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Il PD e Renzi salvano Roma e mollano Marino: il sindaco è più solo che mai

Dopo un giovedì all'insegna dei piagnistei, Renzi e il Pd romano sono pronti a 'commissariare' il primo cittadino. Ma per qualcuno, dietro lo show del chirurgo ligure, ci sarebbe la ricerca di una exit strategy

Nulla sarà come prima. Dopo il giovedì passato tra radio e tv ad annunciare il blocco della città e dopo aver ricevuto rassicurazioni dal neo premier Matteo Renzi, Ignazio Marino è più solo che mai. I soldi dovrebbero arrivare con il Salva Roma ter, diviso in due parti, una che mette in sicurezza i conti del 2013 e una che traccia la linea per il bilancio 2014. A cambiare sono i rapporti tra Ignazio Marino e il Pd. Niente più favolette da parte del sindaco in cui si racconta di una maggioranza totalmente coesa sulla sua linea. Ieri il Partito Democratico l'ha scaricato, abbandonato, lasciato da solo. Da Renzi ai consiglieri comunali, a nessuno è piaciuto il tono usato dal primo cittadino che, invece di unire attorno a sè tutte le forze che lo sostengono, è riuscito nell'impresa di allontanare anche quei pochi che gli erano rimasti fedeli.

Quando Renzi, durante la direzione nazionale, ha detto: "Condivido le preoccupazioni del sindaco Marino, ma non accetto i toni", è scattato un applauso. Un applauso che per i membri romani è stato una sorta di liberazione. Anche il neo premier ha quindi scaricato il primo cittadino. L'ha fatto ufficialmente dopo una telefonata furiosa in mattinata, durante la quale si racconta sia volata ben più di una parola grossa.

Il sindaco è solo.

Anche durante la riunione del Pd romano, con consiglieri regionali e comunali presenti, è emerso lo sconcerto per le parole usate in mattinata, per quei forconi agitati contro la politica. Il segretario Cosentino ha faticato per far condividere una linea d'appoggio al primo cittadino, ma alla fine almeno la facciata è stata salvata. "Siamo al fianco del sindaco e del Governo". I mugugni però sono tanti.

Che così non si potesse andare avanti era cosa ormai nota da tempo. Che Marino fosse ingovernabile era certezza. Ma ieri, secondo molti, si è decisamente passato il segno. Ecco perché l'uscita è stata letta da tanti come una volontà del primo cittadino di mollare. Ha bisogno di una scusa, è il rumor sulla bocca di più di un democratico.

"Meglio mollare per il Salva Roma ergendosi a paladino della città, piuttosto che per una lite con i consiglieri comunali", racconta un esponente del PD sentito da RomaToday. Dato per scontato che arriverà il nuovo salva Roma , la paura di Marino sono ora i compiti a casa, il piano per rimettere in sesto la città. Nella frase "io non sono un liquidatore", c'è la certezza che dal Governo stanno per arrivare prescrizioni molto rigide che potrebbero comportare provvedimenti drastici su municipalizzate e macchina capitolina. Così il chirurgo ligure ha messo le mani avanti, giocandosi la carta della disperazione, sperando che il neo premier Renzi appoggiasse le sue richieste, ergendosi nel contempo a scudo contro i democratici romani. Tutto questo ieri non è accaduto, anzi. Renzi ha pubblicamente attaccato il sindaco, di fatto scaricandolo.

Cosa accadrà? Innanzitutto bisognerà leggere il nuovo decreto e soprattutto capire quali saranno le prescrizioni. Queste potrebbero di fatto sancire un commissariamento di Marino. Quel che è da capire è se il chirurgo accetterà i compiti a casa. Se lo farà, insieme alla cura Renzi arriverà il rimpasto.

Cosentino da giorni sta sondando il terreno con dei colloqui privati per mettere mano alla giunta. Gli esiti, si racconta, pare non siano dei migliori. In tanti stanno rifiutando perché nessuno vuole salire su una barca che affonda. Una soluzione comunque in questo senso si troverà. C'è poi l'altra possibilità, ovvero che il sindaco molli davvero. A quel punto la strada è quella del commissariamento con Pecoraro già pronto a vestire i panni del commissario del Governo.

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