Rifiuti, Salvini attacca: "Basta con no ideologici agli impianti". E intanto si affaccia lo spettro di un'altra crisi autunnale
I Tmb di Malagrotta non torneranno a lavorare a regime prima di ottobre. Mentre l'Abruzzo frena alla richiesta di Ama di conferire 10mila tonnellate in più negli impianti della regione
Il prossimo no da smantellare? Dopo la Tav, su cui si sta consumando l'ennesimo scontro tra alleati di governo a Palazzo Chigi, è l'ora dei rifiuti. E qui non citare Roma è quasi impossibile. Così la Lega entra a gamba tesa nella questione immondizia romana. Ci pensa il ministro dell'Interno Matteo Salvini. "I rifiuti in tutta Europa sono una risorsa - dice il vicepremier - non è possibile che a Roma, in Campania e altrove siano un'emergenza". Poi il riferimento a una Capitale che non riesce a diventare autonoma nella gestione del ciclo. "Per pulire Roma bisogna pagare 140 euro a tonnellata per portare i rifiuti altrove. Perché ci devono essere 13 termovalorizzatori in Lombardia, controllati e profumati, mentre in alcuni città dove c'è il no pregiudiziale diventano un business per la mafia e una ricchezza per altri Paesi?".
Il no di Raggi a una discarica di servizio
Già, il no a impianti di smaltimento della tipologia termovalorizzatori e discariche (gli unici possibili per chiudere il ciclo) è un caposaldo intoccabile del grillismo, specie a Roma dove lo si fa valere alla luce della ferita che porta il nome Malagrotta. L'ultimo muro è arrivato proprio dalla sindaca, a seguito delle indiscrezioni emerse sul contenuto del piano Rifiuti regionale che a stretto giro verrà portato in giunta. A Roma, con una nuova suddivisione territoriale in sub Ato, si chiederà di realizzare una discarica sul proprio territorio. Unico modo - specie con la differenziata ferma al 46% - per non dipendere dagli impianti di altre regioni o di altri Paesi esteri. Raggi però ha colto l'occasione per ribadire il no.
"Abbiamo ospitato per decenni la più grande discarica d’Europa, a Malagrotta ricevendo rifiuti da ogni parte d'Italia. Ora non abbiamo intenzione di tornare a quel passato fatto di disagio, gravi malattie per gli abitanti del posto e inquinamento della terra dove viviamo". Si continuerà quindi a dipendere da terzi e da un equilibrio molto fragile, pronto a sfrangerei contro il primo, minimo, guasto o intoppo della filiera. Con il rischio di incappare in continue emergenze, come quella appena terminata che ha ridotto Roma a una discarica a cielo aperto per settimane. E come quella che potrebbe affacciarsi nuovamente il prossimo autunno, data la concomitanza di più fattori infausti.
Cosa accadrà in autunno?
I due impianti Tmb di Malagrotta, in manutenzione straordinaria in questi mesi estivi, dovevano ricominciare a lavorare l'immondizia romana a pieno ritmo a partire da settembre. E invece la cosa andrà per le lunghe, e le 500 tonnellate escluse dal conferimento ordinario continueranno a necessitare di altri sbocchi fino a fine ottobre. Lo ha comunicato ad Ama in questi giorni il commissario Luigi Palumbo, gestore delle due strutture, entrambe di proprietà di Colari.
A questo si aggiunge la scadenza a settembre dell'ordinanza regionale che obbliga gli impianti del Lazio ad accogliere più immondizia da Roma. E il freno dall'Abruzzo alla richiesta avanzata da Ama di poter conferire ulteriori 10mila tonnellate oltre alle 70mila previste dal contratto già in essere con due fornitori, che scadrà a dicembre (qui l'intervista al governatore Marsilio). Si punta all'estero, comunque. A trovare accordi con operatori fuori dall'Italia per una quantitativo di 100mila tonnellate l'anno per tre anni. La Svezia è tra i Paesi con cui sono stati avviate interlocuzioni. Ancora però è tutto da definire: tempi, quantità e modalità contrattuali e di conferimento.