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Rifiuti, senza discarica sarà emergenza: da Ama ai tecnici tutti d'accordo, l'unico no resta quello di Raggi

La sindaca attende di capire se sarà possibile impugnare l'ordinanza in tribunale. A favore della realizzazione di un sito di smaltimento anche la dirigente Laura D'Aprile

L'Avvocatura capitolina sta lavorando per impugnare l'ordinanza regionale al Tar. La sindaca non vuole una discarica sul territorio della Capitale, o almeno non prima che la Pisana approvi in via definitiva il piano rifiuti. Se non fosse che il sito di Colleferro, dove Roma conferisce circa mille tonnellate di indifferenziata, chiuderà il 15 gennaio 2020, tra un mese esatto. L'alternativa serve con urgenza e non consente grandi programmazioni.

Si può ovviare con un trasferimento "tampone" all'estero, una gara ponte per coprire il tempo necessario a realizzare un sito sul territorio, e Ama già ci sta lavorando. Ma sono operazioni molto costose, lo ha ammesso lo stesso amministratore unico di Ama Stefano Zaghis, scelto a settembre dalla sindaca pescando nel cilindro dei suoi nomi più fidati. "Saranno 190 milioni di euro nel 2020. Pagheranno i cittadini". Tradotto: la strada dell'estero, se a lungo termine, prevede necessariamente un aumento della Tari, la tassa sui rifiuti che a Roma è già tra le più alte d'Italia. Mossa che il Campidoglio non può certo permettersi. E allora?

Tutti per la discarica tranne Raggi

La discarica serve. Difficile a questo punto affermare il contrario. Lo ha detto Ama - "altrimenti sarà emergenza" - e lo ha detto anche la responsabile della direzione Rifiuti del dipartimento Ambiente Laura D'Aprile. A lei, lo ricordiamo, Raggi diede in mano l'intero settore quando Pinuccia Montanari lo scorso febbraio lasciò l'assessorato. "Bisogna indicare una discarica" ha dichiarato in un'intervista al quotidiano La Repubblica."Vanno fatte delle scelte. E sarebbe meglio che le facesse il Comune". Che è poi la stessa linea di una parte, minoritaria, di grillini in Campidoglio. La consigliera Simona Ficcardi, firmataria di una mozione presentata in aula all'ultimo Consiglio straordinario sui rifiuti, è tra i "dissidenti": ha chiesto più siti piccoli sparsi sul territorio, così da non gravare su un unico territorio, e che sia la parte politica a prendere ogni decisione, anche la più scomoda.  

Cosa succede adesso: le tappe

Già, perché l'ordinanza regionale prevede che se a scegliere non sarà la sindaca Raggi sarà un tecnico terzo. Un commissario ad acta che tramite l'attivazione dei poteri sostitutivi valuterà il miglior sito tra quelli proposti dai dirigenti dei dipartimenti comunale e regionale. Dalla stessa dottoressa D'Aprile tra l'altro, che infatti si è rifiutata di firmare il ricorso per impugnare la decisione della Regione al Tar. "Sarebbe contraddittorio avendo io firmato il documento che dà attuazione all'ordinanza".

Sette le aree possibili per la discarica, in pole position Tragliatella in XIV municipio e Falcognana in IX. In realtà i termini che imponevano la scelta sono già scaduti mercoledì 11 dicembre, ma Zingaretti ha preso tempo e ha chiesto al suo dipartimento una verifica sul raggiungimento degli obiettivi fissati. Ama, a quanto emerso, ha ottemperato sia sui centri di trasferenza, quelli dove "parcheggiare" i sacchetti prima di portarli al trattamento negli impianti, che sugli accordi per il trasferimento temporaneo dei rifiuti all'estero, manca solo il Campidoglio sulla questione madre: la discarica. A questo punto una Raggi arroccata sulle posizioni del no attende di capire se tecnicamente il ricorso si potrà o meno presentare.

Nel frattempo dalla Regione, a meno di sorprese, dovrebbe avvenire il famoso commissariamento, la nomina di un tecnico per la scelta finale del sito. A inizio settimana si capiranno tempi e modalità di azione da entrambe le parti. 

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