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Residence Morena, il buono casa ritarda e arriva il trasloco: "Non siamo pacchi"

Dal residence di via di Seminara arriva la denuncia: "L'amministrazione non ci ha ancora elargito il buono casa. Intanto dobbiamo traslocare e i nostri figli rischiano di non finire l'anno scolastico"

Poco più di venti giorni per lasciare la propria abitazione e trasferirsi a chilometri di distanza, in un altro quartiere della città. Lontano dalla propria quotidianità, dal posto di lavoro e, per i minori, dalla scuola. Non sono solo gli sfratti e gli sgomberi a suscitare proteste e malcontento verso la chiusura dei residence per l'emergenza abitativa. Una dopo l'altra le strutture, pagate per anni a peso d'oro dall'amministrazione capitolina, stanno chiudendo. Gli inquilini che superano i 18 mila euro di reddito e quelli che non hanno avanzato richiesta per il buono casa vengono sfrattati. Tutti gli altri, in attesa di alternative, vengono trasferiti da una struttura all'altra. 

IL TRASFERIMENTO - “Noi non siamo pacchi postali, siamo esseri umani”. Silvia vive nel residence di via Seminara, a Morena, dove attualmente abitano otto famiglie, molte delle quali con minori ancora in età scolastica. “Qualcuno è già stato sfrattato, in alcuni casi anche con l'impiego della forza pubblica. Tutti gli altri hanno iniziato a ricevere le lettere per il trasferimento”. Silvia per esempio deve “lasciare lo stabile entro il 25 aprile e andare in via Valerio Giacomini a Castel di Leva. Un'altra è stata mandata in una struttura non molto distante, in via di Fioranello, un'altra ancora a Campo Farnia”. 

IL BUONO CASA - Silvia e i suoi vicini hanno accettato il buono casa: “Sappiamo che incontreremo delle difficoltà visto i nostri stipendi precari e, spesso, saltuari”. Dagli affittuari privati, infatti, il Comune non viene visto che un buon pagatore e non sono pochi gli inquilini dei residence che hanno denunciato di aver riscontrato difficoltà nel trovare un alloggio in affitto. “Ma abbiamo accettato perchè ci hanno praticamente obbligato”. La risposta del dipartimento Politiche Abitative però non è ancora arrivata: “Speravamo di poter trovare una sistemazione nella stessa zona e invece, in attesa che il Comune ci riconosca il buono casa, siamo stati costretti a traslocare”. 

IN ATTESA DI UNA CASA POPOLARE - L'attesa per una casa popolare dura da anni. “Io per esempio” denuncia Silvia “sono 780esima in graduatoria. È stata approvata anche una delibera regionale che assegna agli inquilini dei residence una quota di alloggi erp ma ad oggi nessuno sa dirci se questa possibilità si potrà sbloccare”. Nel frattempo “siamo costretti a spostarci da un residence all'altro”

IL TRASLOCO DI SILVIA - Silvia ha due figli: uno di 15 anni che frequenta la terza media e una di 11, in quinta elementare. “Abitiamo qui da sei anni, i miei figli vanno a scuola in questa zona, non possono cambiare alla fine dell'anno. Inoltre non ho la macchina, come faccio a garantire la frequenza se mi spostano a Castel di Leva?”. Il figlio “l'anno prossimo frequenterà una scuola da meccanico ad Albano e già ora è stato inserito in un progetto di 'avviamento'. Anche se ci vuole più di un'ora da Anagnina è possibile raggiungere la scuola con i mezzi pubblici. Se ci traslochiamo come facciamo?”. Con la nuova sistemazione, inoltre, ci sono dei problemi: “I locali che mi hanno assegnato risultano occupati da un'altra famiglia che al momento non c'è e io potrei subentrare solo dopo l'intervento dei vigili”. 

"ABITAZIONI INADEGUATE" - Da via di Seminara invece la famiglia di Isabella, due figli di 4 e 11 anni, dovrebbe essere spostata in via di Fioranello. “E' un appartamento inadeguato sprovvisto di letti, senza rubinetti e con un frigo pieno di muffa” denuncia. “Come possono chiedermi di portare i miei figli in un posto del genere?” (foto nella gallery). Simona invece finirà a Campo Farnia. “Ha una bambina con riscontrata invalidità, seguita anche dagli assistenti sociali. Le hanno affidato un monocamera di 18 metri quadrati” denuncia Silvia. “Sarà costretta a buttare dei mobili e alcuni affetti personali. Ma come si fa a vivere così?”. 

Residence: "Ecco il nuovo appartamento"

LO SGOMBERO - Anna Maria ed Enrico stanno già traslocando. Non per trasferirsi in un nuovo residence, ma perché nei giorni scorsi sono stati sgomberati con l'impiego della forza pubblica. “E' venuta anche la celere” racconta. “Io ho 67 anni e mia moglie 62” spiega Enrico. “Ogni mese percepisco una pensione sociale da 430 euro e mia moglie, invalida al 75 per cento, ne prende 269. Dopo la morte di mia madre ho ereditato un terzo di una parte di abitazione che si trova dopo Rieti” spiega. “Il 5 febbraio 2015 ho avanzato richiesta di rinuncia ma comunque questa situazione mi è costata l'idoneità a rimanere in un residence”. E ora? “Intanto mi trasferisco da mia figlia. Ma solo per poco tempo. Non so per quanto tempo sarà una situazione sostenibile”. 

"NOI DA QUI NON CE NE ANDIAMO" - Nei residence monta la rabbia. “Prima che il Comune ci assegnasse questi posti siamo stati sfrattati o sgomberati. Oggi ci vuole trattare come dei pacchi. Non siamo delinquenti, siamo solo persone economicamente deboli”. Nel residence di via di Seminara sono decisi: “Noi da qui non ce ne andiamo fino a che non avremo alternative dignitose. Siamo pronti anche a barricarci all'interno”.

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