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Malagrotta, ricorso al Tar contro l'autorizzazione agli impianti di trattamento: "Numerosi vizi"

A opporsi al documento l'associazione Raggio Verde insieme al deputato del Movimento cinque stelle Stefano Vignaroli e due consiglieri regionali penstastellati

E' partito il ricorso al Tar contro le autorizzazioni (Aia) agli impianti di trattamento (Tmb) dei rifiuti di Malagrotta. A opporsi al via libera l'associazione Raggio Verde, la stessa che si è battuta a lungo contro le autorizzazioni all'invaso a Monti dell'Ortaccio, insieme al parlamentare del Movimento 5 Stelle Stefano Vignaroli, a numerosi consiglieri regionali del Movimento 5 Stelle e a un consigliere municipale. A scoprire il provvedimento grazie ad un accesso alle carte regionali lo stesso Vignaroli.

Il ricorso vuole evidenziare numerosi vizi del provvedimento. Si legge nella nota dell'associazione ambientalista: “Mancato rispetto dei termini, mancato o insufficiente coinvolgimento del pubblico, mancanza di previa V.A.S. e V.I.A., mancato rispetto del principio delle migliori tecniche disponibili (addirittura quelle in vigore nel 2007), mancata valutazione del rischio di incidente rilevante”. Continua la nota: “Secondo la Regione, gli impianti Tmb di Malagrotta possono ad esempio produrre Cdr (Combustibile da rifiuti) di qualità sufficiente, Css (Combustibile solido secondario) di qualità non menzionata, in parte da destinare al termocombustore del medesimo gruppo poco distante, sulla base di un (introvabile) parere di compatibilità ambientale emesso nel 2000 e dunque ben 14 anni fa, senza dunque che nell’istruttoria siano stati considerati minimamente gli impatti ambientali devastanti sull’ambiente e sulla salute collettiva venuti agli onori della cronaca negli ultimi tempi” continua la nota.

Per l'associazione manca anche la valutazione del rischio di incidente rilevante. Punto che per Raggio Verde andrebbe affrontato dal momento che il combustibile derivato dai rifiuti è “infiammabile” e “a pochi metri dagli impianti di Tmb si trova la discarica 'tal quale' più grande d’Europa, producente biogas, una raffineria, un inceneritore di rifiuti ospedalieri”. Non solo, come riferisce la nota “si permette al gestore 'in via di urgenza' di stoccare Cdr e Css, senza che lo stesso abbia prodotto un certificato di prevenzione incendi aggiornato”.

Gli impianti di trattamento meccanico biologico di Malagrotta non sono impianti qualsiasi. Nei giorni scorsi sono stati raggiunti dall'interdittiva antimafia in quanto sono gestiti da una delle società che fanno capo al gestore di Malagrotta Manlio Cerroni, arrestato lo scorso gennaio nell'ambito dell'inchiesta sul sistema rifiuti nel Lazio.

Duro il commento dell'associazione: “Sconcerta che la Regione Lazio emetta ancora simili provvedimenti decontestualizzati dalla realtà. Sconcerta ancora di più che gli ultimi sviluppi alle indagini portate avanti dalla Procura di Roma non abbiano ancora consigliato una maggiore cautela. Quali sono le giustificazioni per simili provvedimenti? L’emergenza rifiuti? Determinata come? Sul punto c’è a breve un giudizio immediato”. Raggio Verde ribadisce la strada delle alternative: “E' ancora, possibile che dopo tantissimi anni di emergenza rifiuti, siamo ancora con i cassonetti multimateriale, con tassi di recupero/riciclo bassi e di cattiva qualità? Quanto sono costati ai contribuenti tutti questi anni di emergenza ambientale, cosa (non) è stato fatto? Quando verranno portate avanti delle iniziative di politica di gestione dei rifiuti conformi alla gerarchia dei rifiuti?”.

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