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Residence, chi non ha accettato il 'buono' resta senza casa: "Rilascio o sgombero"

In alcune strutture sono arrivate le prime lettere di revoca dell'assistenza alloggiativa per le famiglie che non hanno "manifestato interesse" per il buono casa. Dovranno lasciare subito l'immobile

“Immediato rilascio dell'alloggio” o “sgombero forzoso”. Sono queste le due alternative che si stanno ritrovando di fronte alcune delle famiglie che vivono nei residence per l'emergenza abitativa della Capitale che nei mesi scorsi non hanno “manifestato interesse” verso il buono casa. In alcune strutture sono arrivate infatti le prime lettere per l'avvio “del procedimento di revoca automatica dell'assistenza alloggiativa temporanea” da parte del dipartimento Politiche Abitative di Roma Capitale.

LA LETTERA - “Pur consapevoli che la mancata espressione della volontà di aderire all'istituto del buono casa, così come previsto dalla Delibera della Giunta Capitolina del 29 ottobre 2015 e all'avviso rivolto ai Caat (Centri di assistenza abitativa temporanea, ndr) del 17 novembre 2015, avrebbe comportato la decadenza automatica del servizio di assistenza alloggiativa temporanea, non ha inteso manifestare la propria volontà” si legge in una lettera che Romatoday ha potuto leggere.

RILASCIO O SGOMBEROGli inquilini in questione si ritrovano quindi di fronte a due possibilità: “Alla luce di quanto appena evidenziato, si intima la s.v. e al relativo nucleo familiare all'immediato rilascio dell'alloggio fino ad oggi occupato” continua la lettera. “In assenza di rilascio spontaneo dell'alloggio, sarà cura di questo ufficio provvedere all'emissione di un provvedimento di accesso e sgombero forzoso”. Non solo. Alle famiglie viene chiesto anche un risarcimento: “Lo stesso nucleo familiare è messo in mora alla restituzione di tutte le somme [...] per l'assistenza alloggiativa non dovuta a far data dalla notifica del presente atto”.

IL QUADRO - Il buono casa è un contributo che varia da 600 a 800 euro al mese che il Comune ha predisposto per permettere alle famiglie alloggiate nei residence di andare a vivere in un appartamento affittato a libero mercato. Inizialmente era su base volontaria, mentre per le famiglie più deboli economicamente erano stati pensati i Saat, appartamenti da affittare a prezzi ragionevoli che avrebbero dovuto sostituire i residence. Quest'ultimo bando è andato deserto, così la giunta Marino, in uno degli ultimi giorni di attività, ha reso il buono casa obbligatorio per tutte le famiglie assistite in modo tale da poter porseguire con la chiusura dei residence. Non tutti però hanno accettato. Molti inquilini hanno infatti denunciato la difficoltà di accedere al mercato privato con la sola garanzia del buono casa rivendicando invece il diritto a una casa popolare. Proprio martedì, una delibera regionale che mette a disposizione risorse per 1200 alloggi, predispone che una parte di questi venga destinata a quanti oggi vivono nei residence.

POLEMICHE - “Come è possibile buttare fuori da questi alloggi persone che hanno tutti i criteri di reddito per ottenere l'assistenza alloggiativa solo perché non hanno fatto richiesta per il buono casa?” denuncia Elisa Ferri della Ram. “Il Comune ne è a conoscenza dal momento che i dati Isee sono stati presentati recentemente in occasione del bando per i Saat” continua. “Abbiamo più volte espresso le difficoltà legate al buono casa: molti degli inquilini non hanno reddito, alcuni ce l'hanno precario o in nero. Come è possibile trovare un proprietario di casa che fa un contratto regolare? Inoltre non in tutte le strutture gli inquilini sono stati informati tempestivamente” denuncia. “Il tutto a pochi giorni dall'approvazione della delibera regionale sull'emergenza abitativa che destina parte delle abitazioni a chi vive nei residence. Come si fa a stabilire la graduatoria se sgomberano le famiglie? Chi si sta prendendo la responsabilità di buttare in mezzo a una strada delle famiglie, alcune con disabili e bambini, si deve assumere la responsabilità”.  

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