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Il Tar del Lazio boccia il nuovo regolamento Oepac del Comune

La sentenza è stata pubblicata il 24 novembre e dà ragione alle scuole paritarie che avevano impugnato la parte del testo che esclude gli alunni disabili iscritti a scuole non statali. L'Aninsei: "Siamo molto soddisfatti"

Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso presentato ad aprile dalle scuole paritarie di Roma e del Lazio e "boccia" una parte del nuovo regolamento Oepac approvato in assemblea capitolina sette mesi fa. 

Il nuovo regolamento Opeac impugnato dalle scuole paritarie

Subito dopo l'approvazione del nuovo regolamento Oepac, le scuole paritarie di Roma e del Lazio avevano infatti annunciato ricorso contro quella che, secondo loro, era una "discriminazione" nei confronti degli alunni disabili. Il testo approvato il 22 aprile in assemblea capitolina, sul quale per mesi aveva lavorato la commissione scuola presieduta dalla dem Carla Fermariello, aveva stralciato i contributi per gli iscritti agli istituti non statali, dato innanzitutto il parere del dipartimento servizi educativi, contrario all'inserimento delle paritarie. Per gli uffici era sufficiente quanto previsto già dal ministero, in quanto a contributi per le famiglie e veniva citata anche una sentenza, proprio del Tar del Lazio, che dava torto a una famiglia in merito alla richiesta di ricevere l'erogazione economica per l'assistenza speciale. 

Le perplessità del Pd sulle contestazioni del dipartimento servizi educativi

La stessa Fermariello, parlando con RomaToday aveva espresso perplessità sul parere dipartimentale, condiviso durante una commissione ad hoc il 5 aprile. La consigliera di maggioranza, infatti, contestava agli uffici il fatto di essersi riferiti alla legge 62 del 2000, che regolamenta il finanziamento statale per le scuole paritarie con alunni con disabilità: "Non si riferisce all'Oepac ma al sostegno - specificava - e poi c'è una legge regionale, la 29 del 1992, che demanda ai comuni l'erogazione del servizio nelle modalità e alla platea ritenute necessarie". Poi però le pressioni avevano avuto la meglio e in aula Giulio Cesare arrivò un testo che tirava fuori le paritarie. 

Il Tar annulla una parte del regolamento

Ora, con la sentenza 15710 del 2022 pubblicata nella serata del 24 novembre, il tribunale amministrativo regionale accoglie il ricorso di Aninsei, l'associazione nazionale di scuole paritarie che annovera oltre 400 realtà in tutto il Lazio, ognuna delle quali gestisce almeno 3 istituti non statali: "Viene annullato il regolamento nella parte in cui non si garantisce l'erogazione del servizio operatore educativo per l'autonomia e la comunicazione - spiega Goffredo Sepiacci, il presidente - all'alunno disabile certificato che frequenti una scuola dell'infanzia, primaria e secondaria di primo grado localizzata nel territorio comunale, a prescindere dallo status giuridico". 

Il dietrofront del Comune e l'ultimatum delle associazioni a maggio

A maggio, dopo un incontro tra Aninsei e altre associazioni di categoria con l'assessora alla scuola Claudia Pratelli e l'ex capo di gabinetto del Sindaco, Albino Ruberti, sembrava che il Comune dovesse fare un passo indietro. "Abbiamo percepito apertura da parte del comune - spiegava a RomaToday Goffredo Sepiacci l'11 maggio - perché sembra che Ruberti abbia compreso qual è il nodo della questione". Ovvero una discriminazione nei confronti di bambine e bambini disabili iscritti alle paritarie e un rischio "fuga" delle famiglie in caso di mancata erogazione dei contributi. In quell'occasione le associazioni avevano dato un ultimatum al Campidoglio: regole cambiate entro 60 giorni o si ricorre al Tar. Nel frattempo (era il 27 aprile) i municipi ricevevano dal dipartimento servizi educativi indicazioni in linea col nuovo regolamento e contrarie ai contenuti dell'incontro appena raccontato. Una confusione che, poi, ha portato all'impugnazione e, adesso, alla vittoria in tribunale. 

Cosa dicono i giudici del tribunale amministrativo

Come si legge nella sentenza "Roma Capitale, oltre ad essere tenuta al rispetto del quadro normativo statale in materia di diritto allo studio - scrivono i giudici - ed integrazione scolastica degli alunni disabili, deve operare anche nel rispetto del quadro normativo regionale di riferimento. A tale proposito, non può non tenersi conto di quanto previsto dalla legge regionale n. 29 del 1992 (proprio quella citata dalla consigliera Fermariello, ndr) che disciplina, per quanto di competenza, l’attuazione del diritto allo studio". L'articolo 3 della legge citata dalla sentenza dice: "Gli interventi sono a favore degli alunni della scuola materna statale e non statale - specifica - , della scuola dell’obbligo e delle scuole secondarie superiori statali ed autorizzate a rilasciare titoli di studio riconosciuti dallo Stato”. La legge regionale, pertanto, non differenzia tra alunni che frequentino le scuole statali e alunni che frequentino le scuole paritarie.

Aninsei: "Grande vittoria, questo regolamento era un pastrocchio"

“E’ una grande vittoria giudiziaria per il ripristino dei diritti di tutti gli alunni disabili - commenta Sepiacci - sia di quelli che frequentano la scuola statale, sia di quelli che frequentano le scuole paritarie e anche le strutture private a Roma". A RomaToday Sepiacci dichiara che "è stato un pastrocchio - accusa - perché la primissima bozza di regolamento includeva le scuole paritarie, poi per iniziativa di alcuni consiglieri, con un emendamento in corso d’approvazione del regolamento, hanno detto che avrebbero dato dei contributi di altro genere, specificando che le paritarie già ricevevano quelli statali. Invece il Tar chiarisce la questione, dicendo che questi fondi sono da sempre esistenti e sono destinati per il normale svolgimento dell’attività didattica, non per l’Oepac. Con la disabilità non c’entrano nulla e i cosiddetti contributi H sono legati allo svolgimento dell’attività scolastica e non per il supporto specifico. Siamo molto soddisfatti per questa vittoria. E il Tar ha anche evitato la figuraccia al Comune di menzionare le norme europee che vengono violate con il nuovo regolamento". Per Antonio De Santis, ex assessore al personale della giunta Raggi e attualmente consigliere d'opposizione della lista civica Raggi "siamo difronte a un vero e proprio pasticcio - fa sapere a RomaToday - e al di là degli errori precedenti, ciò che mi preoccupa è il futuro del servizio, dal momento che da adesso in avanti l'amministrazione si troverà di fronte a una situazione estremamente complicata da dipanare". 

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