. Che, come abbiamo già sottolineato, se dà alla municipalizzata dei rifiuti un respiro di sollievo nell'immediato, manca totalmente - attaccano - di progettualità, di idee e investimenti per il futuro. Mezzi, impiantistica, personale: quanto non è stato fatto fino ad oggi difficilmente può essere recuperato. Specialmente di fronte all'imbarazzante ritorno della conflittualità e dello scaricabarile tra istituzioni. Roma Capitale rivendica addirittura che Rocca Cencia, l'unico TMB rimasto per la città opo la distruzione del Salario, non potrà aumentare temporaneamente i conferimenti 'perchè è destinato ad essere chiuso'. Nel frattempo quel TMB continua a operare, con la ricaduta che ne consegue per le condizioni di lavoro di chi vi opera. E su questo - concludono i sindacalisti - il piano industriale presentato non dà risposte all'altezza. Senza impianti a Roma, va in crisi tutto il Lazio: la saturazione anzitempo della discarica di Roccasecca, che riceveva conferimenti anche di Roma Capitale, con le inevitabili ricadute anche sulla provincia di Frosinone ne è la prova evidente”. E per il 26 aprile i sindacati confermano lo sciopero della raccolta dei rifiuti: incroceranno le braccia i lavoratori di Ama e quelli delle ditte che gestiscono i servizi in appalto. 
 

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